That very night.

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I’ve been the strong one for so long, but I was wrong. Sono stata quella forte per tanto tempo, ma mi sbagliavo
Does it make you weak if you’re needing someone? Davvero aver bisogno di qualcuno ti rende debole?
I’m not holding back and I know what I want. Non ho intenzione di tirarmi indietro e so che cosa voglio.

 
- Pensi che la divina Artemide abbia tutta la notte da perdere? Forza, sbrigati! –

- Sai, non si può dire che il problema principale di un immortale sia proprio la mancanza di tempo … -
Se non fosse stata impegnata ad arrancare dietro Zoe, la luogotenente di quelle che aveva appena saputo essere le Cacciatrici della dea Artemide e che da dieci minuti buoni si stava arrampicando tra i rovi e gli arbusti di un sentiero che nemmeno la luna riusciva a illuminare, certamente Talia non si sarebbe limitata a quella rispostaccia. Ma decise che il fiato, in quel momento, le serviva più dei suoi soliti insulti decisamente poco gentili.
Zoe si fermò quando raggiunse una piccola radura. Il bagliore argenteo della luna, qui, illuminava la foresta quasi a giorno e si rifletteva nelle iridi scure della cacciatrice, mettendone in chiaro il volto, su cui era dipinta un’espressione impaziente. Talia la raggiunse qualche istante dopo, le mani sulle ginocchia e il respiro pesante.
- Allora … - cominciò, una volta che si fu ripresa – Cos’hai da dirmi di così segreto da farmi scalare una montagna nel cuore della notte? -
- Scalare una montagna – la schernì Zoe, con un mezzo sorriso. – Non esagerare, suvvia. Bisogna che disquisiamo di una cosa importante. –
Al suono di quelle parole, Talia faticò a trattenersi dal ridere. Cercò di trasformare quella risata sommessa in un colpo di tosse, ma evidentemente non ci riuscì,  dato che la cacciatrice se ne accorse. Zoe sollevò un sopracciglio, scettica, puntando i suoi occhi scuri in quelli color cielo di lei.
- C’è qualcosa che trovi … divertente? –
La semidea scosse la testa. – No, no, mi chiedevo solo … Hai per caso mangiato un dizionario? O parli così …  di proposito? – E scoppiò a ridere più sguaiatamente che poté, piegandosi in avanti e reggendosi la pancia con le braccia. Zoe, dal canto suo, si fece scura in volto e, se avesse potuto uccidere con uno sguardo, avrebbe sicuramente ridotto Talia in cenere. Aspettò (im)pazientemente che smettesse, con le braccia incrociate sul petto e il piede destro che batteva ritmicamente la punta sul terreno.
- Hai finito? – le chiese, mentre le risate della ragazza si attenuavano.
- Io… - Talia prese dei profondi respiri e si asciugò le lacrime che l’attacco di ridarella le aveva provocato con il dorso della mano. – Sì… credo di sì. –
- Vuoi sapere quel che ho da dirti o preferisci che ti abbandoni qui? –
Lei avrebbe voluto rispondere che no, non le importava un accidente di sapere quello che la pomposa, arrogante, prepotente tirapiedi di Artemide, con uno stupido diadema d’argento sulla testa e uno stupido arco sulle spalle, aveva da dirle. E che tanto meno le andava a genio che qualcuno le dicesse cosa fare.
Ma sentì un lupo ululare in lontananza e, rabbrividendo, si disse che era meglio farla finita in fretta. Se non altro sarebbe tornata da Luke e Annabeth sana e salva.
- Okay, spara. –
- La mia signora Artemide vorrebbe chiederti di unirti a noi cacciatrici e diventare, come noi, sua compagna –
In verità, Talia non si aspettava nulla di tutto questo. Artemide che le chiedeva di unirsi a lei? Tutto quello in cui aveva sperato, quando Zoe l’aveva presa da parte, era che magari lei avesse qualche notizia, messaggio, parola di conforto da parte di suo padre. E forse avrebbe dovuto sentirsi onorata, ma tutto quello che sentì fu una profonda delusione, un vuoto nel petto, all’altezza del cuore. Cercò di non mostrare nulla di tutto questo quando sollevò di nuovo lo sguardo.
- Tutto qui? – chiese.
- Beh, suppongo che ti dovrò spiegare come si effettua il giuramento, quali sono le nostre regole, le nostre usanze, come ci comportiamo in caso di pericolo... E anche se ritengo che tu sia un po’ troppo irrispettosa, credo che, con il tuo temperamento, diventeresti un’ottima … -
- Ehi! – La interruppe Talia, sventolandole le mani davanti al viso. - Io sono ancora qui, nel caso non l’avessi notato! E poi non so nulla su di voi! Né tantomeno so se posso fidarmi! Come pretendi che decida così, su due piedi? –
Zoe alzò gli occhi al cielo, forse alla ricerca di tutta la pazienza che sapeva di non possedere. Poi tornò a fissare lo sguardo sul volto sporco di terra e trucco colato della ragazza. Sui suoi capelli arruffati e la sua giacca di pelle.
- D’accordo, allora. – annuì impercettibilmente – Noi cacciatrici di Artemide accompagniamo la nostra signora ovunque lei ci chieda di seguirla. Le giuriamo fedeltà assoluta, amicizia. Facciamo delle rinunce per poterle stare accanto. E lei, in cambio, ci permette di rimanere … eternamente giovani. –
- Vuoi … vuoi dire che siete immortali? –
- E’ quello che ho appena detto -
Ora tutto era chiaro. Il motivo per cui Zoe parlava come se avesse ingoiato un dizionario. Era chiaro che parlava come una donna vissuta dell’ottocento perché nell’ottocento, probabilmente, ci era davvero vissuta.  Ed ecco che le fu chiaro anche il  motivo per cui nessuna, tra le cacciatrici, sembrava dimostrare più di quindici anni. E, comunque, c’era qualcosa che la insospettiva. Che non le tornava.
- Dov’è il trucco? –
Zoe si accigliò e scosse la testa, sul volto un’espressione interrogativa. – Che cosa intendi? –
- Hai detto che rinunciate a qualcosa, no? E se in cambio ricevete l’immortalità, dev’essere qualcosa di grosso – Talia incrociò le braccia al petto, in attesa.
- Oh, beh – la cacciatrice la liquidò con un gesto della mano, come se stesse per dire qualcosa di poco importante. Un accenno ad un insignificante dettaglio. – La divina Artemide ha fatto voto di castità, così noi la onoriamo promettendo di non innamorarci mai. –
Talia sopppesò in silenzio le sue parole, poi scoppiò nuovamente a ridere. – Stai scherzando, vero? –
Ma tutto, nello sguardo di Zoe, le fece capire che quella ragazza non sarebbe mai stata in grado di fare nemmeno la più scontata delle battute.
- No, noi prendiamo questo giuramento molto seriamente –
