Caro Erwin
Non avrei mai dimenticato quel momento, l'attimo in cui mi resi conto che ti avrei perso per sempre.
Non sono mai stato un tipo troppo sentimentale lo sai, anzi, ogni tipo di manifestazione di emozioni mi fa sentire debole e indifeso, ma con te Erwin era diverso, il tuo modo di rivolgerti a me è sempre stato diretto, sincero, potevamo capirci con soli sguardi, nessuna parete, ci leggevamo dentro come due libri aperti.
Eppure quando ho avuto l'occasione di salvarti non l'ho fatto, ho tentato, ma il mio senso del dovere ha preso la meglio, cosa che in te invece non accade.
Me ne pento a volte, e proprio come in questo momento ogni notte ritaglio del tempo per pensare solo a te, non riesco a piangere, credo che tutte le lacrime ormai per me siano finite, ma non smetto di pensare a come sarebbe andata se avessi scelto di salvare te, se avessi fatto l'egoista.
Certo, dal punto di vista più realista la cosa avrebbe portato solo ad una morte certa di tutti noi, o ad un cambiamento totale del futuro che è stato scritto fino ad adesso, ma in realtà solitamente la mia mente non viaggia verso pensieri così complicati, anzi, immagino solo come sarebbe stato poter esprimere per una sola e unica volta ciò che provavo, senza tenere tutto dentro, alle tue sopracciglia corrugate nel sentire delle parole così smielate da parte mia, chissà che grasse risate ti faresti, se potessi leggere questa lettera.
Vorrei rivederti un'ultima volta.Tuo, Levi.
Staccai la penna dal foglio ruvido su cui stavo scrivendo e tirai un profondo sospiro, da quando mi ero fatto così sentimentale?
Le notti ormai passavano tutte uguali, dormire era davvero un'impresa ardua, nonostante sapessi quanto il sonno fosse importante per un buon combattimento non riuscivo ad addormentarmi, era come una tortura.
Presi la lettera appena scritta e la guardai per un'ultima volta, che senso aveva tenerla? Il destinatario non l'avrebbe mai letta e sinceramente l'idea che qualcun altro potesse sbirciare nei miei pensieri più intimi non mi piaceva troppo.
Chiusi gli occhi e mi inginocchiai davanti al caminetto della stanza, tenendo il foglio nella mia mano mentre nella mia mente pregavo ardentemente che in qualche modo lui potesse ricevere questo mio messaggio; lasciai scivolare la lettera giù dalla mia mano finché, dopo qualche dondolio sinuoso, non atterrò sul braciere ardente, che la bruciò velocemente, seguito da un'innaturale vampata.
Mi avvicinai al letto e mi buttai su di esso lasciandomi cadere di peso, fra solo due ore sarei dovuto essere sveglio, quella mattina avremmo insegnato alle nuove reclute ad usare le nuove armi da fuoco che ci erano state portate da Marley.Mi svegliai esattamente due ore dopo, come da programma e feci scivolare il mio corpo ancora assonnato verso il bagno adiacente alla stanza, così da lavarmi il viso e i denti, la doccia sarebbe stata molto più utile dopo l'allenamento, anche se dovevo ammettere che lasciarmi svegliare completamente da un getto d'acqua congelata non sarebbe stato così male.
Mi vestii con la solita uniforme da allenamento e, dopo una colazione sostanziosa insieme agli altri membri del gruppo, mi diressi verso il gigantesco spiazzo fuori dall'edificio che ci ospitava, dove si svolgevano i nostri allenamenti.
Eren era già lì prima di me e, con una meticolosità che non gli aveva mai visto prima era chinato verso una giovane recluta, che sembrava alquanto negata con gli spari.
Mi guardai intorno, gli altri sembravano cavarsela bene, alla fine i fucili usati solitamente dai nostri soldati erano molto più duri e imprecisi, quelle pistole per molti dovevano apparire come la loro versione semplificata.
Decisi così di sedermi di soppiatto sotto all'ombra di un albero, da quella visuale potevo vedere perfettamente ogni soldato e se qualche errore fosse stato fatto mi sarei semplicemente alzato per correggere il tiro, letteralmente.
Non so quanto tempo passò, un'ora? dieci minuti? Ero assorto a guardare la chioma dell'albero sopra di me e i flebili raggi di sole che filtravano tra le foglie, mi sarei potuto addormentare lì, se un urlo seguito da un forte sparo non mi avesse fermato.
I miei occhi si sbarrarono mentre sentivo una presenza sconosciuta attraversare di netto il mio cranio; non provai dolore, solo una confusione, l'ultima cosa che vidi fu Hanji che correva verso di me, accompagnat* dalla recluta di poco prima, che mi guardava con gli occhi sbarrati ed un aria terrorizzata. Aveva sbagliato mira.
Non mi ero mai chiesto cosa significasse morire primo di quel momento, avevo visto passarmi davanti centinaia di corpi, tragedie, ma verso me stesso avevo sempre sentito una forte apatia, se fosse finita l'avrei semplicemente accettato.Riaprii gli occhi, una luce bianca e abbagliante colpì i miei occhi portandomi ad emettere un verso di fastidio. Feci per muovere la mia mano per coprirmi con il dorso ma mi accorsi che non ci riuscivo, ero come paralizzato da qualcosa.
Presi un profondo respiro cercando di non farmi investire dal panico, finché finalmente i miei occhi non misero a fuoco ciò che mi circondava, più in particolare una figura, un uomo alto e muscoloso con una chioma bionda tagliata corta e degli occhi che mi penetrarono nel petto come delle lame.Spazio autrice:
Questo è un piccolo frammento per introdurre un po' la storia, spero che vi sembri interessante per adesso.
Se avete qualche consiglio o idea scrivetemelo pure nei commenti, e se vi piace una stellina ewe
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𝐎𝐧𝐞 𝐥𝐚𝐬𝐭 𝐭𝐢𝐦𝐞.ᵉʳᵘʳⁱ
FanfictionNonostante il tempo passato Levi non riesce ancora ad allontanare la figura di Erwin dalla propria mente, il loro rapporto a volte conflittuale ma sincero, le parole mai dette, il sentimento sconosciuto che sentiva bruciare dentro di sé ogni volta c...