~Capitolo 17.

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-Abby, usciamo? Non abbiamo ancora visto la città insieme!- Domandó Lena, lasciando perdere la televisione.

-L'ho vista e rivista con James e Jo, sono stanca.-Sbuffai, buttandomi al suo fianco.
Ormai eravamo lì da tre giorni, e non avevo fatto altro che uscire con Joana e James.

-Okay, vado da sola. Ciá.- Lena si alzò di scatto e afferrò la giacca dall'appendino.
La guadai sorpresa.
Non mi aspettavo che se ne andasse per davvero.
-Ma dove vai?- Le domandai, stupita.
Lei non mi rivolse neanche un'occhiata e si limitò a sbattermi la porta in faccia.
Ero stata proprio una stupida a pensare che lei non fosse capace di prendere e andarsene da sola per la capitale spagnola.
Lena era capace di tutto.

-Perfetto.-Borbottai, prendendo in mano il cellulare, per chiamarla Fu tutto inutile, perché l'aveva spento.
Ma cosa le avevo fatto, adesso?

Come per coronare il tutto, arrivarono Lucas e Arya, che avevano appena finito di fare una torta.
-Lena?- Chiese Lucas, lanciandosi a peso morto sulla poltrona. Sembrò incurante della striscia di farina che aveva disperso per tutta la stanza.

-É uscita.- Sbuffai, mentre guardavo se mi fossero arrivati dei messaggi.
Ma nulla, nessuno sembrava avermi cercato, men che meno la mia amica.
-Da sola?- Domandó Arya, spalancando gli occhi azzurri.
Spiegai brevemente la situazione, e invece di beccarmi commenti di solidarietà nei miei confronti, Arya e Lucas mi diedero della stupida.

-Ma che ho fatto?- Domandai, scocciata.
Non ero una ragazza incline all'ira, ma a volte mi infastidiva quando le persone non mi davano risposte chiare e precise.
Arya si limitò ad alzare gli occhi al cielo e Lucas la seguì a ruota.
-Grazie eh. Vado a farmi un giro.- Feci una smorfia, e afferrato il cappotto e la borsa, mi precipitai all'esterno.
Sentii pure Arya chiamarmi, ma non le diedi ascolto.
Stavo per fare l'identica cosa di Lena.
Scappare dai problemi.

Madrid è una città magnifica, ma a differenza da quello a cui ero abituata, era eccessivamente grande.
Se poi non conoscevo nemmeno lo spagnolo, le cose si complicavano.
Iniziai a girovagare, cercando di farmi venire in mente le strade che avevo visto insieme a James.
Ma nulla, sembrava tutto uguale.
Quando pensavo di aver trovato una possibile via già vista, ecco che mi ritrovavo in un vicolo cieco.
Il problema che si presentò, non era tanto cercare una metá già vista perché tanto stavo vagando senza una destinazione precisa, ma era non dimenticarmi la strada verso casa.
Eppure tutta la mia passione per i dettagli non sembrò aiutarmi.
Forse, mi aiutò solo a farmi accorgere che stavo girando in tondo, in un quartiere dove sembrava non esserci nessuno.
Pochi minuti ancora, e scoppiavo in una crisi di nervi.

Mi accasciai a terra e mi presi il viso fra le mani.
Perché diamine mi era venuta la brillante idea di uscire di casa in preda al nervoso?
Adesso, non c'era nessuno che poteva aiutarmi a meno che...

-James, cazzo rispondi!- Esclamai, sentendo il telefono del ragazzo squillare a vuoto.
Erano pomeriggio e probabilmente stava ad allenarsi.
Dopo l'ennesimo squillo, persi le speranze e feci per attaccare, quando qualcuno mi rispose.

-Abby, James si sta allenando e ha lasciato il telefono a me.
Lena é qua.- La voce di Cristiano Ronaldo giunse alle mie orecchie, eppure Lena non era la mia preoccupazione principale.
-Ah, stai zitta Lè! Non m'interessa se non volevi dirglielo!- Esclamò il ragazzo, allontanando la cornetta dall'orecchio. Sentivo in maniera confusa ciò che si stavano dicendo, e questo non poté che aumentare il mio stress.
-Cristiano, puoi dirle per favore che é una cretina? Una cretina colossale!-Feci una pausa, e mi rivolsi direttamente a lei.-Per te, adesso mi sono persa e tu dove sei? Da Ronaldo! Vaffanculo, Lena! - La tonalità della mia voce era di un'ottava maggiore del solito.
Stavo per scoppiare a piangere.

