𝑽𝒖𝒐𝒕𝒐

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Quando ho cominciato a provare questi sentimenti? Non lo so. Forse mi è servito del tempo per metabolizzare il tutto.  Nel profondo, nel mio intimo, però, penso che forse quelle dannate e meravigliose emozioni io le abbia iniziate a provare sin dal nostro primo incontro, sin dal nostro primo sguardo. Faccio un lungo respiro e metto una mano sugli occhi per coprirli. Adesso davanti a me c'è solo buio, per poco però perché ecco affiorare i ricordi.
:" Non sta funzionando" dico sottovoce.
All'apparenza sembra che io non possa vedere ma in realtà vedo tutto ciò da cui vorrei scappare. Non è la realtà, non è qualcosa che sta accadendo ora ma è come se lo fosse. Tolgo la mano e riprendo la penna.
Penso che sia giusto che io ricordi, anche se fa male, anche se ogni secondo in più che passo nelle acque tempestose del passato è come uno spillo che mi trafigge il cuore. Devo ricordare, voglio ricordare per l'ultima volta quello che mi è successo. Devo raccontare, voglio raccontare, ho bisogno di raccontare a qualcuno qual' è la verità, cosa si cela dietro al mio viso stanco, dietro ai miei occhi spenti, dietro a questo vuoto.
                                   ***
:" Maggie, vieni anche tu, ci divertiremo":" Non lo so, devo studiare, non posso permettermi di andare male"
lo so, sembra l'inizio di qualunque libro rosa ma credetemi la storia non è così banale e scontata come sembra.
:" E dai, promettimi almeno che ci penserai":" Va bene Amber" le dissi cercando di fare una faccia che sembrasse il più convincente possibile anche se avevo già presa la mia decisone. Quella festa non faceva per me: troppa gente che non conoscevo e poi Amber mi avrebbe sicuramente mollata non appena avesse incontrato un bel ragazzo.
:" Bene, concentrati, concentrati Maggie, ripetiamo ancora una volta" dissi tra me e me guardando le pagine sottolineate del libro d'Italiano. Girai la pagina.
:" Perfetto, anche questo dovrei ricordarmelo, il poeta in questo brano vuole chiaramente..."
Venni interrotta dal citofono
:" Amber, cosa ci fai qui?" dissi spiazzata dopo aver aperto la porta.
:" No, cosa ci fai tu ancora vestita così!"
:" Sto a casa, come dovrei essere vestita?" lei scosse la testa                                                                     :" Te ne sei dimenticata vero?"
:" Cosa vuoi dire?" dissi facendo finta di non capire a cosa si riferisse
:" C'è la festa sta sera"
:" Ah, giusto, la festa... vabbè che peccato, sarà per la prossima..." e riaprii la porta per invitarla ad uscire
:" No, assolutamente no" disse strillando
:" Tu ci vieni" guardò l'orologio:" Abbiamo tempo, forza, andiamo..." e iniziò a spingermi verso la mia camera
:" Non essere ridicola, ci vorrebbe un miracolo!"
:" Posso provare a farne uno" disse tirando su le spalle.
Amber era proprio una ragazza testarda, riusciva sempre a superare tutti i traguardi che si prefiggeva. La invidiavo molto per questo: io non ottenevo mai ciò che volevo, o meglio da lì a poco ce l'avrei fatta ma non andiamo di fretta, ci sono ancora molte cose che devono succedere e che vi devo raccontare.
:" Eccolo qui" disse tutta soddisfatta
:" Cosa?" dissi confusa
:" Il tuo miracolo" e mi fece avvicinare allo specchio, io annuii: non aveva tutti i torti, ero abbastanza presentabile considerando poi la condizione in cui ero prima
:" Andiamo!" ecco la nota dolente: quasi mi ero dimenticata del motivo per il quale mi stavo preparando.
:" Ragazze, guardate chi vi ho portato?!"
:" Maggie, che piacere vederti" dissero con un sorriso finto stampato in faccia
:" Ciao" non riuscii a dire altro: proprio non capivo come Amber potesse essere amica con loro.
:" Guarda chi c'è Amber?!" dissero con lo sguardo rivolto verso un ragazzo, anzi per l'esattezza non era semplicemente un ragazzo ma il ragazzo per cui Amber in quel momento aveva letteralmente perso la testa
:" Vado a parlarci!" disse entusiasta. Io cercai di incrociare il suo sguardo con il mio implorandola di non lasciarmi sola ma i suoi occhi erano già fissi su quel tizio.
I minuti passavano, le ore passavano e io, anche se ero accerchiata dalle persone mi sentivo dannatamente sola. Mano a mano le persone iniziavano ad andare via
:" Scusate ragazze, non è che mi potreste dare un passaggio?"
:" Tesoro, ci piacerebbe molto, ma siamo al completo, vai a chiedere a lei" disse una del gruppo indicando una ragazza poco distante da noi
:" Va bene" dissi non molto convinta: l'avevo incrociata tra i corridoi, ci avevo scambiato due chiacchiere ma niente di più. Non eravamo affatto in confidenza
:" Scusa, non è che mi potresti dare un passaggio?"
:" Mi dispiace, non posso. Non puoi chiedere ad Amber?"
:" Non so che fine abbia fatto"
:" Cercala, dovrebbe stare lì, dietro quegli alberi"
:" Ok" sbuffai e andai alla ricerca della mia amica. La chiamai più volte ma nulla
:" Amber!" strillai un'ultima volta ed essendo distratta inciampai contro un tronco e caddi
:" Merda" mi rialzai poco dopo e guardai l'ora: si era fatto veramente tardi ed era notte fonda. Scossi la testa: sarei dovuta tornare a casa a piedi. Dopo qualche minuto decisi di togliermi i tacchi perché altrimenti sarei tornata a casa all'alba e in più per poco non inciampai una seconda volta
:" Perfetto! Potrebbe andare peggio di così?!" neanche a farlo a posta sentii un tuono, poi un altro e infine ecco che iniziò a piovere a dirotto
:" Grazie, grazie d'avvero!" dissi sarcastica guardando il cielo
:" Mannaggia a me e a quando ho dato retta ad Amber, non sarei mai, mai dovuta andare a quella dannata festa!" continuai a lamentarmi e a dire cose non molto educate fino a quando non sentii una macchina in lontananza. Mi spostai per farla passare ma lei non mi superò: continuava a stare dietro di me. Mi batteva fortissimo il cuore
:" Cazzo, pure questa no, ti prego!" accelerai il passo ma inutilmente. Ad un tratto si mise di traverso impedendomi di proseguire per la mia strada, il finestrino si abbassò, io ero terrorizzata
:" Allora, che fai, sali o no?" disse il ragazzo al volante
:" No grazie"
:" E dai, piove e fa freddo"
:" Perspicace mi dicono"
:" Puoi continuare ad inzupparti e sfottermi o entrare in macchina, a te la scelta. Ah ho anche i sedili riscaldabili tra parentesi"
Una parte di me voleva scappare, correre via ma un'altra, quella che predominava mi diceva che potevo fidarmi di lui. La mia mano si mosse da sola, aprii lo sportello e mi fiondai dentro l'auto. Chiusi gli occhi godendomi quella bellissima sensazione di tepore
:" Cazzo, ma che ti è successo!"
Mi do un'occhiata guardando nello specchietto, non aveva tutti i torti, le mie condizioni erano pessime: tutto il trucco era colato, i miei capelli erano tutti spettinati e il mio vestito sporchissimo. Divenni tutta rossa
:" Forse è meglio se vada, ti sto bagnando e sporcando tutta la macchina"
:" Ma cosa dici" disse bloccandomi la mano che stava per aprire lo sportello
:" I sedili si puliscono, il mio problema è se ti dovessi perdere o ti dovesse succedere qualcosa"
:" E cosa te ne importa? Neanche mi conosci"
Lo guardai: era alto, occhi celesti e aveva anche un piccolo diamante all'orecchio la cui luce veniva riflessa dai fari delle altre macchine. Diete un po' d'ordine ai capelli marroni del ciuffo che gli stavano andando davanti agli occhi
:" Piacere, Dylan" disse e mi porse la mano
:" Maggie" me la strinse
:" Cazzo che mani piccole che hai!"
:" Sono le tue ad essere enormi" dissi non riuscendo ad evitare una risata
:" Le mie sono delle comunissime mani degne di un maschio alfa" alzò le spalle facendo un sorrisetto e poi continuò
:" Bene, adesso che ci conosciamo secondo il tuo ragionamento posso preoccuparmi di te, giusto?" scossi la testa e scoppiammo a ridere all'unisono
:" Dove la porto signorina?" gli dissi la via
:" Si parte allora" mise in moto e fece una manovra strana e a mio avviso anche molto complicata per uscire da quella posizione assurda in cui si era messo poco prima per bloccarmi il passaggio
:" Perché continui a guardarmi le mani?"
:" Non sto guardando le tue mani!"
:" Ah no, e allora cosa?"
:" Sto guardando le mosse che fai col volante"
:" Sì, sì certo"
:" No, veramente, anche io vorrei saper fare queste cose" dissi con un cenno di malinconia ripensando a quanto ero imbranata con la macchina
:" Da quant'è che hai la patente?"
:" In realtà ancora non ce l'ho, dovrei fare l'esame ma decisamente non sono ancora pronta"
:" Ma allora di che cazzo stai parlando!" disse ridendo e poi continuò
:" Ci vuole tempo, tanto tempo per imparare, non puoi capire quanti muretti ho preso o quante persone stavo per fare secche all'inizio!"
:" Credimi, io sono veramente impedita"
:" Lo vedremo"
:" In che senso?"
:" Domani ti porto a guidare e vedremo quanto sei scarsa"
:" Hai una bella macchina, non voglio rovinartela"
:" Non lo farai" mi stupì molto la sicurezza con cui disse quella frase
:" Merda!"
:" Che c'è?"
Mi ripresi dai miei pensieri e vidi che la strada era bloccata da un tronco che era caduto a causa del forte vento. Guardai il suo viso sperando che gli venisse in mente qualche idea, gli si illuminarono per qualche secondo gli occhi. L'aveva trovata
:" Dovremmo allungare troppo, non arriveremo mai a casa tua"
:" Cosa proponi di fare? Non possiamo dormire in macchina" dissi ridendo
:" Certo che no" girò a sinistra
:" Allora dove stiamo andando?" chiesi curiosa e anche un po' ansiosa, non mi piacevano le cose non programmate
:" A casa mia"
:" Dai, fai il serio!" lui mi guardò e mi fece capire che lo era
:" Non penso sia una buona idea"
:" Io penso proprio di sì invece. Dai rilassati, non per forza devi avere tutto sotto controllo" si parcheggiò. Io aprii la bocca per ribattergli, non potevo stare a casa sua, assolutamente no: prima di tutto lui era un ragazzo, non potevo dormire a casa di un maschio che in più non conoscevo nemmeno, poteva farmi del male, persino uccidermi. Poi non mi ero portata nulla con me e dovevo decisamente farmi una doccia e cambiarmi visto che avevo più fango addosso che globuli rossi. Iniziai a farfugliare qualcosa ma lui scese dalla macchina per poi aprirmi la portiera
:" Forza, andiamo"
:" Ma io veramente..."
:" E dai, ti puoi fidare" mi mise una mano sulla spalla: ancora adesso non so spiegarlo a parole ma quel contatto fece scaturire qualcosa in me, tranquillità, pace, non riuscii a fare nient'altro se non seguirlo
:" Aspettami qui" iniziai a giocherellare con i capelli per evitare di andare totalmente in ansia: dove stava andando?
:" Ti sono mancato?" sobbalzai sorpresa dal suo ritorno improvviso
:" Cazzo, non volevo spaventarti" si avvicinò a me
:" Tutto bene?" chiese preoccupato
:" Sì, sì ero solo immersa nei miei pensieri"
:" Pensavi che stessi progettando un piano per ucciderti?" accennai un sorriso
:" Forse" effettivamente non posso negare di averci pensato
:" Ti ho portato gli asciugamani e una felpa da poter mettere invece del vestito sporco"
:" Grazie" dissi sorpresa
:" E di che, a noi assassini piace uccidere le persone quando sono pulite" mi fece l'occhiolino
:" Che stupido che sei"
:" Il bagno è lì" mi indicò una porta bianca
:" Allora vado"
:" Se vuoi ti faccio compagnia"
:" No grazie, magari un'altra volta"
:" Va bene, ci conto però eh"
:" Ok, mentre tu conti io vado" rise anche se la mia battuta era decisamente pessima, forse lo fece per farmi piacere o chissà magari l'aveva veramente divertito.
:" Ti sta leggermente grande" disse ridendo guardandomi con la sua felpa
:" Dici?" feci roteare le mani sommerse dal tessuto per far muovere il pezzo delle maniche che era in più
:" Ma esattamente che fine hanno fatto le tue braccia?" rise. Si avvicinò e toccò la parte inferiore della manica che era tutta molla
:" Ah eccole" disse finalmente arrivato al punto un cui c'era il mio braccio
:" Sei troppo piccolina"
:" Sei tu ad essere troppo grande" gli ribattei sbadigliando
:" Direi che sei stanca, vai a dormire"
:" E tu cosa fai?"
:" Aspetto che ti addormenti per ucciderti" mi fece l'occhiolino, io risi divertita. Mi avvicinai al divano ma lui mi bloccò stringendomi deciso ma anche con dolcezza i fianchi
:" Dove vai?"
:" A dormire" alzai le spalle
:" Non ci pensare proprio, vieni nella mia stanza" con una mossa fulminea mi prese in braccio
:" Lasciami!" dissi ridendo ma poi quando mi posò a terra fui assalita dalla paura: che volesse... i miei pensieri vennero interrotti dalla sua voce
:" Tranquilla, io vado a dormire sul divano" disse accarezzandomi la guancia, probabilmente ero sbiancata dalla paura. Gli sorrisi un po' in imbarazzo
:" Buona notte allora"
:" Ormai è giorno in realtà"
:" Hai ragione" dissi ridendo.
:" Dormito bene?"
:" Sì, il tuo letto è molto comodo" dissi soddisfatta e poi riflettei un attimo
:" Mi dispiace" dissi triste
:" Di cosa?" chiese non capendo a cosa mi riferissi
:" Che tu abbia dovuto dormire sul divano, riuscivi ad entrarci almeno?" insomma lui era molto alto e il divano non sembrava essere così spazioso
:" Sì, più o meno. Tranquilla riesco ad entrare ovunque io" mi fece l'occhiolino e accennò un sorrisetto. Alzai gli occhi al cielo afferrando il doppio senso
:" Non ti devi dispiacere, veramente. Sono un po' tutto incriccato ma ne è valsa la pena, insomma avevi già passato una brutta serata almeno ti meritavi di fare una bella dormita" mi accarezzò la guancia
:" Grazie" dissi non riuscendo a trattenere un sorriso: non mi conosceva da tanto, eppure era stato così premuroso con me
:" Non mi devi ringraziare" i suoi magnetici occhi celesti fissarono i miei poi tutti e due distogliemmo lo sguardo non capendo cosa ci fosse successo
:" Caffe?"
:" Assolutamente"
:" Aspetta ti prendo anche dei biscotti" dopo averli poggiati sul tavolo si sgranchì la schiena
:" Vuoi che ti faccio un massaggio?"
:" Magari" disse sorridendo. Si girò e io iniziai a massaggiare le sue grandi spalle. Non sapevo esattamente se lo stessi facendo bene o meno, insomma non ero abituata a fare queste cose
:" Maggie perché ti devi sempre mettere in questi casini" dissi tra me e me. I miei rimproveri vennero interrotti
:" Cazzo, sei proprio brava" feci un respiro di sollievo e iniziai a sciogliermi un po'.
Mi mise tra le mani una sua felpa pulita e dei pantaloni della tuta che però erano decisamente troppo piccoli per essere suoi. Ecco lo sapevo, aveva una ragazza
:" Questi sono di mia sorella, dovrebbero andarti più o meno" sorrisi e scossi la testa pensando al fatto che con il ragionamento di prima stavo andando decisamente fuori strada
:" Forza, vatti a preparare"
:" Perché? Dove andiamo?" chiesi confusa
:" Ma come dove andiamo?! Ti porto a guidare ovviamente"
:" Non credo sia una buna idea, penso che tu ci tenga a non avere infarti e a non ammaccare la macchina"
:" Non succederà nulla di tutto ciò" disse sicuro alzando le spalle
:" Credimi..." iniziai a dire ma lui mi interruppe
:" Vai" e mi spinse dentro al bagno così che io potessi prepararmi
:" Eccoci qui" disse scendendo dalla macchina
:" Qui non passa mai troppa gente, è il posto perfetto per esercitarsi" si andò a mettere sul sedile del passeggero e io andai nell'altro con le gambe tremolanti: avevo paura di fare qualche danno irrimediabile
:" Dai, metti in moto" feci come mi aveva detto
:" Ora vai avanti" la macchina si iniziò lentamente a muovere
:" Vedi, non sta succedendo nulla di tragico, metti la seconda" feci un sospiro per cercare di calmarmi e continuai a guidare
:" Fermati che dobbiamo dare la precedenza" annuii
:" Ora puoi ripartire" ci provai ma ecco che mi si spense la macchina
:" Lo sapevo che sarebbe andata a finire così, sono negata, assolutamente negata!" dissi dando un pugno al volante per la frustrazione:" Io non so guidare, non c'è niente da fare, mi impegno ma..."
:" Hey, guardami"
:" No" dissi girandomi dall'altra parte visto che mi erano diventati gli occhi lucidi. Dolcemente mi prese il volto con le mani e lo portò verso di sé
:" Non è successo nulla, capito"
:" Sì invece" mi asciugò una lacrima
:" Ti si è solo spenta la macchina, sai quante volte mi succede. Stavi andando bene, non lasciare che un piccolo sbaglio rovini tutto, ok?" annuii
:" Ora fai un bel respiro, riparti e soprattutto smetti di piangere"
:" Non volevo farlo, è solo che mi dispiace"
:" Per cosa? Non hai fatto neanche un graffietto alla macchina"
:" No, intendevo dire che mi dispiace perché non volevo piangere, è che...":" Non provare neanche a scusarti per questo, hai fatto bene a sfogarti e poi sei bellissima anche quando piangi" sorrisi.
Lui mi fissò:" Che c'è?"
:" Sei ancora più bella quando ridi"
:" Ma smettila"
:" E' la verità" alzò le spalle, io gli sorrisi tutta rossa per l'imbarazzo. Per sdrammatizzare disse
:" Dai, fammi una bella partenza" ci provai e la macchina iniziò a muoversi
:" Perfetta" annuì con la testa. Questa sua frase mi diede molta forza. Mi insegnò molte cose: facemmo curve, sorpassi, cambio di marce fino a che lui disse
:" Fermati qui a questo parcheggio" feci come mi aveva detto
:" Vedi che sei brava" aprii la bocca perché volevo ricordargli alcuni sbagli che avevo commesso ma lui mi fermò appoggiando un dito sulle mie labbra
:" Non provare nemmeno a ribattere, ho la patente da un po' e so riconoscere quando qualcuno guida bene. Sei troppo severa con te stessa" non aveva tutti i torti, effettivamente volevo sempre fare tutto alla perfezione e non mi perdonavo mai neanche un minimo sbaglio
:" Hai ragione" gli si illuminarono gli occhi
:" Stai seriamente ammettendo di essere brava?!"
:" No, intendevo che sono troppo severa con me stessa" risi per il malinteso che si era creato
:" Dai! Ci speravo" disse ridendo anche lui.
:" Devo girare qui, giusto?"
:" Sì, esatto"
:" Bene, eccoci arrivati" si parcheggiò davanti casa mia
:" Allora ciao, grazie di tutto" ok era un saluto stupido ma non sapevo cos'altro dirgli: non ero mai stata brava negli adii
:" Grazie a te per avermi fatto compagnia" mi sfiorò la mano, ci guardammo negli occhi, eravamo come ipnotizzati l'uno dell'altra.
La sua macchina si allontanò sempre di più. Non sapevo proprio il motivo per il quale avevo uno stupido sorriso da ebete sul volto, ok forse in realtà lo sapevo. Andai a guardarmi allo specchio e poi realizzai
:" Ma ho ancora la sua felpa, e ora come faccio?!". Gli mandai un messaggio il più velocemente possibile così che lui potesse tornare visto che non si era allontanato di molto e riavere così la sua roba. Mentre guardavo lo schermo del cellulare il cuore mi batteva a mille
:" Maggie, vuoi solo restituirgli i vestiti, non c'è nessun altro motivo per il quale vuoi che venga..." cercai di convincere me stessa ma invano. Lo schermo si illuminò e io sobbalzai. Feci una smorfia quando vidi che non era ciò che mi aspettavo, fui delusa: non era Dylan ma Amber. Lessi il suo messaggio e sospirai
:" Un'altra festa, non ci posso credere!" le dissi che non potevo ma lei non era una ragazza che accettava facilmente i no. Mi intimò che sarebbe venuta da me e che mi avrebbe portata con la forza come aveva fatto ieri così a malincuore dovetti accettare. Lo schermo si illuminò di nuovo
:" Cosa vuole ancora Amber!" dissi frustrata ma poi eccolo di nuovo: quello stupido sorriso era tornato appena avevo visto da chi veniva la notifica.
:" Non ti preoccupare, tienili tu finchè non ci rivedremo"
:" Quindi mi vuole rivedere!" dissi iniziando a saltellare come una matta.
:" Dai Maggie, prendine un altro" disse Amber porgendomi un drink
:" Non lo so, non voglio esagerare" in effetti già mi stava girando molto la testa
:" E dai divertiti!" fece un attimo di pausa e poi continuò
:" Guarda chi c'è!" disse indicando il ragazzo con cui era stata durante l'altra festa
:" Ti lascio un attimo da sola" sapevamo entrambe che non sarebbe mai tornata. Decisi di bere il drink per passare il tempo e cercare di alleviare la sensazione di noia e di rabbia che provavo: possibile che tutti avessero trovato un gruppetto con cui stare mentre io ero lì, sola?
