Morte da eroe (parte 1/2)

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La motocicletta sfrecciò così veloce dietro l'angolo, nella piena oscurità della notte, che entrambi i poliziotti che la stavano inseguendo esclamarono "OH!"

James imprecò, rischiando quasi di scivolare dalla moto, mentre il suo allegro compare fissava attonito il muro di mattoni che chiudeva la strada. Vicolo chieco.

Non appena udì lo stridio dei freni, senza indugiare, la macchina della polizia che li inseguiva da un quarto d'ora si infilò a forza nel vicolo per raggiungerli, scrostando la vernice di mezza fiancata. Determinati questi babbani...

La luce dei fari li abbagliò. Come se non fosse già abbastanza grave il fatto che stavano disobbedendo a un ordine del loro capo...pure i poliziotti babbani dovevano inseguirli? Ma James non si perse d'animo e continuò a sorridere, sprezzante.

C'era talmente poco spazio tra le portiere dell'auto e il muro della viuzza, che i due agenti ebbero difficoltà ad uscire dal veicolo. Fu un colpo basso per la loro dignità il dover arrancare di lato, come granchi, in direzione dei due maghi. Uno trascinò la sua abbondante pancetta lungo tutto il muro, facendo saltare i bottoni dalla sua camicia mentre avanzava, e finendo con lo staccare lo specchietto retrovisore con il suo sedere.

"Giù dalla moto!" urlò ai due giovani ribelli, ancora seduti alla luce blu dei lampeggianti.

I due non si guardarono, avrebbero rischiato di scoppiare a ridere e sarebbe stato ancora peggio.

Fecero cosa gli era stato ordinato.

Liberatosi finalmente dall'impiccio dello specchietto retrovisore, quello li folgorò con lo sguardo. Non avrebbero fatto un figurone, ed era proprio un disastro...ma dopotutto, dopo mezz'ora in sella a una motocicletta, col vento in faccia e l'adrenalina nelle vene, non si poteva essere presentabili. Sirius si spostò i lunghi capelli corvini da davanti agli occhi e James si raddrizzò gli occhiali. Il babbano sembrava decisamente contrariato alla loro vista, era un sentimento reciproco...

"Niente caschi!" Sbraitò, indicando prima una testa scoperta, poi l'altra. "Superato il limite di velocità di - di parecchio direi!"

(ops, sussurrò Sirius a mezza voce). "Non vi siete fermati davanti alla polizia!"

"Ci sarebbe piaciuto tanto fermarci a chiacchierare!" disse James, cogliendo al volo l'occasione; "stavamo per farlo, davvero".

"Non fare il furbo - voi due siete in un mare di guai!" proferì l'altro.

"Dateci i nomi!"

"Nomi?" ripeté Sirius, ridacchiando. "Ehm - allora, vediamo. C'è Wilberforce ... Bathsheba ... Elvendork ... "

"E la cosa carina di quest'ultimo è che sta bene sia ai ragazzi che alle ragazze," incalzò James. Il mondo stava cadendo a catafascio, ma ciò non significava ancora che non potessero scherzare, no?

"Oh, i nostri nomi, intendevate?" chiese Sirius, irriverente, non appena uno dei due cominciò a farfugliare con rabbia.

"Dovevate dirlo subito! Questo qui è James Potter, mentre io sono Sirius Black!"
Il poliziotto continuava a parlare, ma a James e Sirius non interessava più. Una luce verde aveva illuminato, per un attimo sfuggente, l'entrata del vicolo. Non li avevano seminati... Con identici movimenti fluidi, portarono le mani alle tasche posteriori.

"Bacchette per la batteria?" li canzonò uno dei babbani. "Siete molto divertenti, sapete? Bene, siete in arresto con l'accusa di - " Ma che domande, siamo i migliori! Pensò James, prima di scagliare l'incantesimo in simultanea con Sirius.

Il poliziotto non finì mai di pronunciare l'accusa. James e Sirius avevano urlato Wingardium Leviosa all'unisono, e i raggi di luce dei fari si erano spenti. I poliziotti girarono su sé stessi, barcollando. Tre uomini stavano volando al di sopra del vicolo, sui loro manici di scopa, e con un solo gesto, la macchina della polizia venne sollevata sulle ruote posteriori. Le ginocchia di un poliziotto cedettero, facendolo caracollare al suolo. L'altro inciampò e gli cadde addosso come un sacco di patate.

I mangiamorte stavano andando troppo veloce e, sotto gli occhi dei babbani- avrebbero dovuto mandare degli obliviatori a cercarli, Benji e Moody li avrebbero uccisi- ma, per lo meno, erano riusciti nel loro intento: i tre mangiamorte incensurati erano inermi al suolo. Ritornarono in sella, pronti a svignarsela.

"Grazie infinite!" tuonò Sirius sovrastando il rombo del motore "Siamo in debito con voi!"
"Già, è stato un piacere conoscervi!" disse James. " E non dimenticate! Elvendork! È unisex!"

Ci fu uno scossone degno di un terremoto, e i poliziotti si gettarono reciprocamente le braccia al collo, in preda al terrore; la loro macchina era appena ricaduta al suolo. Adesso era il turno dei due motociclisti di alzarsi in volo. Sotto i loro occhi increduli, decollarono verso l'aria: James e Sirius si addentrarono nel cielo notturno, lasciandosi alle spalle una scia di vorticanti luci rosse, come un rubino che va sfumando.
"Siamo nella merda lo sai?" Gridò James, contro il vento. Sirius rise.

Il ragazzo decise di non rovinare la sua gioia improvvisa e tacque. Ormai non era più così facile essere felici. Era estate, luglio 1979, e il mondo si stava stravolgendo. Dopo la scuola erano entrati con gran parte delle ragazze nell'Ufficio auror, ma, ben presto, il Ministero si era trovato sommerso da false notizie e spie. Poi Silente aveva avuto l'idea del secolo: un'organizzazione segreta. Erano una ventina i componenti dell'Ordine della Fenice (il nome era stato felicemente coniato dai gemelli Prewett e da Sirius in una lunga notte di pattugliamento per Londra: Ordine come setta segreta e Fenice come Silente) e cercavano disperatamente di prevedere le mosse dei loro avversari, più potenti ogni giorno che passava.

Sirius atterrò con uno scossone e James si riprese. Erano arrivati al quartier generale: casa dei Prewett. I gemelli abitavano nelle campagne fiorenti dell'Inghilterra, a venti minuti in moto (volante) da Londra ed era il nascondiglio perfetto, in quanto nessuno avrebbe mai immaginato che due fratelli con così tanti parenti da perdere avrebbero reso casa loro la base per le operazioni segrete dirette da Silente.

Oltrepassarono la barriera di incantesimi protettivi e atterrarono in cortile. Moody era già sulla porta, scuro in volto. I ragazzi smontarono e si scambiarono un'occhiata carica di sottointesi.

"Senta, Capo, sappiamo che abbiamo fatto una cazzata ma..." Partì l'arringa di Sirius, ma Moody lo zittì con un cenno del capo.

"Mi dispiace Black" Disse, profondamente serio.

James rimase a bocca aperta, Sirius si voltò e scagliò un'occhiata interrogativa al suo migliore amico. Che era successo? Un unico nome passò nei loro occhi: Remus?

"Dopotutto, era tuo fratello..." Lo sguardo di Sirius si fece vuoto. James ci mise un po', troppo, per processare l'informazione. Sirius era ancora immobile.

"Cosa?" Sussurrò James.

"Narcissa Malfoy ha mandato un messaggio ad Andromeda...sottolineando che lo fa solo perché è sua sorella e perché trova giusto che lo sappiate...è scomparso da tre giorni e Tu-sai-chi l'ha dichiarato morto...l'Elfo domestico di casa Black sostiene che si è suicidato..."

"Stronzate" Disse Sirius, con voce riarsa. "Stava mentendo, è ovvio e..."

"Coincide con le informazioni che abbiamo estorto i lupi mannari grazie a Remus...si diceva che qualcuno nella cerchia ristretta si fosse ribellato. Almeno ha capito da che parte stare, alla fine..." James smise di ascoltare e fissò lo sguardo su Sirius. l'amico sembrava un involucro vuoto. Scattò prima che riuscissero anche solo a comprendere che stava per fare. Ripartì sulla motocicletta a una velocità pazzesca e lasciò James solo, e spaventato. Sirius era una bomba quando stava male...capace di ferire sia sé stesso che gli altri.

Voleva dire qualcosa a Moody, dargli la colpa, trovare qualcosa a cui aggrapparsi. Ma non c'era nulla da fare.

Come con il dolore di Sirius.nessuno poteva raggiungerlo, ora...

One shot: I Malandrini&coWhere stories live. Discover now