Io non dicevo spesso le parolacce, e nel momento che scoppiavo in quella maniera, significava solo una cosa: Ero fuori di me.
Lena sembrò capire che la situazione era più complicata di così, perché strappò il telefono dalle mani di Cristiano.
-Abby? Cosa succede?- Domandò preoccupata, ma io non l'ascoltai.
Iniziai a singhiozzare, e fortuna sta che in quella via isolata dal mondo nessuno poteva sentirmi.
-James. Passami James.- Dissi, agitandomi.
Lei sembrò dire qualcos'altro, ma i miei singhiozzi sembravano sovrastare le sue parole.
Solo quando sentii la voce rilassata di James, mi tranquillizzai un poco.
-Gail, tesoro, cosa sta succedendo? Dove sei?- Chiese dolcemente.
-Non lo so!- Sussurrai, guardandomi attorno con aria sperduta.
-Non c'é un cartello? Qualche negozio?-
Io scossi la testa, ricordandomi poi che non poteva vedermi.
-N-non l-lo s-so!-Esclamai, mentre le lacrime mi offuscavano la vista.
-Passamela! Ho detto di passarmi Abigail! Vengo a cercarti!!- Urlò disperata Lena, ma sentii in sottofondo Cristiano ordinarle di staserne zitta. Probabilmente la stava tenendo ferma, e con la forza che possedeva, anche una ragazza come Lena faceva fatica a ribellarsi.
-Dimmi qualsiasi cosa...tu sei brava con i dettagli perciò descrivimi il luogo.- Mi incitò lui, e io feci un profondo respiro.
-Mi trovo in una strada con tantissimi murales, dai colori smorti. La strada é stretta e buia, tanto che sembra di essere in una scena di CSI.
Adesso vedi che sbuca qualcuno venuto ad uccidermi...-Sussurrai, nervosa.
Più mi guardavo attorno, più mi accresceva l'ansia.
-Gail, stai tranquilla, okay? Non ti succederà nulla.- Cercò ancora una volta di rincuorarmi, ma sentivo nella sua voce la tanta preoccupazione.
-Veniamo subito a prenderti, so dove sei. Cris e Lena, venite?-
Chiese lui, rivolgendosi ai due ragazzi.
Udii un'imprecazione e Ronaldo esclamare qualcosa in spagnolo che non colsi.
Ma il nome di Lena mi fu chiarissimo.
-Vengo da solo, perciò dobbiamo chiudere la chiamata.
Lena é un osso duro, eh?- Borbottó, strappandomi un sorriso flebile.
Ora non solo ero in ansia per la mia situazione, ma anche per quella deficiente di Lena.

Per i minuti successivi, girovagai per il quartiere piuttosto malmesso.
C'erano sacchi di spazzatura ovunque, contenitori di cibo spazzatura a terra e oggetti non identificati negli angoli più nascosti.
Fuori iniziava a far buio, e di James non c'era traccia.
Quando sentii dei passi verso la mia direzione, tirai un sospiro di sollievo. Era arrivato James a prendermi.

-James! Sono qua!- Urlai, ma quando vidi un vecchio arrancare nella mia direzione, la voce mi morì in gola.
Quel vecchio con la barba incolta e la bottiglia di birra in mano non era James.
-Che cosa ci fa una bella biondina come te qua da sola?-
L'uomo si avvicinó pericolosamente, e io presi il telefono in mano.
Ma era un gesto inutile.
James stava probabilmente guidando come un matto, e non mi avrebbe mai risposto. Gli altri miei amici non volevo sentirli.
-Io...mi scusi, ma devo andare.- Cercai di mantenere un tono fermo, ma senza progressi.
Il panico mi stava pian piano assalendo.
-Ah davvero?- Sussurrò lui, con un ghigno.
Non c'era nessuna via di fuga, a meno la strada dietro di lui.
Ero in trappola.
-Davvero.- Affermò una seconda voce, facendo scappare a gambe levate il vecchio.
Il cuore ricominciò a battere alla vista di James.
Lacrime di sollievo solcarono le mie guance, e mi buttai fra le sue braccia.
Lui mi strinse forte, senza far cenno di volersi staccare da me.
-Abby, ci sono io, adesso. E ci sarò sempre.-
Io sorrisi appena, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo.
-James...io...-Iniziai, non sapendo proprio cosa dire. Mi aveva lasciato ancora una volta a corto di parole.
-Shh.- Lui mi diede un bacio sulla fronte, e io alzai gli occhi per incontrare i suoi.
-Senti, James...volevo chiederti una cosa.- Esordii, appena mi ero del tutto calmata.
Con lui presente, l'ansia era stata spazzata via.
-Cosa?- Chiese, curioso.
-Mi porti al McDrive ad affogare le mie lacrime?-Lui scoppiò a ridere, e annuii.
-Va bene, ma solo per oggi!-

Serendipity « James Rodriguez.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora