core memory

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Era una domenica sera d'Ottobre, l'ultima prima che chiudessero tutto di nuovo. Ero a casa di Erika e verso le due decidemmo di tornare ognuno a casa propria. Aveva smesso di piovere ma appena aperto il portone ci travolse una folata di vento gelido. Nicolò e Alessandro erano venuti in macchina, parcheggiando sotto casa mia. Le strade erano - come ci aspettavamo - totalmente vuote. Il cielo non era nero ma quel marrone grigiastro tipico delle notti nebbiose della Padania, e sembrava volerci soffocare. Le poche luci accese dei lampioni, di un fioco colore arancio, illuminavano la strada a cerchi isolati. Nonostante le condizioni climatiche avverse mi sentivo felice, felice di essere con i miei amici, di essere giovani e magari un po' incoscienti ad essere così svestiti con il freddo che c'era. Mi venne in mente una canzone, Tutta mia la città, e iniziai a canticchiarla sottovoce, poi più forte per scaldarmi la gola. Mentre cantavo ci superò sul marciapiede un signore che camminava veloce, e ci mettemmo a ridere per il mio tempismo, ma non mi importava. Dal fondo della strada vedemmo la nebbia avvicinarsi densa e bassa, e il vento diventò più forte. Ricominciò a piovigginare ma non aprimmo gli ombrelli, lasciammo che le gocce si depositassero sui nostri capelli. Davanti al tatuatore la luce del lampione iniziò a saltare, illuminando il suo cerchio di strada ad intermittenza. L'uomo che ci aveva superati era scomparso e di nuovo la città era nostra. Accelerammo il passo per non prendere troppo freddo, mentre il vento forte rendeva le leggere gocce di pioggia degli spilli contro i nostri visi paonazzi. Passammo di fianco al giardinetto comunale e incantati ci fermammo ad ascoltare per un attimo gli alberi, che mossi dal vento sembravano un mare in tempesta. Arrivammo a casa, salutai i miei amici che non avrei rivisto per settimane, e mi avvicinai al portoncino del mio palazzo. Avevo sonno, freddo, ed i capelli bagnati. Ma, in quei pochi minuti passati con le mie persone preferite al mondo, sotto la pioggia e con la città addormentata, mi è sembrato di provare per la prima volta la libertà. 

questo dolore non mi è ancora servito a nienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora