"Mi dispiace per la vostra perdita" persone che piangono, il vuoto che mi circonda e poi un suono assordante "alzati stupida" la voce di mio fratello, era solo un sogno, senza pensarci troppo vado in bagno a sciacquarmi la faccia, ormai ci sono abituata, stesso sogno, stessa reazione, ho tutte le guance bagnate, vado avanti così da 4 mesi, non dovrei più stare così ma quando perdi il tuo migliore amico ci metti un po' per riprenderti. "sei pronta? oggi è la giornataaa" mi dice la mia migliore amica che mi è venuta a prendere per andare a scuola, "diciamo di si dai" dico con una faccia un po' preoccupata "dai che andrà tutto bene" mi dice rassicurandomi "andate a scuola voi due che se no fate ritardo" "si madre". Ho paura, paura di come mi guarderà la gente appena entrerò o di quello che diranno i professori e, come a leggermi nella mente: "ei, stai tranquilla" "fortuna ci sei tu Ella" dico sorridendo ma lei si fa subito seria "ti ho detto mille volte di non chiamarmi così" e inizio a ridere mentre entriamo a scuola ma subito mi blocco, mi guardano tutti "ei, smettetela" dice con tono autoritario Elizabeth e tutti tornano ai loro discorsi "grazie" dico con un sorriso abbastanza tirato e lei ricambia. "Buongiorno a tutti, è una bellissima giornata vero?" dice il prof entrando allegro "quando ci dirà il suo segreto per essere felici anche di lunedì alle 8:00?" chiede Elizabeth e le risate si alzano da tutta la classe "buongiorno anche a te Martinelli e, per rispondere alla tua domanda, maii" dice ancora sorridendo e sedendosi sulla cattedra, non gli sono mai piaciute le sedie. " Bene e ora l'appello", dopo diverse persone ecco che chiama il mio nome "Davis, felice di rivederti" "anche per me è un piacere prof" "mi dispiace per." " grazie, signore" lo interrompo prima che possa finire la frase, mi sono stancata di sentire la stessa frase ogni volta che incontro qualcuno. Lui, capendo, mi guarda e senza dire niente, inizia la sua lezione. Dopo altre 4 ore dove tutti i professori hanno cercato di farmi le condoglianze finalmente torno a casa "eii, com'è andata il ritorno?" chiede mia madre appena varco la porta d'ingresso " bene, ma poteva andare meglio" dico un po' triste " vedrai che andrà meglio con il tempo" "si bhe, se non ti serve una mano vado in camera, chiamami quando è pronto ok?" "certo, vai pure" mi dice con un velo di tristezza sul viso, si preoccupa troppo. Appena chiudo la porta mi butto sul letto e inizio a pensare, mi manca, mi manca davvero tanto. Per distrarmi da questi pensieri mi metto le cuffiette e ascolto la musica e senza rendermene conto mi addormento e faccio il solito sogno che viene interrotto dal mio telefono che squilla e senza guardare rispondo "ei dormigliona, ti ho scritto molti messaggi ma non hai risposto neanche ad uno quindi ho pensato che stessi dormendo e" " ella che cosa volevi dirmi" dico ancora assonnata ma dovevo fermarla se no avrebbe continuato a parlare all'infinito "giusto, scusa, ti va di uscire?" chiede ricomponendosi "non saprei, mi vorrei avvantaggiare un po' di compiti e non sono dell'umore" " o mio Dio alice, devi tornare a vivere non puoi sempre piangerti addosso ed è solo il primo giorno di scuola cosa devi studiare?" dice con tono arrabbiata e annoiata e perdo la calma " scusa se non riesco ancora a superare la morte di mio padre eh" "non intendevo questo, lo sai" "senti ci vediamo domani ciao" dico e riattacco subito, probabilmente me la sono presa troppo ma dovrebbe capire che non è così facile, per non pensarci scendo le scale e vado in sala dove trovo mia madre che lava i piatti "ei ti serve una mano?" chiedo tranquilla e lei, non aspettandosi il mio arrivo si spaventa "o signore alice, mi hai fatto prendere un infarto" dice preoccupata " scusa" dico ridendo e lei si unisce a me, "ho sentito che stavi litigando con qualcuno, ne vuoi parlare?" chiede tornando seria, "non proprio" dico cercando