Tè e rimpianti

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Sir Pentious si trascinò nella sua stanza e, molto poco elegantemente, si schiantò nel suo letto matrimoniale a baldacchino. Sospirò sconfitto: era stata una giornata a dir poco impegnativa. Un'altra guerra di territorio. Un'altra sconfitta. Gran parte delle sue uova erano in pezzi e la sua navicella era nuovamente distrutta. Sir pentious aveva passato le notti in bianco ad aggiustarla l'ultima volta e ora guarda in che stato era ridotta! Per di più il suo corpo era dolorante a causa dei colpi ricevuti, la sua autostima era a terra e sinceramente? Stava iniziando a stancarsi!

Per quanto odiasse ammetterlo, non aveva più l'età per queste cose. Ormai non ricordava neanche più quand'era stata l'ultima volta che aveva vinto uno scontro. Ah, giusto...non ne aveva mai vinto uno.

Emise un altro sospiro, mentre si sdraiava sulla schiena con gli occhi rivolti al soffitto:
quand'è che tutto era iniziato ad andare storto?

Forse quando aveva lasciato che sua moglie morisse...
No, no! Il demone serpente si schiaffeggiò mentalmente: non era stata colpa sua! Sua moglie era malata e sarebbe morta comunque.
O forse no...
Solo il pensiero bastò per peggiorare ulteriormente il suo umore, così decise di alzarsi per prepararsi una tazza di tè. Farsi costruire un piccolo fornello con una credenza rifornita di tazzine in fine porcellana e sacchi di polvere dei tè più pregiati, era stata una delle idee più geniali che avesse mai avuto!
Il suo preferito? L'Earl Gray. Quella delicata nota di bergamotto era semplicemente fantastica.

Una volta versata la bevanda calda nella tazzina, ci mise tre cucchiaini di zucchero. Se l'avesse visto sua moglie, sarebbe sicuramente scoppiata a ridere. Lo aveva preso sempre in giro per quello, ma affettuosamente:
"C'è un po' di tè nel tuo zucchero!" diceva. O ancora "Perché non ne metti un altro pò?".
Pentious si scoprì a sorridere debolmente, mentre si rendeva conto di essere arrivato davanti alla finestra della sua stanza. Lanciò un'occhiata al panorama oltre la vetrata e subito il suo sorriso cadde, sostituito da una faccia imbronciata:
quegli edifici potevano essere suoi, se quello stupido Radio Demon non si fosse intromesso! Era a tanto così da riuscire a conquistare quel terreno, questa volta aveva la vittoria in pugno e invece che succede? L'adorabile principessa decide di fare una gita in periferia e quale zona migliore se non quella per la quale stava lottando lui?! Ovviamente il suo socio in affari aveva dovuto proteggere lei e la sua banda di stolti. Il risultato? Era tornato alla sua villa con una ventina di ematomi e nemmeno l'ombra del suo territorio! E quello sfacciato quando lo incontrava insisteva nel dire che non lo conosceva! Che faccia tosta!
Se non fosse per il fatto che era uno degli Overlord più potenti, gliel' avrebbe già fatta pagare.

...

La verità era che Alastor non era l'unico a prendersi gioco di lui e Sir pentious lo sapeva bene, anche se non voleva accettarlo. Ma una volta era un uomo di tutto rispetto, che ben pochi osavano sfidare!

Il suo nome, ricordò con nostalgia, era Hector Bennett Stacy Pentious ed era l'inventore più all'avanguardia e richiesto del suo secolo.
Bhe, dopo Clyde Pennington.
Quel pallone gonfiato era sempre un passo davanti a lui e non perdeva mai l'occasione di chiamarlo col suo terzo nome: Stacy. Lo odiava, era un nome da donna! Perché i suoi genitori gli avevano dato un nome da donna?!
Ad ogni modo, Clyde poteva vantarsi quanto voleva, a lui non poteva importare di meno, perché aveva un lavoro di cui andava fiero, una donna che adorava e un figlio...bhe...complicato. A dire la verità, i suoi rapporti con lui erano sempre stati difficili. Bhe, perlomeno da quando era diventato un giovanotto. Si chiamava Oscar ed ahimé era...come si dice? Ah sì, omosessuale. Una vergogna per la famiglia. Invano aveva cercato di fargli cambiare idea. Aveva provato perfino con l'ipnosi, ma non era servito a niente! Allorché Pentious aveva deciso di rinchiuderlo in casa e non farlo più uscire, non poteva permettersi pettegolezzi. La sua adorata moglie, Grace, non era d'accordo: per lei Oscar doveva solo essere felice e se questo significava impegnarsi con un uomo piuttosto che con una donna, andava bene comunque.
Il serpente soffiò pensieroso sulla sua bevanda: amava quella donna meravigliosa, ma a volte era troppo accondiscendente. Così non avrebbe fatto il bene del loro figlio, anzi! Disciplina ci voleva!

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