:" Guarda chi si rivede" sobbalzai sulla sedia sulla quale mi ero messa non essendo più in grado di stare in piedi. Mi voltai di botto, mossa molto poco saggia visto che la testa iniziò a girarmi ancora più forte: era Tom, quel viscido Tom. Rabbrividii provando anche solo a contare tutte le ragazze con cui era stato e che aveva tradito
:" Noto che sei sola" non risposi, chiusi gli occhi sperando che tutto questo fosse solo un incubo:" Posso farti un po' di compagnia se ti va"
:" Merda" pensai tra me e me
:" Forza, vieni, ti porto in un posto più appartato" mi prese per i fianchi e mi fece alzare di forza mentre io cercavo di tenermi ancorata alla sedia con le mani
:" No, non mi va"
:" Ma certo che ti va" disse con tono severo. Puntai i piedi a terra ma lui con pochissimo sforzo mi trascinò in avanti. Il cuore mi batteva a mille, ero davvero finita, non ce l'avrei mai fatta da sola. Mi guardai intorno sperando di incrociare lo sguardo di qualcuno che potesse aiutarmi ma tutti erano distratti, nessuno voleva tirarmi fuori da quello schifo
:" Non ha sentito cosa ti ha detto?" disse una voce familiare
:" Ma che cazzo vuoi, amico è meglio se..." iniziò a intimidirlo Tom. Non riuscì a finire la frase perché gli arrivò un bel pugno in faccia, no, forse erano due, ok non riuscii a contarli tutti
:" Maggie, tutto bene?" disse Dylan cingendo le sue braccia muscolose intorno a me per sorreggermi e anche per proteggermi: come se avesse avuto paura che da un momento all'altro Tom si sarebbe rialzato e mi avrebbe fatto del male
:" No" fu l'unica cosa che gli riuscii a dire
:" Cosa posso fare? Vuoi che ti porti dell'acqua, ti vuoi sedere, vuoi..."
:" Dylan, ti prego portami a casa" dissi tra un singhiozzo e l'altro
:" Certo, certo andiamo" fece un secondo di pausa:" Riesci a camminare?" scossi la testa
:" Non ti preoccupare, ci penso io". Con delicatezza, cercando di non sballottolarmi troppo mi prese in braccio e con passo svelto mi portò nella sua macchina
:" Eccoci" disse dopo avermi appoggiata sul sedile. Mi allacciò la cintura.
:" Dylan" sussurrai con un filo di voce
:" Dimmi" si girò verso di me tutto preoccupato                                                                                          :" A casa mia non c'è nessuno, i miei sono partiti da un po' di giorni, non voglio rimanere da sola"
:" Se ti può far stare meglio possiamo andare a casa mia" annuii.
:" Ti ho preso una felpa, riesci a cambiarti?"
:" No, non puoi aiutarmi tu?"
:" Se fosse per me io lo farei subito ma non mi sembra una buona idea"
:" Perché no?"
:" Ne riparleremo domani quando sarai sobria. Dai vai in bagno, ci vogliono due minuti"
:" Va bene, però tu non te ne andare"
:" E dove dovrei andare?! Tranquilla, non mi muovo da qui" la sua risposta mi sembrò convincente così andai verso il bagno barcollando.
:" Come ti senti?" chiese appena uscì dalla porta
:" Non riesco a mettere una manica" dissi ridendo totalmente a caso
:" Aspetta, ti aiuto". Mise una mano sotto il tessuto e allargò un po' la felpa così che io potessi infilare il braccio più facilmente. La sua mano per uscire toccò la mia pancia e io sobbalzai
:" Hey tranquilla, non voglio farti del male" disse accarezzandomi la guancia:" Non ti farei mai nulla... o meglio non senza il tuo consenso" annuii e lo abbracciai. Non so perché lo feci, quando ero ubriaca facevo tutto quello che mi passava per la testa senza filtri e senza dare ascolto alle mie solite paranoie. Mi strinse forte e mi toccò dolcemente i capelli
:" E' meglio se vai a dormire adesso" mi diete un bacio sulla fronte
:" Non voglio dormire da sola"
:" Mi piacciono molto le idee che ti vengono quando sei ubriaca, davvero, ma non posso"
:" Sì invece, ti prego, mi gira tutto, sto una merda e ho paura che Tom torni. Ho bisogno di te" lui mi guardò intensamente e pose il mento sulla mia testa
:" Va bene, però prometto che farò il bravo"                                                                                                         :" Io non so se farò la brava" dissi ridendo e facendogli la linguaccia
:" Certo che la farai" disse prendendomi delicatamente per i fianchi e portandomi verso la sua camera.
:" Il tuo letto è veramente morbido" dissi tutta eccitata buttandomici sopra, poco dopo me ne pentii. Chiusi gli occhi, tutto attorno a me girava forsennatamente. Era come se mi trovassi dentro una lavatrice proprio mentre stava compiendo la centrifuga, o come se stessi facendo il giro della morte su una montagna russa.
:" Cazzo, non devi muoverti così di fretta" si avvicinò a me
:" Mi gira tutto fortissimo, è come se mi trovassi dentro ad un tornado. Sono come Dorothy":" Chi è? Merda, stai delirando. Sicura di non essere anche fatta oltre a essere ubriaca?"
:" Non sto delirando, sei tu ad essere un ignorante. Dorothy è quella del mago di Oz... dai la ragazza con le scarpette rosse"
:" Certo, come ho fatto a non pensarci!" disse sarcastico
:" Tu sei lo spaventapasseri"
:" Perché?" chiese curioso
:" Perché sei uguale e poi ho sempre scippato lo spaventapasseri con Dorothy"
:" Cosa vorresti dire?" fece uno di quei suoi dannati e affascinanti sorrisetti
:" Che spaventi gli uccelli" mi misi a ridere immaginando la scena anche se era ovvio che lui non mi avesse chiesto quello
:" Non me ne frega nulla degli uccelli, basta che non spavento le passere e per me va bene tutto". Si morse il labbro, io rimasi qualche secondo immobile a fissarlo con gli occhi socchiusi. Era davvero bello, troppo bello quella notte.
:" Che ti prende, non ti sarai offesa per la battuta spinta spero" rise e io lo seguii a ruota poi però feci una smorfia.
:" Che hai?"
:" Devo vomitare" dissi con un filo di voce tutta preoccupata di sporcargli le candide lenzuola
:" Aspetta" mi prese in braccio e in un lampo fummo vicino alla tavoletta del water, una scena molto romantica direi. Mi tenne i capelli e ogni volta che mi lamentavo per quanto mi sentivo male lui mi dava forza tenendomi la mano e dicendomi che tutto sarebbe finito presto.
Ero esausta, lui mi accarezzo la guancia e mi prese tra le sue possenti braccia. Ritornammo nella sua camera:" Ora cerca di dormire piccolina" disse rimboccandomi le coperte. Avrei voluto dirgli molte cose: che gli ero grata per tutto quello che aveva fatto per me, volevo ringraziarlo per essere stato così paziente. Le uniche cose che le mie poche forze mi concessero di fare furono annuire e accoccolarmi a lui.
:" Brutto il post sbornia eh" disse mentre addentava un biscotto
:" Puoi dirlo forte" mi massaggia la tempia e poi aggiunsi:" Scusa per ieri"
:" Che vuoi dire?" aggrottò la fronte
:" Ho dei ricordi sfocati e confusi ma penso proprio di averti dato del filo da torcere" presi una ciocca dalla mia chioma scura e inizia a girare i lunghi capelli intorno al dito, cosa che facevo molto spesso quando ero a disagio
:" Ah, intendi quando nel cuore della notte ti sei svegliata e ti ho dovuto tenere con la forza perché volevi dondolare sul lampadario o quando mi hai letteralmente molestato. Ah no, forse intendi..." lo interruppi, ero paonazza per la vergogna
:" Davvero ho fatto tutte queste cose, non puoi capire quanto mi dispiace, forse è meglio se vada" mi alzai dal tavolo dove stavamo facendo colazione, l'aria si era fatta veramente troppo pesante
:" Ma dove vai, aspetta" disse bloccandomi il polso con la mano per fermarmi
:" Non ti sentire in imbarazzo, è stato anche divertente in alcuni momenti"
:" Sono gli altri che mi preoccupano"
:" Gli altri se proprio vuoi saperlo sono stati molto eccitanti. Quando mi sei salita sopra diciamo che non mi è dispiaciuto" cercai di sforzarmi e in effetti mi tornarono alla mente dei ricordi confusi: gli ero letteralmente saltata a dosso e tolto la maglietta. Non potei non pensare a quegli addominali scolpiti. Arrossii ancora di più: avevo dei piccoli flash nei quali le mie mani erano sui suoi pantaloni, che gli avessi tolto anche quelli?
:" Sei stata brava comunque, ottima performance" disse facendomi l'occhiolino. Avevo veramente fatto quello che pensavo? Impallidii.
:" Ti senti bene?"
:" Non proprio, io non... non pensavo di essere arrivata a tanto. Mi ricordo di averti un po' stuzzicato ma non pensavo di...insomma hai capito" alzò le spalle. Il cuore mi batteva all'impazzata. Feci un lungo respiro: abbracciai le gambe e le strinsi al petto facendomi piccola piccola.
Sentì un botto: Dylan si era alzato dalla sedia facendo un grande fragore e si era precipitato accanto a me:" Guardami"
:" Mi vergogno troppo per quello che ho fatto" la mia voce era ovattata visto che la mia testa era nascosta dalle gambe che usavo come scudo. Con delicatezza mi prese il volto tra le mani e me lo fece alzare
:" Non è successo nulla"
:" Sì invece, io... io da ubriaca faccio cose strane, cose che da sobria non farei ma non mi ero mai spinta a tanto. Sono una poco di buono"
Lui mi guardò: i suoi occhi celesti erano colmi di dolcezza
:" Tu pensi di essere una poco di buono?"
:" Sì"
:" Non lo sei. Hai ragione tu, mi hai solo un po' stuzzicato ma non abbiamo fatto nulla, tu non volevi fare nulla e anche se tu avessi voluto io non te lo avrei lasciato fare"
:" Allora perché mi hai fatto credere diversamente?" ero assolutamente confusa
:" Perché volevo farti vedere quanto ti soffermassi più su quello che dicono gli altri che su ciò che pensi tu. Piccola in cuor tuo eri convinta di non aver fatto nulla, poi io ti ho detto il contrario e hai creduto più a me che al tuo cuore. Sei così dannatamente forte, intelligente e bella però ti fai influenzare dai tuoi demoni. Da quella vocina che ti dice che non sei abbastanza, che non puoi farcela. Tu puoi farcela, puoi avere tutto ciò che desideri" mi strinse forte a lui: sarei potuta rimanere così per sempre.
:" Mettiti a sinistra"
:" Perché?" chiesi curiosa
:" Perché quindi tu fino a casa"
" Ma..." iniziai a ribattere
:" Non dare ascolto a quelle vocine, puoi farcela". Feci un respiro e ceraci di mettere in silenzioso tutti i pensieri negativi che avevo in testa.
:" Valutazione della guida" disse non appena mi ero accostata:" La macchina è intatta, il cambio delle marce è stato fluido, ti sei fermata a tutti gli stop e hai dato la precedenza quando serviva. Il passeggero non riporta graffi né ferite ed è assolutamente fiero della sua allieva"
:" Grazie, effettivamente poteva andare molto peggio" dissi tutta sorridente:" Se aspetti un attimo vado a prendere la tua felpa così te la ridò"
:" No, tienila tu, così ti ricorderai di me" i suoi occhi erano cupi, come se delle nubi scure avessero coperto il limpido cielo che era racchiuso nelle sue orbite.
:" Tieni, voglio che tu abbia anche questa" si tolse la collana d'oro e me la porse
:" Non posso accettare"
:" Sì invece" con dolcezza me la posò sulla mano e chiuse le mie dita, come se avesse paura che potesse sfuggirmi, che potessi in qualche modo perderla. Il mio cuore batteva all'impazzata.
:" Tra tutte le ragazze che ho conosciuto tu sei stata sicuramente l'unica che porterò per sempre nel mio cuore. Sei forte e determinata, non dimenticarlo mai" mi accarezzò la guancia e mi sussurrò all'orecchio:" E anche così dannatamente bella".
Scendemmo dalla macchina:" Vieni qui" mi abbracciò forte, io chiusi gli occhi: stava succedendo qualcosa di strano ma non capivo cosa. Decisi di non pensarci e di godermi quella bellissima sensazione di essere avvolta dalle sue braccia.
:" Allora ci vediamo presto" lui annuì e rientrò in macchina.
Decisamente aveva avuto un comportamento strano: chissà forse era stanco oppure gli era preso un momento di malinconia: una cosa era certa le sue parole mi avevano colpito nel profondo:" Posso farcela" ripetei a me stessa.
Passarono i giorni ma di Dylan nessuna traccia: nessun messaggio.
:" Potrei provare a scrivergli io" dissi tra me e me. Senza pensarci digitai con foga sulla tastiera.
:" Maggie vieni, guidi tu oggi per andare a scuola"
:" Arrivo mamma"
Va bene, lo ammetto avevo mentito: i miei non erano veramente partiti ma è come se lo fossero. Erano così distanti, così indaffarati: mi sentivo sola a casa.
Guardai un'altra volta lo schermo: niente. Feci un sospiro e presi lo zaino da terra.
:" Mi raccomando Maggie, non sfasciarmi la macchina" scossi la testa: diciamo che mia madre riusciva sempre a dire delle frasi per mettermi a mio agio.
:" Che stai aspettando, gira!"
:" Forza Maggie la vogliamo mettere questa terza!"
:" Ecco, per poco non andavi a dosso a quella macchina".
Ogni volta che mi diceva queste frasi cercavo di mantenere la calma, facevo un bel respiro e continuavo a ripetermi:" Posso farcela".
Mi fermai allo stop e guardai davanti a me: ero praticamente arrivata a scuola, mancava poco ormai ma ecco che mi si spense la macchina.
:" Non ci posso credere, l'hai fatta fermare! Sei un caso perso e pensare che io e tuo padre stiamo spendendo una fortuna per farti prendere questa patente! Basta, forse è il caso di ritirarti, non riuscirai mai a prenderla. Sei troppo imbranata, sono giorni che..."
Non riuscivo a trattenere le lacrime. Agii d'istinto: scesi dalla macchina e corsi via.
Mi fermai davanti scuola col fiatone: grazie al cielo ero arrivata presto e nessuno aveva visto la mia scena pietosa.
Guardai il cellulare, ancora niente. Sospirai tra un singhiozzo e l'altro:" Dove sei Dylan? Se fossi qui con me ora sarebbe tutto diverso".
Mi sedetti sul marciapiede e mi tengo la testa con le mani.
:" Maggie, oggi a scuola mi sei sembrata diversa" disse Amber stravaccata sul mio letto. Alzai le spalle
:" Insomma ultimamente di avevo vista più felice del solito mentre ora... ora mi sembri più triste di prima"
:" E' una lunga storia"
:" Cosa aspetti allora, raccontamela!" si avvicinò a me.
Non avevo voglia di parlarne ma allo stesso tempo sentivo il bisogno di sfogarmi con qualcuno e poi Amber aveva decisamente molta più esperienza di me sui ragazzi, forse poteva darmi dei consigli, degli aiuti.
:" Ecco, questo è tutto" dissi dopo aver raccontato tutto d'un fiato ciò che era successo in quei giorni. Lei mi fissò: conoscevo bene quello sguardo. Sapeva qualcosa ma non riusciva a trovare le parole giuste.
:" Forza, vieni con me, ti porto da una persona" aggrottai la fronte, provai a ribattere ma lei fu più veloce di me a parlare
:" Fidati di me, vuoi guidare tu?"
:" No grazie, mi sono presa un periodo di pausa dalla guida"
:" Come preferisci"
Il tragitto fu silenzioso e io avevo molta ansia: dove mi stava portando?
:" Eccoci"
:" Ma questa non è casa di tua zia?"
:" Esatto, voglio che tu le parli e le racconti ciò che ti è successo" pose la sua mano sulla mia ma io mi ritrassi
:" Amber ma sei impazzita?! Non ho intenzione di raccontare a una sconosciuta i miei fatti privati, con tutto il rispetto per tua zia"
:" Fidati, lei ha affrontato la tua stessa situazione"
:" Ok, non conosco bene Dylan ma non penso che gli piacciano le cinquant'enni, senza offesa per tua zia"
:" Non intendo con Dylan, ma con uno della sua stessa specie" mi girava la testa, cosa diavolo stava farneticando la mia amica?
Non c'era nulla da fare: quando voleva una cosa diventava impossibile opporsi. Mi tirò con la forza fuori dalla macchina e in men che non si dica mi ritrovai seduta sul divano di sua zia.
:" Allora cara, raccontami cosa ti è capitato" disse la donna mentre accarezzava il suo gatto bianco. Feci un respiro e mi guardai in torno, cercavo una via d'uscita ma non c'era: ero in trappola. Raccontai cosa mi era successo senza entrare troppo nei dettagli: insomma alcune cose erano troppo private e decisamente mi vergognavo a raccontarle a una perfetta sconosciuta.
Si tirò su gli occhiali che gli stavano scivolando dal naso. Erano veramente particolari: tutti neri e si allungavano formando una sorta di punta sulla parte finale che era unita alle asticelle.