- Come, d’altronde, tutto il resto … -
- Sei una piccola insolente, figlia di Zeus. Ma vedrai che le cacciatrici di Artemide ti insegneranno a sfruttare il tuo carattere per qualcosa che ne valga la pena. Ora, se vuoi seguirmi, penso che finiremo anche prima di domattina … –
-  TU SEI COMPLETAMENTE FUORI! – urlò Talia di rimando, senza potersi più trattenere. Un tuono rimbombò intorno a loro. – Cosa ti fa pensare che mi unirò a voi? Io … Io non ci penso neanche! –
E si sorprese, poi, a chiedersi perché stesse rifiutando quella vita senza nemmeno pensarci due volte. Così. Un no categorico. Ma si sorprese ancora di più nell’aver trovato la risposta praticamente subito. Talia non l’aveva mai ammesso, nemmeno a se stessa, e pensava che non l’avrebbe mai fatto. Ma in quel momento se ne rese conto e ne ebbe quasi paura. Si sentiva come se qualcuno le avesse tolto la terra da sotto i piedi.
Per tutti gli dei.
 Lei amava Luke.
E lui probabilmente nemmeno se n’era mai accorto e mai l’avrebbe fatto. E chissene importava se lui non provava lo stesso, se nemmeno si accorgeva di lei. Lasciarlo era l’ultimo dei suoi pensieri.
Come faccio a rinunciare a qualcosa, se ci sono già dentro con tutte le scarpe?
Abbassò improvvisamente lo sguardo. I fili d’erba e i sassi illuminati dalla luna non le erano mai parsi così interessanti. - Non ci penso neanche. – ripeté tornando a guardarla nelle iridi scure. La voce che tremava leggermente.
- Lo sapevo! – fece Zoe. La frustrazione nella sua voce era palpabile. Come anche la tensione nell’aria che le circondava.  – Ora ti metterai a piagnucolare, certo … Magari dicendo che non puoi rinunciare a quel … quel … figlio di Hermes! Quando invece sappiamo tutte e due che liberarsene sarebbe la scelta migliore! –
Talia strinse i pugni. Fino a che le nocche della mano non diventarono bianche e le unghie le si conficcarono nella pelle.
- Io non piagnucolo mai. – ringhiò.
- Però non vuoi rinunciare a lui!  – urlò la cacciatrice, avvicinandosi a Talia con tanta foga che quasi il diadema d’argento le cadde dalla testa. Se lo sistemò con un gesto incurante, per poi tornare all’attacco.
- E’ così, vero? –
- E anche se fosse? Chi ti credi di essere per dirmi quello che devo fare?! -
 - Ho visto tutta la vita che potevo vedere, in questi anni! E penso di avere abbastanza esperienza per dirti che sei una stupida, Talia Grace, se pensi che restare con … lui sia la cosa giusta! Apri gli occhi, dannazione! Lui ti deluderà! Ti deluderà e, quando te ne sarai accorta sarà troppo tardi! –
Gli occhi di Zoe erano velati da una strana tristezza, quasi come se fossero lucidi di pianto, ma Talia era troppo fuori di sé per chiedersene il motivo. Come poteva, quella squilibrata di Artemide, anche solo pensare che avrebbe lasciato Luke e Annabeth - la sua famiglia -  per il solo divertimento di rimanere un’eterna ragazzina che scocca frecce a destra e a manca?
Inchiodò lo sguardo al suo, con tutta la forza di cui fu capace. E anche di più. Un altro tuono squarciò il cielo, seguito da un fulmine che incenerì un albero alle spalle di Zoe.
- Luke non mi ha mai delusa. Mai. –


 

* * *

 
La notte era calata in un silenzio quasi surreale, interrotto soltanto dal debole crepitio delle fiamme morenti, unico indizio rimasto del passaggio delle cacciatrici. Mentre, seduta su una roccia che sporgeva su un dirupo, Talia guardava assorta il cielo trapunto di stelle, le parole di Zoe tornarono ad affollarle la mente.
Lui ti deluderà! Ti deluderà e, quando te ne sarai accorta, sarà troppo tardi!
La verità è che Talia era ancora arrabbiata – infuriata – con lei, per quello che aveva detto. C’era uno strano interruttore, in lei, che la faceva scattare contro chiunque osasse dire il contrario di quel che lei pensava di Luke. E pensava molte cose di lui, ma mai, nemmeno per un maledettissimo nanosecondo, le era passato per l’anticamera del cervello che proprio lui potesse deluderla.
Assurdo.
Forse da qualche tempo si comportava in modo strano, a volte anche in maniera aggressiva, e fissarlo in attesa che esplodesse come una bomba a orologeria era rimasta l’unica cosa da fare. Ma non c’era niente in lui che le impedisse di vederlo come il suo eroe. Che le impedisse di … amarlo.Era una parola così nuova che quasi aveva paura di dirla a voce alta. Come se avesse potuto perdere tutto il valore che aveva, se le fosse scappata dalle labbra. Ecco perché preferiva tenerla per sé.
- Sembra che qualcuno continuerà a torturarmi per il resto dei miei giorni! – esclamò una voce dietro le sue spalle. La sua.
Talia si voltò, rivolgendogli la smorfia migliore che riuscì a trovare, e lo guardò avvicinarsi.
- Non sei divertente, sai? –
Lui si sedette al suo fianco, abbastanza vicino perché si sfiorassero.
- Al contrario – rispose, sfoderando uno dei suoi sorrisi sfacciati. – Gente più saggia di te mi ritiene divertentissimo. Oltre che, naturalmente, affascinante come pochi. –
Talia dovette trattenersi dal ridere.
– Non costringermi a spingerti giù nel dirupo, Luke –
- So che non lo faresti mai. –
Vederlo sorridere di nuovo fu un colpo al cuore. Lui era l’unico capace di farle abbassare lo sguardo. Lei che avrebbe sfidato anche il sole.
- Non lo so – disse poi, con un ghigno divertito stampato in faccia. Gli occhi azzurri brillavano di vivacità.
- Vuoi tentare la sorte? –
Luke rise sommessamente. – Ti ringrazio,  ma preferisco rimanere con tutte le parti del mio corpo attaccate al loro posto. – e annuì con convinzione, per poi perdersi a fissare l’immensità del paesaggio che si stagliava sopra e sotto di loro.
- Ottima scelta – sogghignò lei, appoggiando la testa alla sua spalla com’era solita fare ogni volta che, la notte, si ritrovavano soli a parlare senza riuscire a prendere sonno.
Talia pensava che, se questa doveva essere la sua vita, passata a scappare giorno per giorno da mostri e creature che volevano farla a pezzi, non sarebbe stata poi così male, finché ci fosse stato lui. Lui e Annabeth erano diventati la sua famiglia, erano diventati parte di lei, e si disse che, nel caso le cose si fossero messe male, sarebbe stata contenta di morire per loro. E si sarebbe sacrificata senza pensarci due volte.
Non lo avrebbe mai ammesso ma, senza tutto quell’amore, probabilmente, sarebbe stata meno Talia. Proprio come lo sarebbe stata senza tutto quel trucco nero intorno agli occhi, o senza la sua giacca di pelle.
- Talia? –
La voce di Luke interruppe i suoi pensieri. Da quanto tempo nessuno diceva nulla? Da quanto tempo Luke aveva appoggiato la mano sulla sua? Rimase immobile, cercando di ricordare come si respirava.
Avanti, Talia, non è complicato: aria dentro, aria fuori. 
- Sì? –
- Perché non ti sei unita alle cacciatrici? –
Eccola, la domanda che sperava di non sentirsi porre mai. Guardò le loro mani intrecciate e si sforzò di non guardarlo negli occhi mentre cercava una risposta appropriata. Doveva vuotare il sacco? Dirgli tutto quanto una volta per tutte? Magari glielo avrebbe detto in un altro momento. Magari domani, o il giorno dopo. Anche se non erano sicuri di avere ancora un domani o un giorno dopo.
Forse era quella, l’unica occasione. Ma Talia era Talia e, dopotutto, non perse troppo tempo a ragionarci sopra. Decise, semplicemente, che certe cose erano fatte per non essere dette.
Sollevò lo sguardo e gli sorrise di nuovo – un sorrisetto misterioso e vagamente compiaciuto - puntando gli occhi nei suoi.
- Se te lo dicessi, allora dovrei davvero spingerti giù nel dirupo -
E, senza aggiungere altro, trovò almeno il coraggio di lasciargli un bacio sulla guancia, così lieve che si chiese se l’avesse fatto davvero oppure no. Poi si alzò e andò a sedersi accanto ad Annabeth, che dormiva tranquilla sotto un pino qualche metro più in là.
 

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