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                 SESSHOMARU

L'odore del suo sangue mi arrivò come una coltellata, insieme ad un altro odore che mi fece definitivamente capire quanto disperata fosse la situazione. Ma non ci credevo. Sicuramente il mio naso si sbagliava... Ero appena stato avvelenato, dopotutto... per forza ero indebolito...

Avanzai verso il corpo di Sara, e mi sembrò pallida. Troppo pallida. No, mi dissi, lei ha la carnagione chiara... È solo questo...

Mi ingonocchiai accanto a lei, allungai una mano vero l'elsa del pugnale che le spuntava dal petto, e reprimendo un brivido lo estrassi con un colpo secco.

Il sangue guizzò dalla ferita, ma non vi badai. Le poggiai una mano sul viso. Era freddo. La scossi leggermente, e la chiamai per nome ma non si mosse né mi rispose. Non mi curai neanche di questo, e la chiamai ancora una volta, sempre scuotendola, ma di nuovo non ottenni nessuna risposta... La mia parte più razionale e glaciale sapeva benissimo quale fosse la realtà, e se avessi dato retta a quella parte di me avrei potuto alzarmi e andarmene come se niente fosse... perchè gli umani sono deboli...

Peccato che il mio lato demoniaco fosse temporaneamente andato a farsi benedire.

Presi tra le braccia il corpo di Sara, e le parlai come se potesse sentirmi: «Non andartene, hai capito? Non lasciarmi amore mio...». Non mi resi conto delle lacrime che avevano iniziato a scendermi lungo le gote finchè una di esse non cadde sul viso di Sara. Ma come diavolo mi sono ridotto, pensai, a causa di questa donna umana...

Improvvisamente, mi venne in mente qualcosa a cui non avevo pensato inizialmente, preso com'ero dallo shock: adagiai la principessa a terra ed estrassi Tenseiga; mi concentrai al massimo... ma non vidi nessun demone dell'aldilà.
Impossibile, mi dissi, e feci un altro tentativo, ottenendo sempre lo stesso risultato. Non capivo cosa stesse succedendo... Non c'erano dubbi sul fatto che Sara fosse morta: cominciava già a puzzare di morto. Ma allora perché Tenseiga non reagiva?

Sentii il panico montare: se nemmeno la spada taumaturgica poteva riportarla indietro, significava che l'avevo persa per sempre... per sempre... Mi ero lasciato portare via il più grande tesoro che avessi mai avuto, e non c'era nulla che potessi fare per cambiare la situazione.

Le lacrime presero a scorrere di nuovo, stavolta in maggior quantità, e senza accorgermene mi ritrovai a singhiozzare come un bambino, stringendo sempre più convulsamente il corpo di Sara al mio petto. Perdonami amore mio... Perdonami...

Non riuscivo a pensare altro, perché era tutta colpa mia: se mi fossi accorto della spia, se le avessi impedito di tornare a palazzo e se non mi fossi fatto mettere con le spalle al muro come un idiota, forse Sara sarebbe stata ancora viva... Era tutta colpa mia... Maledizione!

I miei artigli le avevano strappato il kimono, tanto la stavo stringendo, e ormai non controllavo più nemmeno i singhiozzi e i gemiti che mi uscivano di bocca.

Ero disperato.

Un bagliore violetto si infiltrò improvvisamente tra le mie palpebre serrate. Aprii gli occhi e attraverso le lacrime vidi due di esse cadere sull'elsa del pugnale con cui Sara era stata uccisa. A quel punto il manico del pugnale brillò ancora, e sentii una voce chiamarmi.

"Sesshomaru... Sesshomaru..."

Tesi le orecchie, udendo quella voce,  pensando di esseremela immaginata... Per forza doveva essere così... ma poco dopo la sentii ancora.
"Sesshomaru... Aiutami, Sesshomaru..."

Sara.  Era la voce di Sara, non avevo dubbi al riguardo... solo che era impossibile: lei era morta. Lo sentivo dall'odore.

Che accidenti stava succedendo?

Ancora la sua voce.
"Aiutami..."
"Dove sei?" le chiesi con la voce della mente, sperando potesse sentirmi.

Fu così.
"Il pugnale... Il pugnale..."

Non riuscivo a capire. Cosa c'entrava il pugnale? Lo guardai. L'elsa brillava ancora... Improvvisamente, compresi, e che stupido ero stato a non capirlo prima! Sara non era morta, o meglio, lo era, ma la sua anima non era nell'aldilà bensì intrappolata nell'elsa dell'arma con cui le avevano tolto la vita. Per questo la gemma violacea brillava quando sentivo la voce di lei, e per questo Tenseiga non aveva reagito quando l'avevo puntata contro il corpo di Sara: l'anima non era lì.

Poggiando il corpo della principessa a terra ripresi la mia spada dal fodero, e la indirizzai verso la gemma. Questa volta li vidi, i demoni dell'aldilà, avvinghiati intorno al gioiello come serpi, probabilmente nel tentativo di strappare l'anima da lì e portarla via. Non glielo avrei permesso.

Vibrai un unico, potente fendente contro il pugnale. Si spezzò in due, e una luce biancastra ne fuoriuscì, andando a posarsi nel corpo di Sara, poi, tutto si fece immobile e silenzioso. 

La donna che amò SesshomaruDove le storie prendono vita. Scoprilo ora