di non incrociare il mio sguardo con il suo, è straordinario come con uno sguardo riesca a capire tutto ma non volendo mettermi pressione mi risponde solo con " ok, allora mi aiuteresti ad asciugare questi piatti?" dice indicando una montagna di stoviglie sul lavandino "certo". Secondo giorno di scuola, stesso sogno, stesso umore, stessa me ma oggi è leggermente diverso, sono sicura che Elizabeth mi voglia parlare ma non so se io voglio, come se l'avessi appena chiamata, spunta da un corridoio proprio lei che appena mi vede mi viene incontro "ei, lo sai che ieri non intendevo quello, mi dispiace se ti ho fatto star male" dice con voce triste "è tutto ok, è solo che è ancora difficile tornare alla normalità" "lo capisco, mi dispiace" "non credo tu capisca ma grazie per provare a farlo" dico sorridendo un po' "bhe ormai sono 4 mesi che stai così, parte del tuo dolore è anche mio ora, so quanto hai sofferto e stai soffrendo e mi dispiace molto non poter essere d'aiuto" ribatte triste "hai aiutato molto, senza di te non so dove sarei ora" dico con gli occhi lucidi, alza lo sguardo con la bocca aperta e mi si butta addosso ma non dura molto che subito, un ragazzo, circondato dai sui amici fa un commento stupido "guardate, ha perso il papà e ora se la fa con l'amica" "puoi ripetere?" chiede Elizabeth, una delle cose che non sopporta è l'omofobia e la gente che insulta le persone a cui vuole bene "che c'è, mi vuoi dire che non siete lesbiche? sai ti ho visto l'altro giorno con quella ragazza" dice facendo riferimento ad un avvenimento a me sconosciuto "senti perchè non te ne vai?" intervengo io a difesa della mia amica "oh la piccolina è uscita dalla tana, che c'è il tuo papà non c'è più? che peccato" dice ridendo prima che gli arrivi uno schiaffo da parte mia in pieno viso e appena mi rendo conto di quello che ho fatto, lo guardo a bocca aperta e corro verso l'esterno, una delle cose che odio di più al mondo è la violenza e l'ho appena usata su uno stupido. senza rendermene conto mi ritrovo in mezzo al campo da football e nel mezzo di un attacco di panico, sento qualcuno toccarmi la spalla e mi giro di scatto trovandomi il professore davanti " ei, tutto ok?" mi chiede preoccupato ma non riesco a rispondergli, non smetto di piangere, sento il cuore che batte all'impazzata e mi manca l'aria " alice, ti devi calmare, respira ok?" dice sempre più preoccupato ma non riesco a fermarmi, mi assale la paura e non riesco a controllarmi, lui capendo mi abbraccia e io continuo a piangere tra le sue braccia. Una volta essermi calmata mi stacco e parlo "io... mi dispiace, non volevo è che.." dico senza continuare, sono ancora abbastanza sconvolta " ei ei ei, tranquilla, ce ne preoccuperemo dopo di quello che hai fatto, l'importante è che ora tu stia bene" dice tranquillizzandomi e io non dico più niente, restiamo in silenzio per un po' fino a che lui prende la parola "vuoi parlarne?" chiede premuroso "non so... non so se riesco, è difficile parlarne" dico a testa bassa "tranquilla, prenditi tutto il tempo che vuoi" dice tranquillo e dopo pochi secondo , prendo un respiro profondo e inizio a raccontare tutto "mi ricordo tutto, nei minimi dettagli, è stato orribile, era il 9 Agosto quando sento il campanello suonare e curiosa come sempre vado a sbirciare dalla porta di camera mia e le uniche cose che sento sono delle voci che dicevano "ci dispiace ma suo marito non ce l'ha fatta, ci dispiace per la vostra perdita", e sono rimasta ferma per un po', mentre sentivo l'urlo di mia madre che poi ha iniziato a piangere e sono subito corsa da lei e ci siamo abbracciate mentre piangevamo, dopo un po' ci ha raggiunte anche mio fratello che è rimasto con mia madre mentre io andavo in camera, non riuscivo più a stare lì, ricordo di essermi chiusa la porta alle spalle e di aver iniziato a piangere senza far rumore per ore e ore, quella sera non ho mangiato, non avevo le forze