PROLOGO

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Urla strazianti riecheggiavano nel cielo come un’enorme cupola senza fine di dolore e morte, al suo interno tutto vi era ricoperto di sangue rosso cremisi, corpi giacenti inermi a terra, senza vita, ricoperti di ferite mortali, arti mutilati e armi ormai abbandonate.
E lì, al centro di tutto ciò vi si trovava una giovane ragazza che con occhi sgranati ed increduli, osservava tutto questo devasto, con un nodo che le chiudeva lo stomaco.
Non era questo ciò in cui aveva creduto fin dalla nascita, ciò che era Noxus.
Non c’era posto per i deboli, ma di sicuro non si tradivano i propri compaesani, o almeno così credette fino a quel fantomatico giorno della guerra sanguinaria fra Noxus e Ionia.
Riluttante decise di scappare via, lontano da tutto questo, afferrò la sua spada runica, forgiata solo per lei dal capo dell’Alto Comando e corse, corse a perdifiato, senza una meta facendosi spazio fra i corpi mutilati dei suoi nemici e anche quello dei suoi compagni, uccisi ingiustamente.

« Le mie mani sono sporche di sangue. »

Un sussurro flebile quasi impercettibile, uscì dalla sua bocca come uno sputo, con riluttanza si rese conto che alcuni dei corpi che ora stava scansando, che ora le intralciavano i passi, erano gli stessi corpi che lei uccise con le sue stesse mani.
Si destò quando sentì un grosso sparo a qualche metro dal punto in cui era, così da riprendere a correre.
Corse e corse per molti metri, si rifugiò vicino ai resti di una casa, vi erano rimaste solo le fondamenta, ed un muro ridotto a metà dalla guerra.
Vi si appoggiò con la schiena, e si accasciò a terra esausta.
Chiuse gli occhi, l'eco della battaglia si sofferma con lei.
Si cova nei suoi occhi, irrigidisce nella sua presa e nel suo passo.
Non la lascia mai.
Riven è ancora lì adesso, in mezzo ad essa.
Si rialzò scattando in piedi, e proseguì la sua marcia verso l’ignoto, ancora una volta, da sola.

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