CAPITOLO 1

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Isola di Leucade,dieci anni dopo

Marco capí che erano in arrivo guai nel momento stesso in cui vide il vecchio Aristide entrare di corsa in cortile. Era un mattino d'estate e il ragazzino stava giocando spensieratamente con Cerbeo,il suo cane da caccia dal pelo folto,mentre cercava di insegnargli a mettersi seduto o disteso. Cebreo però si limitava a inclinare la testa a un lato,con la lingua penzoloni,fissando il suo giovane padrone senza capire. Non appena vide Aristide,gli corse in contro dimenando la coda. Il pastore di capire era tutto trafelato.,appoggiato al bastone,deglutí più volte finchè non si fu ripreso a sufficienza da poter parlare «tre uomini». Puntò il dito tremante verso il sentiero che da nidrí saliva su per la collina. « grandi e grossi... Soldati credo» il padre di Marco era seduto al lungo tavolo di legno stagionato,all'ombra di una pergola a cui erano intrecciate viti spesse come il suo polso. Tito Cornelio interruppe l'esame dei conti della fattoria,posò lo stilo sulla tavola padrone»
e si alzò dalla panca per attraversare in fretta il cortiletto
« soldati,dicí?»
«si,padrone»
«capisco». Tito non riuscí a reprimere un sorriso prima di riprendere con tono più mite. « E tu cosa ne sai di soldati,vecchio? Di animali d'accordo. Ma di soldati?» Aristide si raddrizzò e fissò il suo padrone dritto negli occhi. « due di loro sono armati di lancia e tutti quanti portano le spade». Marco guardò il padre di sottecchi e vide che si era adombrato,in ansia. Era la prima volta che lo vedeva preoccupato. Il volto rude era segnato da numerose cicatrici,ricordi del servizio prestato nelle legioni del generale pompeo. Era stato un centurione - finchè non si era congedato e aveva lasciato l'esercito. Aveva acquistato la fattoria sull'isola Leucade e si era sistemato lì con la madre di Marco,che qualche mese prima lo aveva dato alla luce. Da allora Tito si guadagnava da vivere con il piccolo gregge accudito da Aristide e con le vigne che coltivava nella sua terra. Marco ricordava di aver trascorso momenti più felici,quando era un bambino,ma negli ultimi tre anni non erano cadute piogge e una terribile siccitá aveva mandato in rovina i raccolti. Tito era stati costretto a chiedere del denaro in prestito. Il ragazzo sapeva che si trattava di una grossa somma,aveva sentito i genitori discuterne sommessamente la sera,quando lo credevamo addormentato,e aveva continuato a preoccuparsene ancora a lungo dopo dopo che avevano smesso di parlare. Un debole rumore di passi lo idusse a voltarsi: la madre era uscita dalla sua stanza e li aveva raggiunti in cortile. Marco sapeva che gli stava tessendo una nuova tunica,ma le parole di Aristide l'avevano distolta dal telaio. « sono armati di lance» mormorò,e poi guardò il marito.« forse stanno andando a caccia di cinghiali in collina» « non credo proprio». L'ex centurione scosse la testa. « se stessera andando a caccia di cighiali,perchè dovrebbero portere con sè le spade? No qui c'è sotto qualcos'altro. Stanno venendo alla fattoria». Fece un passo in avanti e diede ad Arisride una pacca sulla spalla.«hai fatto bene ad avvertirmi,vecchio mio»
«vecchio?» gli acchi del capraio si accesero per un attimo. «perchè non avrò neppure dieci anni più di te,padrone» Tito rise,una risata profonda e di cuore che Marco conosceva ds tutta la vita e che aveva sempre trovato rassicurante. Nonostante avesse trascorso una vita dura nelle legioni,suo padre era sempre stato un uomo di indole allegra. Certo,qualche volta era un pò severo,per esempio quando insisteva perchè risolvesse da solo i suoi problemi con anlcuni dei bambini di Nidri,però non aveva mai nutrito dubbi sull'affetto che provava per lui.
«ma perchè stanno venendo qui?» chiese la moglie.«che cosa vogliono da noi?» Marco vide il sorriso del padre spegnersi.«guai» ringhiò. «ecco che cosa vogliono da noi. Deve averli mandato Decimo». « Decimo?». Il ragazzo vide la madre,inorridita,portarsi la mano in bocca.« ti avevo detto di non avere niente a che fare con lui».« bhe ormai troppo tardi,Livia. Dovrò occuparmene». La reazione della madre aveva spaventato Marco,che si schiarí la voce.« chi è Decimo padre?» «Decimo?» con una smorfia il padre sputò per terra. «è solo un porco succhiasangue a cui qualcuno avrebbe dovuto dare una bella lezione tanto tempo fa». Marco lo guardò senza capire e il padre ridacchiò,scompigliandoli sffettuosamente i riccioli scuri. «è proprio un bel tipo,il nostro Decimo. Il più ricco usurario di Leucade,e grazie alla sua influenza presso il governatore romano,adesso è anche un esattore».

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 13, 2015 ⏰

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