The Maze Runner - Jessica

{Mestieri}

" sai come uscire da quì?" Chiede indicando il labirinto; io lo guardo afflitta "lo saprei se fossi nella mia radura, per ognuno è diverso, cambiano le uscite ogni volta che qualcuno riesce ad uscire e sono comunque tutte diverse dalle altre. Apposta per non uscire scappare." Guardo il labirinto con un po' di malinconia. Forse un po' mi era mancato questo posto. Dopotutto ero e sono sola, la mia famiglia è morta e le uniche persone che ho sono mia sorella e quella che dovrei definire madre.
Mia sorella.
Lei è l'unica che mi manca.
"Perché sei di nuovo qui allora?" Chiede perplesso il capo. Lo ho identificato così Albi. " uno sfortunato incidente: stavo scappando dalle guardie quando entro nel l'ascensore, poi mi rendo conto che con questo si poteva solo salire verso il labirinto ma la guardia aveva già chiuso la porta e fatto partire la scatola. Mi è mancato questo posto dopotutto..."
Albi fa andare via tutti e poi chiama un ragazzo con gli occhi marroncini e i capelli biondo miele, una zappa in mano che mi squadra da capi a piedi mentre lui gli dice qualcosa, io sono un po' più in là da loro e quindi non sento cosa dice ma dopo che se ne è andato Albi il ragazzo con la zappa mi si avvicina " così sei scappata dalle guardie è finita in una radura dalla quale eri già scappata." Dice guardando nella stessa direzione dove stavo guardando io, verso il labirinto. Io annuisco e mi giro verso di lui a guardarlo " perché hai una zappa in mano?" Gli chiedo squadrandolo, io, adesso "sono uno spalatore, l'acoro nei campi. Anche tu devi trovare un lavoro. Devo sapere che quì ci sono tre regole: 1. Non picchiare o ferire fisicamente altri radurari 2. Fai la tua parte e non avrai problemi 3. Non andare M.A.I nel Labirinto. Ammenocchè tu non sia scelta come velocista." Chiarisce il biondino, io annuisco. Dopo questa breve discussione, mi porta a fare un giro della radura e mi spiega tutti i mestieri che proverò nei prossimi giorni, per vedere a quale sono più adatta: che brutto termine che è adatta. Bisogna adattarsi a qualcosa, adattarsi a vivere nella radura, adattarsi alle regole che dominano tutto e tutti, adattarsi non è vivere, è sopravvivere. Sopravvivere adattandosi e adattandosi sopravvivendo, le due cose si girano in torno non trovando mai via di uscita. La vita è fatta di cambiamenti costanti che devo essere pronta ad affrontare, ma affrontarli due volte significa proprio che alla 'vita' non è piaciuta la prima è me la fa rifare. Proprio come ora che mi sta facendo rifare l'avventura del labirinto.
Il giorno dopo:
Albi mi aveva fatto mettere in una camera del casolare da sola, per evitare conflitti. Era piccola ma rispetto alla vecchia radura dove dormivo a terra con il sacco a pelo, come tutti, è un vanto avere un tetto. Il giorno dopo faccio colazione con: un ragazzo riccioluto, in carne e di nome Chuck, il ragazzo asiatico, che ho scoperto essere l'intendente dei velocisti di nome Minho e con Newt.
Dopo mangiato vado a provare il lavoro dai medicali, nella mia vecchia radura curavo le ferite quindi dovrebbe essere il mio lavoro.
"Bene così, per me sei perfetta tra i medicali. Vedremo chi altro vorrà averti." Dice quando ho finito di curare Chuck; si era tagliato con una spina lungo il braccio ed io gli ho disinfettato il taglio, rimosso la spina e fasciato la ferita senza fargli male.
"Anche secondo è bravissima, tutti vorrebbero in infermiera come lei è non come quella testa di sploff di Jilbert." Conferma Chuck. Dopo vado al macello ma l'intendente dice che è meglio non affidarmi un lavoro dove devo uccidere animali. Io, anche se un po' arrabbiata per il fatto di aver detto che non sono capace, non mi lamento perché preferisco non ucciderli tutti i giorni tanti animali innocenti come lavoro.
Quando finisce la giornata, mangiando con Minho, Chuck e Newt; gli spiego il lavoro dai medicali e poi Minho inizia a fare battute su cosa fosse successo se io fossi stata presa per essere una infermiera
"Tutti malati e feriti ci troviamo!" Scherza lui, Newt sorride e Chuck ride, mentre io penso ancora a mia sorella, Katy.

712 parole