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No, pensai, non la deludevo mai. E quel pensiero mi fece quasi più ribrezzo della sua mano tra i miei cappelli.
«Voi ordinate, io eseguo, mia regina» dissi, la mia voce monotona, sottomessa. Mi sentivo come se qualcuno stesse telecomandando la mia bocca, facendomi dire frasi pre-impostate.
«Esatto, bambina.» un piccolo tremolio attraversò l'intera stanza, e sapevo benissimo cosa stesse per succedere. Il potere della regina si attivò, e un pesante collare di ferro apparì attorno al mio collo, come la catena a cui era collegato. La regina la strattonò, obbligando la mia testa a piegarsi e a rivolgere il mio viso verso di lei, ma impedii ai miei occhi di incontrarsi con i suoi.
Osservarono solo le sue labbra pronunciare: «Tu sei mia», sussurrò, ma fu sufficiente a farmi tremare da capo a piedi dalla rabbia, che nascosi dietro ad un'espressione di velato dolore. «Appartieni a me», tirò nuovamente la catena verso di lei, e con la mano libera mi accarezzò nuovamente i capelli. Infine, mi baciò sulla fronte, e la catena sparì.Caddi nuovamente sulle mie gambe piegate e tirai un sospiro di sollievo. Quel collare era il peggiore oggetto con la quale lei esercitava il suo dominio su di me. Me lo aveva imposto fin da quando ero piccola: me lo aveva stretto al collo dalla prima volta in cui i suoi occhi si furono posati sul mio corpicino da neonata. Era un incantesimo di sottomissione e appartenenza: finché esso mi stringeva il collo, e finché lei avesse magia sufficiente a mantenerlo, io sarei stata costretta a prostrarmi ai suoi piedi e seguire ogni suo ordine. Ovviamente, era la cosa che più odiavo della mia vita. Superava persino l'odio che provavo per la persona che me lo aveva imposto.
Sentivo le sue unghie sfiorarmi la cute del cranio e il cuoio capelluto, attraversando la mia chioma senza nodi. Se li avesse trovati probabilmente mi avrebbe anche punito.
«Adesso raccontami, mia micia» cominciò «Fammi vedere».
Chiusi gli occhi e mi preparai mentalmente ad oscurare ogni ricordo compromettente, e mettere nel primo piano della mia memoria il ricordo della mia ultima missione. Ebbi a disposizione pochi secondi prima che le sue dita si allargassero sul mio capo, e che le sue unghie penetrassero nelle ossa del mio cranio, per raggiungere il cervello. Fece un male cane, come tutte le volte prima, ma mi impedii di urlare.Vidi passarmi davanti agli occhi tutto ciò che avevo vissuto solo poche ore prima, dal momento in cui sono atterrata nella Via della Vergogna fino a quando la testa di Kurtz fu staccata dal resto del suo corpo e fu caduta ai miei piedi.
Fui bruscamente riportata alla realtà, e scaraventata sugli scalini ai piedi del trono.
«NO!» urlò la regina «no, no, no.... NO!» continuava a ripetere quella parola in continuazione, tenendosi la testa tra le mani, mentre io rimasi immobile, sdraiata sugli scalini, quasi incosciente.
Già era difficile riprendersi subito dalla Presa di Memoria normale della regina, ma se venivi rilasciata in modo così brusco era impossibile ritornare totalmente cosciente nell'immediato.Un calcio allo stomaco peggiorò la situazione, e mi fece volare al centro della stanza.
«Non può essere...» blaterò la regina, camminando verso di me «Non può essere...» ripetè, e fu sempre più vicina, ma io non avevo la forza di alzarmi. Ma anche se la avessi avuta, non potevo nulla contro di lei, non fino a quando avrei trovato il modo di liberarmi dell'Incantesimo della Sottomissione.Quando fu abbastanza vicina, riattivò il suo potere.
«Non abbiamo tempo da perdere, micia mia» l'incantesimo si manifestò ancora una volta. Solo con la sua forza, tramite il guinzaglio di metallo, riuscì ad alzare il mio corpo sofferente.

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La dea caduta
FantasyLei era sangue. Violenza allo stato puro, proprio come loro la volevano. Il suo nome suscitava terrore tra le strade. Nell'emisfero di luce, il suo nome veniva sussurrato, ma tutti avevano paura di pronunciarlo ad alta voce. Eppure lei... lei odiav...