ᴘᴀʀᴛᴇ sᴇᴄᴏɴᴅᴀ || 10 • 𝑷𝒂𝒏𝒊𝒄𝒐, 𝒂𝒊𝒖𝒕𝒐 𝒂 𝑮𝒓𝒆𝒆𝒏𝒘𝒂𝒍𝒌

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Si sedette sul bordo del letto, in silenzio.

Non aveva idea di ciò che lui stesse vedendo o che cosa stesse succedendo all'interno della sua mente in quel momento. Furlan gli aveva parlato di uno stato di coma, dove la vittima è impossibilitata a muoversi, a parlare, a vedere. Era completamente isolata dal mondo esterno, ogni senso era annullato... tutti tranne il tatto e - anche se Levi non ne era così sicuro - l'udito.

La notizia della comparsa improvvisa dell'imperatrice aveva presto fatto il giro dell'intero altopiano, allarmando le città e le persone che vi abitavano. Un clima di terrore e irrequietezza si era espanso in ogni dove come una macchia d'olio, perfino all'interno delle città le persone non riuscivano a sentirsi al sicuro.

Un'altra novità riguardava Zambrick: 2 giorni fa la città era riuscita a recuperare le proprie risorse assaltando il veicolo dell'Armata responsabile del furto, ma questo era stato possibile solo grazie alla cooperazione con la cittadina a lei adiacente, Greenwalk.

Il festival si sarebbe tenuto tra 3 giorni; il tempo necessario per riorganizzare ogni cosa.

Furlan era stato di poche parole sull'argomento, ma Levi sapeva quanto valore avesse per lui quell'evento.
Al momento si trovavano nella loro stanza; il proprietario aveva concesso loro la grazia di non fargli pagare nuovamente la stanza. Lui li compativa, comprendeva bene il loro stato d'animo, avendo perso la moglie alla stessa maniera.

Sbatté le palpebre, riacquistando lucidità. Lentamente avvicinò il palmo pallido al viso di Eren, senza osare sfiorarlo: vide la sua mano tremare per qualche istante, come preda del freddo.
La ritirò con un gesto di stizza, andando a premere con forza la propria pelle, utilizzando le falangi. Un placido tentativo di mettere in riga sé stesso, un modo per smettere di apparire così vulnerabile.

Nel sentire quel movimento brusco, gli occhi del dragonide si schiusero debolmente e osservarono con finzione la persona che avevano davanti.

«È inutile Levi... perché continui a provare?»

Il dolore lo pervase nel sentire le parole di Furlan. Erano così vere, eppure giurò che avrebbe trovato il modo di smentirle, fosse l'ultima cosa che avrebbe fatto nella sua vita.
Si afferrò il collo con rabbia, lì dove era impresso quel segno che pareva più una maledizione che un dono per lui.
Se veramente possedeva dei poteri, allora perché si rifiutavano di accorrere in suo aiuto?

«Perché non riesco a guarirlo? Con te ha funzionato, ma perché con lui no...?» disse con voce spenta, ma non triste.

«È stato colpito direttamente dall'imperatrice», mormorò Furlan, avvicinandosi al letto. «... Non sappiamo se il tuo potere è in grado di curare anche questo. Le altre persone erano vittima dei soldati, qui stiamo parlando della fonte del male più puro».

Rimase in silenzio, troppo braccato dalla frustrazione per potergli rivolgere la parola.
Non si era mai sentito tanto impotente come in quel momento.
Aveva provato, si era intestardito tutta la notte per cercare di curare Eren, ma non era bastato. Cos'altro poteva fare?

«Ci deve essere un modo», borbottò, guardandosi i palmi. «Forse esiste un'altra cura...»

«... Levi-»

«Non è possibile che l'unico modo per guarire uno sperduto sia ricorrere ad inutili poteri che non si mostrano quando ve ne è la necessità. Se esistesse un erba speciale? Una medicina...?»

«Se esistesse noi ne saremmo già al corrente. Anzi, tutto l'altopiano saprebbe della sua esistenza», scandì Furlan con irritazione.

«A meno ché non venga tenuta nascosta...».

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