LA FIABA DELLE 5 ESSENZE

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Moltissimi anni fa, in un tempo e in una terra a noi ignoti, un giovane mago aveva l'ambizione di creare qualcosa che nessuno, mai, avrebbe potuto eguagliare. Era un ragazzo dalle doti straordinarie e, sebbene contasse molti successi nella sua intrepida e breve vita, aveva deciso che era arrivato il momento di ideare una magia di cui l'umanità intera sarebbe stata felice e ,per questo, lo avrebbe ricordato. "Vedrai! Er, vecchio mio, inventerò la migliore di tutte le cose del mondo!" così diceva al suo fedele gufo, in un misto di euforia e determinazione. Erano giorni che lo ripeteva mentre camminava avanti e indietro nel suo piccolo laboratorio magico, strofinandosi di tanto in tanto la testa con una matita. Er lo scrutava mentre sfogliava qualche grosso tomo e leggeva qua e là una formula, gli effetti di un filtro o di una pozione, la scoperta di un potere e la sperimentazione di un incantesimo; a volte, poi, si alzava e osservava pensieroso le boccette sulle mensole che contenevano gli ingredienti più disparati. "mmh ... vediamo..." stava analizzando ciò che trovava in giro per il suo laboratorio. "Petali di giglio, zampe di topo, penne di uccello, l'infuso di bacche ed erbe che ho preparato ieri" bisbigliava tra sè e sé, Narsen, il giovane mago, quando sentì bussare alla porta. Appena l'ebbe aperta, uno strano signore anziano e con una lunga barba, entrò in casa sua, saltando i convenevoli, senza curarsene troppo. Era Melmon, il suo maestro. Insieme a lui c'era Er. Il ragazzo era stato così concentrato nella sua ricerca che non aveva visto il gufo uscire. "Se te lo stai chiedendo: si, Er mi ha fatto una visita per spiegarmi la tua ambizione. Sei un tantino presuntuoso, ragazzo mio... la tua conoscenza è ottima, le tue capacità sbalorditive ma, ahimè, sei inesperto e per nulla saggio" lo ammonì con un'espressione crucciata. Fece un sospiro e continuò con tono paterno: "Sai, se vuoi creare la magia più meravigliosa del mondo forse dovresti uscire fuori, nel mondo, e non stare rintanato qui dove non c'è risposta alle tue domande, né ispirazione". Narsen aveva colto il consiglio e non se lo fece ripetere due volte. Corse, quindi, a prendere lo stretto necessario per un breve viaggio. Avrebbe voluto chiedere a Melmon altri consigli, ma quando tornò nel laboratorio il suo maestro non c'era più. Era una sua peculiarità: dava una dritta, la spinta necessaria e poi spariva. Narsen sapeva che da lì in poi avrebbe dovuto continuare da solo. Be', da solo con Er.

Melmon stava bevendo una tazza di thè - o una bevanda simile - seduto al tavolo della sua modesta dimora. Come spesso gli accadeva in quei giorni rivolgeva i suoi pensieri a Narsen e la sua missione. Era passato ormai un anno dalla sua partenza e frequentemente si chiedeva se l'allievo, che rappresentava il suo maggiore orgoglio e, soprattutto, il suo grande affetto, fosse riuscito a non demordere e a trovare o, meglio, a cogliere ciò che gli serviva. Il vecchio mago si rincuorava dincendosi che Narsen era intelligente e audace e ce l'avrebbe fatta.

Alcuni giorni dopo l'avventuroso mago, seguito dal suo inseparabile gufo, stava varcando il cancelletto del giardino di Melmon, il quale era appoggiato al davanzale della finestra e scrutava insistentemente fuori. Narsen, così, capì immediatamente che il maestro lo stava attendendo con ansia e ne gioì.

"Avevi ragione" disse il ragazzo rivolgendosi a Melmon, non appena si furono accomodati al tavolo. "Ora ho tutto ciò che mi serve.

"Alla veneranda età di 145 anni qualcosa l'avrò pur imparata, ragazzo mio" rispose osservandolo con sguardo indagatore da sotto le folte sopracciglia e strofinandosi la barba.

Narsen prese lo zaino, che aveva appoggiato sul pavimento e tirò fuori un'ampolla targata con la lettera A. "Ho raccolto l' essenza delle cose che rendono migliore il mondo" spiegò il giovane. "Dopo qualche giorno di viaggio ho udito delle risate e mi sono accorto che provenivano da un bambino e una bambina che giocavano. Sembravano davvero felici. Mi sono avvicinato e ho chiesto loro cosa rendesse il loro animo tanto gioioso. Il bambino con naturalezza mi ha risposto: "Noi siamo amici". Ho preso da loro l'essenza dell'Amicizia".

Narsen tirò fuori dallo zaino una seconda ampolla e l'appoggiò sul tavolo accanto alla prima. Su questa c'era una M. "Questa lettera per cosa sta?" chiese l'altro mago, diventato ancora più curioso.

"Sta per Mano" rispose il ragazzo. "Sono passati molti giorni prima che riuscissi a trovare qualcosa che valesse la pena di catturare. Il mondo è davvero triste a volte, c'è odio e cattiveria, poca felicità ed è come se le persone nascondessero un vuoto nel profondo di se stessi. Ma, se sai osservare, vedi anche positività e bontà. Un giorno stavo per scendere una scalinata molto ripida e lunga ed ho notato un'anziana signora, che faceva fatica a salire. Era evidente che avesse molti acciacchi e sembrava molto provata. Davanti a lei c'era un signore altrettanto anziano. Dopo poco la signora si è fermata, sentenziando, con voce spezzata, che non ce l'avrebbe fatta a muovere più un solo passo. Il signore davanti, a quel punto, si è girato e sorridendole le ha teso una mano. Lei gli ha afferra la mano sorridendogli di rimando. Con un po' di tempo la signora è riuscita ad arrivare in cima. Avresti dovuto vedere la loro soddisfazione. Vivendo quella scena da spettatore ho realizzato che dare sostegno, aiutare, dare una mano, appunto, è la più nobile e soddisfacente delle azioni.

Prese la terza boccetta e sistemandola accanto alle altre due disse : "O". Cercò di raccogliere le idee e proseguì: "Questa è una storia abbastanza strana. Mi trovavo in una piccola locanda e stavo mangiando un po' di minestra, quando una donna, dall'aspetto trasandato, è entrata. Doveva essere molto povera. Si è diretta verso la cameriera ed ha iniziato a sussurrarle qualcosa, in modo da non farsi sentire. Il caso, però, ha voluto che si trovassero proprio dietro di me e la mia curiosità mi ha spinto a tendere l'orecchio per ascoltarle. La donna stava restituendo un monile alla cameriera ... credo... non riuscivo a vederle bene a causa della mia posizione. Le stava spiegando che gliel'aveva rubato scaltramente quando lei - la cameriera intendo - per pietà l'aveva ospitata in casa sua. La mendicante affermava di aver sbagliato e di aver tradito la fiducia che la cameriera aveva riposto in lei, ma che la sua onestà le aveva impedito di vendere il prezioso oggetto per ricavarci qualche soldo e le aveva imposto di andare lì ad affrontare la cameriera con sincerità e restituirle il gioiello. Così ho raccolto un po' di Onestà".

"Hai fatto bene, Narsen. Non è sempre facile essere onesti e sinceri. A volte ci vuole persino coraggio, ma i valori e l'integrità morale sono indispensabili. Cos'altro hai preso?"

"Il Rispetto" disse Narsen accostando una boccetta, che recava al di sopra la lettera R, a quella di cui aveva appena finito di raccontare la storia. "Camminando mi sono ritrovato in campagna. C'erano un uomo e una donna che lavoravano la terra. Provenivano da luoghi differenti, lo si capiva dagli abiti e dal modo diverso in cui svolgevano le stesse mansioni. Avevano usi e costumi diversi, diversi pensieri eppure si dividevano equamente il lavoro e discutevano esprimendo le proprie opinioni. Sono stato ore ad osservare quella pacata tranquillità. Era come se tra loro ci fosse un tacito e spontaneo accordo. Come fanno ad andare d'accordo due persone, anche così diverse, maestro?"

"Rispettandosi l'un l'altro".

"Esatto. E l'ultima ampolla contiene l'essenza dell'Empatia. Non è stato facile trovarla ed ero molto demoralizzato, poichè la mia ricerca non dava risultati da troppo tempo ormai. Dopo aver preso anche questa, però, mi sono sentito del tutto soddisfatto. Mi ero avvicinato ad un ruscello e sulla riva opposta ho notato un uomo. Stava piangendo. Una giovane fanciulla, che si trovava poco più lontano, sentendo l'uomo piangere, gli si è avvicinata. Lui si è subito asciugato il viso, come se avesse paura del giudizio della ragazza. Invece, lei gli si è seduta accanto, per condividere la sofferenza. Le ampolle erano tutte posizionate sul tavolo. Narsen le guardava assorto.

Amicizia.

Mano.

Onestà.

Rispetto.

Empatia.

"Creerò l'AMORE" esordì dopo qualche riflessione. E così fece. Lasciò, però, che fossero le persone a trovare il loro amore e che ne capissero la vera essenza, una volta che l'ebbe diffuso. Da quel giorno chiunque riuscisse a scoprirlo, poté colmare il suo vuoto, conoscere la vera felicità e,

nella vita,

dell'amore,

non volle più fare a meno.

LA FIABA DELE CINQUE ESSENZEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora