I fiori della Morte

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Prologo

Si dice che quando la Morte posi su di te il suo sguardo, scamparle sia impossibile.

Lei non provava rimpianto o tristezza nel portarti via, perché era suo diritto farlo e nessuno può ostacolarla se lei ti vuole con se.

I suoi preferiti erano sempre i migliori, coloro che amavano la vita, e Morte per questo li voleva con se.

Da loro voleva imparare cosa significasse vivere, ma purtroppo una volta strappato un fiore appassisce e Morte, nella sua angoscia, ci si chiudeva fino a scomparire.

Condannata ad un'esistenza nera e infima, ciò che la circondava erano sempre lacrime e dolore, di coloro che quel fiore tanto prezioso avevano amato.

La vita ingannava i suoi figli, ciò che dava era destinato a scadere prima o poi, ma i fiori sembravano dimenticarlo sempre, dando la colpa a Morte.

Ma lei non portava via con inganno, perché non capiscono che in me possono trovare un'altra strada? Si chiedeva sempre,
Che io non devo necessariamente essere la fine, che posso offrirti un percorso diverso da quello appena vissuto.

Una volta presi, ai fiori Morte concedeva due strade: rimanere con lei a vegliare su coloro appena lasciati alla vita, o cancellare loro la memoria dell'esistenza appena vissuta e essere quindi piantati per risorgere, conducendo così un'esistenza completamente diversa.

I più disperati tra loro, con meno petali ad adornarli e una vita difficile alle spalle, sceglievano sempre la seconda opzione, nella speranza di potersi redimere.

Morte quei fiori li salutava sempre con la certezza che una volta tornati avrebbero continuato a scegliere sempre la seconda strada, ancora e ancora, erano quelli più affamati di vita, così li vedeva lei.

Non ne avevano mai abbastanza, e ogni volta che tornavano con sempre meno petali, lei li guardava con rassegnazione e con la consapevolezza, che un giorno, forse, non li avrebbe più rivisti.

Il tempo prima o poi scadeva per tutti.

Quando compiva il raccolto e un fiore si aggiungeva al suo prato, le sorgeva sempre una domanda spontanea: com'è? Com'è sentire qualcosa che non sia sempre una disperata e bruciante desolazione?
Com'è sentire la terra sotto i piedi e poter ridere di cuore, sapendo che domani è un altro giorno e con la speranza nel cuore che potrà essere migliore?
Com'è amare, odiare, distruggere e aggiustare? Com'è sentirsi vivi?

Lei a quelle domande non otteneva mai risposta, ma tra quegli interrogativi non soffriva la solitudine, perché a tenerle compagnia c'erano quei piccoli fiori delicati che avevano deciso di rimanere con lei, che non la guardavano mai con timore, ma quasi come una madre, che ti da quello che può darti sapendo che non sarà mai abbastanza, ma con la speranza che sia sufficiente.

Quei fiori non perdevano mai i loro petali, e Morte prometteva loro che ciò che guardavano dall'altro, prima o poi li avrebbe raggiunti.

Nel ripercorre una vita intera non c'era felicità, perché gli errori commessi vengono ripetuti sempre all'infinito e i petali alla fine non erano mai abbastanza, ma nell'accettare la propria fine senza rimpianti c'era pace e se saprai aspettare verrai ricompensato, perché la fretta è una compagna che non sa amare e nel cercare di ottenere altro tempo quando il tuo è già scaduto, alla fine si finisce col perdersi.

La Morte aveva un figlio, nato da coloro che nel sonno trovavano pace e che inconsapevolmente, se non amati abbastanza, ne rimanevano prigionieri.

Il suo nome era Diarkís e al contrario di sua madre, lui la vita godeva nel vederla prosciugarsi.

Lui i fiori se li portava via nel sonno, e loro inconsapevoli glielo lasciavano fare, l'insicurezza che instillava, il suo più grande alleato.

Appariva nel buio come per rassicurare e lentamente, con la paura a fargli da maestra, ti portava via.

I mazzi che dava a sua madre erano sempre i più colorati, coloro che appassivano senza saperlo, nella morte, mantenevano una lucentezza quasi viva e Diarkís quei colori li amava.

Proprio come la sua esistenza, perché in ciò che faceva non c'era dolore, ma solo una pietosa rassegnazione di chi ha già capito come andranno le cose.

Ma non sempre riusciva in ciò che faceva, c'erano fiori, talvolta, che non si lasciavano adulare e che in quel buio infinito continuavano a splendere.

In loro la vita scorreva ancora e solo Morte poteva decidere quando portarli via, suo figlio non aveva quel potere e mai lo avrebbe avuto.

Quando un fiore non si lasciava prendere la rabbia lo avvolgeva, lui li voleva tutti, voleva quei colori brillanti a circondarlo e nel fallimento rimaneva sempre a mani vuote.

Diarkís però non capiva che un fiore in meno nelle sue mani equivaleva a una vita in più che non si spegneva e quando falliva, era Morte che se ne occupava.

I fiori che non riusciva a prendere prima o poi li avrebbe presi Morte, perché lei col tempo arrivava per tutti.

Inconsapevolmente però, ci sarà un fiore così bello, che nemmeno il figlio della Morte oserà cogliere.

Inconsapevolmente però, ci sarà un fiore così bello, che nemmeno il figlio della Morte oserà cogliere

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Angolo delle chiacchiere
Salve a tutt*, questo è il prologo della mia primissimissima storia.
Spero vi sia piaciuto e che vi abbia incuriosito riguardo a ciò che introduce.🌝
Vi auguro di passare una bella giornata e ci vediamo al prossimo aggiornamento.🐞

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