per uscire dalla mia stanza. Poi il giorno dopo c'è stato il funerale, era il mio compleanno, e dovevo essere felice ma ovviamente non è stato così, in chiesa piangevano tutti, tranne io, mio fratello e mio zio che cercava di essere forte per noi, ricordo di essermi avvicinata alla cassa, vicino all'altare e di averlo visto, era così sereno e chiaro e lì ho iniziato a piangere ma sempre in silenzio, cadevano solo delle lacrime ma non muovevo neanche un muscolo poi il momento più brutto, avevo scritto una lettera, da leggere durante la messa, ricordo ogni singola parola dicevo : "ciao amico ciao, ti ricordi quando ho iniziato a chiamarti così?, spero di si perché dietro a quell'"amico" c'era tutta una storia perché tu non eri solo il mio papà ma eri anche il mio migliore amico, la persona che amavo di più al mondo, la mia ancora, la mia persona, il mio tutto. Mi hai sempre detto che al tuo funerale nessuno avrebbe dovuto piangere ma che avremmo dovuto ridere, bere e mangiare molto ma come possiamo farlo se tu non sei più qui con noi? non credo sia possibile. Se fossi qui ora mi diresti che ci sarai sempre con il cuore e questo lo so ma non è la stessa cosa, non è giusto, dovevamo fare ancora molte cose insieme e invece ti hanno portato via da me così presto. Mancherai tantissimo a tutti, cercherò di vivere al massimo per entrambi, ti voglio bene, addio amico addio" triste vero? credo di si, piangevano tutti ma la vuole sapere la cosa più brutta? vederlo mentre scendevo da lì, solo in quel momento mi sono resa conto di cosa stesse succedendo davvero e di botta sono crollata iniziando a piangere a dirotto, l'ho abbracciato, non mi volevo più staccare e continuavo ad urlare cose come "torna da me" o "non mi lasciare ti prego" e poi ho sentito mio zio e mio fratello che mi tiravano indietro e qualcuno che mi abbracciava e poi è come se il mio cervello avesse cancellato il resto, mi hanno solo raccontato che finita la messa siamo tornati a casa mia dove si è tenuto una specie di aperitivo e che mi hanno portato in camera e non ho voluto più parlare con nessuno, mangiavo pochissimo, ho iniziato a parlare dopo 2 settimane più o meno, poco e solo con Elizabeth." tutto ciò l'ho detto piangendo a dirotto, è stata davvero dura ripercorrere con la mente tutte quelle cose ed era la prima volta che ne parlavo con qualcuno "non pensavo fosse andata così, l'unica cosa che posso dirti è che mi dispiace, so che significa perdere un genitore, io ho perso mia madre quando ero piccolo e so quanto sia difficile". mi dice lui abbracciandomi e io non dico nulla, dopo qualche minuto mi viene in mente una domanda che ho in testa da un po' " passerà mai questo dolore?" chiedo speranzosa, "no, o almeno non del tutto ma puoi imparare a conviverci e se vuoi io sono qui quando vuoi" dice guardando l'orizzonte e poi me "grazie professore, lo apprezzo molto" dico guardandolo e lui mi sorride per poi dire "sei pronta a tornare dentro?" cambiando discorso, "in realtà vorrei chiedere se è possibile farmi venire a riprendere da mia madre, credo sia abbastanza per oggi". "certo, lo capisco, allora torna quando vuoi, con il preside ci parlo io per quella storiella" mi dice facendomi l'occhiolino "grazie davvero prof" dico e senza rispondere si allontana lasciandomi da sola nel campo e io chiamo mia madre. Per tutto il tragitto non parliamo, tornate a casa "tesoro, stai bene?" mi domanda preoccupata "si mamma, andrà tutto bene, sono forte, papà lo diceva sempre, sono pronta a tornare a vivere anche per lui" dico sorridendo, penso proprio di essere pronta.
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E ora che faccio?
Teen FictionQuesta storia mi è venuta in mente circa 1 anno fa quando mio padre era in Afghanistan per una missione dell'esercito e avevo paura non tornasse e ora ho elaborato questa paura scrivendo cosa sarebbe accaduto se non fosse qui in questo momento quind...