Limbo

16 2 0
                                    

Capitolo Tre

Quando Liriope aprì gli occhi, la prima cosa che fece fu tossire alla disperata ricerca di aria, si sentiva come se avesse appena rischiato di annegare.

Quando la tosse fu placata, si guardò attorno e a circondarla vide una distesa nera infinita, priva di stelle.

Con le mani tastò ciò che la circondava e si rese conto di essere sdraiata di schiena e che ciò che stava guardando non era il cielo, sentiva che non poteva esserlo, quel buio si estendeva per chilometri e la circondava completamente.

Provava un senso di pace nell'essere circondata dall'oscurità, le sembrava quasi di essere abbracciata da una vecchia amica, era una sensazione che le dava molta nostalgia.

Chissà perché, pensò con un leggero sorriso malinconico, un sorriso che il suo viso sembrava conoscere perfettamente.

Rimase immobile per un secondo, assaporando quel dolce momento pieno di pace, chiuse gli occhi e rimase sdraiata per quelli che le sembrarono pochi minuti.

Lentamente li riaprì e decise di alzarsi, pensò di trovarsi in un luogo all'aperto, quella non poteva essere una stanza, era troppo grande.

Non provava nemmeno freddo come si sarebbe aspetta, e i suoi vestiti non erano bagnati, questo la insospettì, si sentiva come se fosse appena tornata in superficie, ma di che cosa?

Che posto è questo? Pensò incuriosita.

Il pavimento sembrava fatto di acqua, non la rifletteva e notò che poteva camminarci sopra, ma non immergersi, e ad ogni passo si sentiva un delicato suono di gocce che cadono.

Notò come su di lei si depositassero in maniera delicata e fugace, quelle minuscole perle d'acqua, che però non la bagnavano.

Si posavano senza essere invasive e senza disturbarla, se non le avesse viste non si sarebbe nemmeno resa conto del loro passaggio.

Non le impedivano la visuale, se non fosse per il rumore non le avrebbe neanche notate.

Ancora incuriosita da quel suono, si mise a tastare il pavimento con il piede, una, due, tre volte.

Dopo qualche saltello sul posto, per cercare di capire se quel pavimento potesse sostenerla, si mise a correre, con il suono della pioggia ad accompagnarla, per un attimo le venne da ridere ma si trattenne, non voleva intaccare quel silenzio quasi reverenziale.

Ad ogni passo però, notò come quel luogo sembrasse portare un peso enorme, è così malinconico, così triste, quelle sensazioni le fecero scendere una lacrima, che solcandole il viso andò a depositarsi sul pavimento fondendosi con esso.

Fermandosi guardò per terra ma non vide traccia di essa, si mise a pensare al curioso suono prodotto dai suoi passi, che strano, io non posso attraversarlo, perché le mie lacrime ci riescono?

Possibile che questo pavimento sia fatto di... no non può essere, pensò inorridita, quel posto non poteva essere fatto di lacrime, a questo pensiero provò disgusto per se stessa, per aver trovato divertente saltarci sopra.

Non voleva pensare a chi le avesse versate prima di lei o del motivo, ora quel suono non le sembrava più così bello.

Si rese anche conto di non sapere come fosse arrivata lì, i ricordi degli ultimi giorni erano completamente svaniti e a tratti confusi.

Evitò di farsi prendere dal panico, sentiva che agitarsi avrebbe solo peggiorato le cose, sapeva di essere in quel luogo per una ragione, ma non ricordava quale.

Decise di sedersi per terra, aveva paura che le sue gambe non potessero sostenerla, facendo mente locale, notò come in quel luogo non ci fosse vento, tutto era statico e immobile, come non avesse tempo.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 23, 2021 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

The Death's flowersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora