Louis P.O.V.
Uno strano tipo ci sta provando con me, a quanto pare questi londinesi siano tutti gay e soprattutto, pensano che lo sia anche io.
Harry sta flirtando con una ragazza e io vorrei sparire, sparire per quello che ho fatto sulle scale, per quello che è successo in pasticceria, per tutto. Anche per aver finto che la macchina non partisse.
Non riesco a capire cosa mi sia preso, specialmente perché io mi sia illuso che Harry mi avrebbe calcolato per più di cinque minuti.
Improvvisamente rimpiango casa, il controllo, la monotonia. Non voglio essere il giochetto sessuale di qualche idiota frustrato. Non voglio che questa metropoli mi inghiottisca.
Scrollo la testa per scacciare via tutti i pensieri negativi, infondo sto solo avendo ciò che avevo chiesto. Sballo, alcol, sesso.
La mano del tipo che mi sta abbracciando in maniera ambigua scende sempre di più e io decido di fare finta di niente, devo lasciarmi andare. Appena si posa delicata sul mio fondoschiena sento una presenza crollare su di me, i suoi riccioli mi solleticano il viso e quel profumo inconfondibile, misto all’alcol mi inebria.
«Ehi, mr. culo d’universo.» Sbiascica.
Mi volto senza disfare il suo abbraccio, sorride beato e credo stia morendo dalla voglia di baciarmi. O almeno lo spero. Lo guardo negli occhi e vedo una piccola scintilla di luce. Sia quello che sia, io devo rimanere solo con lui.
«Sei ubriaco eh, Harry?»
Il suo sorriso aumenta quando mi sente pronunciare il suo nome e le fossette gli scavano dolcemente le guance, si china verso di me con lo sguardo languido e le labbra semiaperte.
Evito a malincuore il bacio, che sembrerebbe di una dolcezza quasi nauseante e vado a cercare Stan, senza scrollarmi Harry di dosso, ogni passo che faccio io è un suo passo.
«Ehi, è troppo ubriaco, lo riporto a casa e …ascolta, magari ci vediamo domani, abita dall’altra parte di Londra.» Dico indicando il peso morto accasciato sulla mia schiena. Se lo conoscessi davvero crederei che sta accentuando la sbronza solo per potersene andare via. Ma io in realtà non lo conosco.
Stan mi guarda perplesso e annuisce, non so se ha capito, quindi gli lascio dei post-it un po’ dappertutto e dei memo nel cellulare. Dovrebbe bastare ad avere un momento di pace.
Scrivere i post-it è frustrante, soprattutto perché Harry continua a toccarmi e sussurrarmi frasi sconnesse all’orecchio. Devo sfoderare le mie armi da maestro del controllo per non saltargli addosso in mezzo a tutti gli altri. Non che se ne accorgerebbero visto il livello della serata.
Saluto Stan e di colpo Harry si risveglia dal ‘coma apparente’ in cui era caduto e mi prende per mano, trascinandomi prima fuori, poi giù di corsa lungo le scale.
«Ma non eri ubriaco, ragazzino?» L’ottava della mia voce è un po’ più alta di come vorrei ma non mi importa.
Lui si volta e si blocca sbattendomi di nuovo al muro. Un vizio? «Come mi hai chiamato?»
«Hai diciannove anni, sei solo un ragazzino.» Rispondo soddisfatto.
«Non hai idea di quello che ti può fare questo ragazzino.» Sibila inserendo una gamba fra le mie e avvicinandosi alla mia bocca. Sostengo lo sguardo e gli do uno sbuffetto sulla testa.
«Su, andiamo a casa.»
Lo deludo, volontariamente, perché per quanto possa sembrarmi un essere meraviglioso non posso ancora fidarmi di lui, lo conosco da qualche ora.
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Wonderwall
Romance[Louis P.O.V.] 《Ciao, dimmi pure.》Dice lui sorridendo. I suoi denti bianchissimi quasi mi abbagliano e non riesco a proferire parola. Così indico, come un bambino. 《Vuoi una torta?》Mi chiede avvicinandosi a quella che sto segnalando dal retro del ba...