25 Dicembre 1977
Era il primo Natale che i malandrini trascorrevano insieme fuori dalle mura di Hogwarts.
Quell'estate Sirius Black aveva deciso di comprare una casa con i soldi che suo zio Alphard, guadagnandosi il disprezzo della famiglia, gli aveva lasciato in eredità. Il ragazzo non voleva più pesare sui Potter, i quali amorevolmente lo avevano accolto come un figlio dopo essere fuggito dalla propria famiglia a sedici anni. Nonostante più volte lo avessero rassicurato del fatto di non essere un problema, Sirius voleva la sua indipendenza e, una volta raggiunta la maggiore età nel mondo dei maghi, non aveva esitato a fare le valigie.
Era quasi sera tarda. Sirius e l'amico Remus Lupin erano impegnati in una partiti di scacchi magici, osservati attentamente da Peter Minus, il quale non si lasciava sfuggire una mossa, mentre James Potter e Lily Evans se ne stavano accoccolati su una poltrona davanti al camino. Il fuoco scoppiettante diffondeva un piacevole tepore e proiettava lunghe ombre tremolanti sulle pareti. L'atmosfera era la stessa che avevano respirato ad Hogwarts per quasi sette anni ormai: di casa e famiglia.
Sirius stava per muovere la mossa che sperava sarebbe stata vincente, quando il campanello suonò. – James, va' tu, – disse monotono senza nemmeno distogliere lo sguardo dalla scacchiera.
– Io? Perché? – chiese l'amico annoiato.
– Perché io sto giocando, – rispose il ragazzo con fare ovvio.
– Più che giocare stai perdendo, – puntualizzò Remus, premurandosi di farsi sentire dai presenti.
Peter ridacchiò, guadagnandosi un'occhiataccia dal padrone di casa e tornando istantaneamente serio.
– Perché non mandi Codaliscia? – protestò ancora James.
– Non mettermi in mezzo! Lo ha chiesto a te!
– Esatto, l'ho chiesto a te.
– Punto uno: non hai chiesto proprio nulla, – iniziò il ragazzo con gli occhiali tenendo il conto sulle dita, – punto due: secondo te me ne importa qualcosa?
Sirius reclinò la testa di lato, osservando l'amico di traverso con fare di sfida. – Chi è il padrone di casa?
Ma James rispose prontamente. – Non io, quindi dovresti andare tu.
– Ha ragione, – puntualizzò Remus.
Sirius emise un verso a metà tra lo scocciato e il sarcastico, rivolgendosi al ragazzo che aveva di fronte. – Da che parte stai?!
L'amico per tutta risposta alzò i pollici in aria e indossò un finto sorriso a trentadue denti. – Non dalla tua, ovviamente.
Il ragazzo dai capelli neri lo fissò intensamente, gli occhi ridotti in due fessure e le labbra strette in una linea sottile.
– Non riuscirai a farmi esplodere con lo sguardo – sentenziò Remus alzando gli occhi al cielo, l'ombra di un sorriso sul volto.
– Provare non costa nulla.
– Ci provi ogni volta.
– La pratica rende perfetti.
Stanca di quell'inutile battibecco infantile, per quanto fosse divertente, Lily decise di intervenire per porvi fine. – Dai James, va' ad aprire per favore, – disse facendogli gli occhi dolci.
Il ragazzo guardò la fidanzata e, sbuffando, si diresse verso la porta. Non sapeva resisterle.
– Gentilissimo, – ghignò Sirius per infastidirlo, beccandosi per tutta risposta un "Idiota".
– Aspettavi qualcuno, Sirius? – chiese Lily sporgendosi dal bracciolo della poltrona.
– Evans, chi mai dovrebbe venire a trovare me la sera di Natale? – rispose il ragazzo retorico. –Avranno sbagliato, – aggiunse con una scrollata di spalle, tornando ad osservare la scacchiera.
Dopo pochi minuti James varcò nuovamente la soglia del salone. – Sirius... – lo chiamò alla sue spalle.
– Aspetta, sto per battere Lunastorta, – sorrise sardonico l'interessato alzando lo sguardo verso il suo avversario in segno di sfida, non aspettandosi però di trovare l'amico con la bocca schiusa in un'espressione di incredulità.
Remus deglutì a fatica. – E' meglio se ti giri, – lo avvisò cautamente.
Contemporaneamente Lily scattò dalla poltrona per raggiungere James, anche lei con la stessa espressione sconvolta di Remus.
– Che succede ...? – domandò Sirius confuso voltandosi, ma le parole gli morirono in gola non appena vide il perché di tanto trambusto: James teneva tra le braccia un fagotto di lenzuola avvolte attorno ad un... neonato che dormiva pacificamente, incurante del caos generale che aveva scatenato.
Si alzò lentamente e altrettanto lentamente, quasi con timore, James gli porse quel fagottino. Sirius lo afferrò titubante, timoroso di farlo cadere o di fargli del male; era minuscolo e sembrava estremamente delicato. Quasi avesse percepito i pensieri del ragazzo, il piccolino aprì gli occhi e, dopo averlo messo a fuoco con fatica, lo osservò di rimando.
– C'era anche questa, – aggiunse James esitante, porgendogli un lettera con su scritto "Sirius" in una calligrafia elegante. Sirius l'aprì ed iniziò a leggerla. A ogni parola si sentiva mancare e se non fosse stato per la creaturina che teneva tra le braccia sarebbe sicuramente crollato a terra, svenuto.
– Cosa c'é scritto? – chiese Remus preoccupato, notando il pallore sempre crescente sul volto dell'amico.
Il ragazzo deglutì. Aveva la gola secca, i suoni erano ovattati, gli giungevano lontani, e si accorse di non riuscire a formulare alcuna frase di senso compiuto. Lui, Sirius Black, che raramente rimaneva a corto di parole. Fissava la lettera, ma non riusciva a metterne a fuoco le parole, il senso gli sfuggiva. Era consapevole solo del battito del proprio cuore, che sembrava volergli perforare i timpani, e della presenza che aveva tra le braccia.
Lo sguardo perso nel vuoto della confusione.
Non poteva crederci. Non poteva essere vero. Com'era potuto accadere?
– Allora? – lo incitò James, scuotendolo dallo stato di trance nel quale sembrava essere piombato.
Sirius alzò gli occhi, incontrando il volto dei suoi amici che lo fissavano, impazienti di avere una risposta. Respirò profondamente dal naso nel tentativo di calmare i battiti accelerati, preparandosi a pronunciare le parole che gli avrebbero cambiato la vita. Per sempre.
– E' mia figlia.
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Innanzitutto, grazie per aver deciso di leggere questa storia, spero tanto che possa piacervi. Sentitevi liberi di lasciare qualsiasi commento, sia positivo che negativo (purché costruttivo). Se doveste trovare qualche errore non fatevi problemi a farmelo notare. O se semplicemente aveste bisogno di qualcuno con cui parlare, cercatemi pure in privato. So quanto questo periodo possa essere difficile, per questo sono ben disposta ad ascoltare chiunque ne abbia bisogno.💚
Qualsiasi suggerimento che possa aiutare a migliore la mia storia o il mio modo di scrivere è ben accetto.
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Meissa Black: The Prisoner's Daughter ||George Weasley||
FanfictionFiglia del temuto assassino Sirius Black, Meissa non ha mai avuto una vita semplice. Additata, emarginata, mal vista, ha sempre sopportato il proprio retaggio famigliare come una maledizione da cui dover scappare. Ma per quanto abbia cercato di sfug...