Scosse la testa dispiaciuta, guardò sua nipote:" I segnali sono quelli"
Posò lo sguardo di nuovo su di me:" Ti prego, dimmi che non aveva gli occhi celesti"
:" Sì, perché?" non ci stavo più capendo nulla
:" Tesoro mio, quello che hai incontrato non era un ragazzo"
:" Ho tanti dubbi, tante domande ma su questo aspetto assolutamente no, sono sicura che fosse un ragazzo"
:" Fammi finire cara. Lo so, quello che ti sto per dire ti sembrerà assolutamente assurdo, ci sono passata anche io e all'inizio non ho creduto a una minima parola di quello che mi è stato detto" fece un respiro profondo:" Ci sono momenti nella nostra vita dove siamo a pezzi, non sappiamo come andare avanti, ci sentiamo persi. Ecco in questi momenti nei quali siamo lì fermi immobili. Quando non riusciamo a proseguire la strada della nostra vita arriva in nostro aiuto un angelo. Lui ci ricarica, ci dà la forza di ripartire, di ricominciare a vivere"
:" Se è veramente come dice lei, dov'è ora il mio angelo?" non potevo credere di star affrontando una conversazione così assurda e priva di senso
:" Non tutti gli angeli sono per sempre. Alcuni stanno con noi per un periodo ma poi se ne vanno..." gli si incrinò la voce, una lacrima gli rigò il viso.
Ero diventata pallida come le pareti bianche del salone, corsi fuori dalla casa: era come se le mura mi stessero schiacciando. Avevo bisogno di riflettere, avevo bisogno di stare sola.
:" Maggie, per favore aprimi. Sono giorni che non esci di casa"
Amber non aveva tutti i torti. Quel momento che mi ero presa per fare chiarezza nella mia mente erano diventati minuti, ora, giorni.
:" Maggie lo sai che se non mi apri tu riuscirò a trovare un modo per venire da te comunque". Scossi la testa e la feci entrare: quella ragazza una volta era persino entrata dalla finestra perché voleva parlarmi.
:" Forza, ti aiuto a prepararti"
:" Cosa stai..."
:" Basta piangersi a dosso, il mondo è pieno di ragazzi, ne troverai un altro"
:" Nessuno sarà mai come lui"
:" Non è vero e anche se fosse così vorrà dire che verrai alla festa per divertirti e sballarti un po'".
Chiusi gli occhi e li riaprii dopo qualche minuto. Ero veramente stravolta: mi ero decisamente "sballata" come era solita dire Amber ma la situazione non era decisamente migliorata. Stavo da schifo: mi girava tutto e avevo una forte sensazione di nausea. Decisi che era arrivato il momento di sedermi perché le mie gambe non ce la facevano più a reggere il peso del mio corpo. I miei occhi diventarono due piccole fessure e nel buio cercai una sedia dove potermi appoggiare. Sbattei contro qualcosa di duro, era un tronco: non sembrava essere molto stabile ma non avevo altre opzioni.
Mi guardai intorno: tutti erano felici e stavano godendosi la festa. Certo anche l'alcol stava facendo la sua parte perché aveva fatto abbassare i loro freni inibitori. Tutti erano gioiosi, io no. C'ero io e c'erano loro. Volevano divertirsi, vivere la loro adolescenza, a me non importava più nulla.
Sul tronco non riuscivo a stare dritta: la testa e il corpo oscillavano o da una parte o dall'altra.
:" Dove sei angelo mio?" dissi con un filo di voce. D'istinto guardai in alto: il cielo era nero, solo le stelle gli davano una sorta di brillantezza affascinante. Ecco lui era la mia stella: era riuscito a far risplendere la mia vita cupa e triste ma ora non c'era più. Riuscireste mai a immaginare un cielo senza stelle o un sole senza la sua luna? Ovviamente no, giusto? Bene, allo stesso modo io non riuscivo neanche lontanamente ad immaginare la mia vita, ad immaginare il mio futuro senza di lui.
Stetti per un po' con la testa e parte del corpo inclinata a sinistra: feci finta di appoggiarmi a lui, immaginai che fosse al mio fianco. Una lacrima scese dai miei occhi:" Per favore torna, ho bisogno di te".
Nessuna risposta. Decisi che era arrivato il momento di tornare a casa, non sapevo come fare: gli alberi, la strada, tutto si muoveva. Le figure degli oggetti e delle persone che i miei occhi osservavano erano confuse, sfocate, non riuscivo a distinguerle.
Con molta, ma molta fatica riuscì a tornare a casa. Mi chiusi la porta alle spalle e mi lasciai andare scivolando a terra. Stavo tremando, stavo piangendo.
:" Angelo non puoi, non puoi lasciarmi, mi spieghi come potrò farcela senza di te?"
Mi svegliai e mi alzai da terra, non sapevo quando esattamente mi fossi addormentata sul pavimento. Gli occhi erano gonfi e rossi: avevo pianto tutta la notte. Non potevo continuare così, avevo bisogno di qualcuno che mi desse una mano.
:" Scusi se la disturbo, posso entrare?"
:" Ma certo cara"
Si mise i suoi strambi occhiali neri e mi fissò per qualche secondo
:" Tesoro mio, hai una cera orribile, cosa ti è successo?"
:" Vede, io non so cosa fare, non ce la faccio. E' come se avessi ricevuto un pugno nello stomaco, non riesco più a fare nulla. C'è un modo per riavere indietro il proprio angelo?"
:" No cara" il volto della zia di Amber si fece cupo
:" E allora come si fa? La prego mi insegni a colmare questo vuoto che lui mi ha lasciato"
:" Piccola cara non è possibile colmare quel vuoto, una persona può solo imparare a conviverci. Ci sarà sempre uno spazio nel tuo cuore per lui. Mano a mano si farà sempre più piccolo ma non scomparirà mai" gli scese una lacrima. Quelle parole e quella lacrima furono come la goccia che fece traboccare il vaso.
Eravamo completamente diverse, avevamo molti anni di differenza ma nonostante ciò eccoci: su quel divanetto rosso abbracciate a piangere insieme. Eravamo accomunate da un dolore comune: entrambe l'avevamo persa, avevamo perso la luce che illuminava la nostra vita.
Stavo percorrendo la strada per tornare a casa e ad un tratto strabuzzai gli occhi: da lontano intravidi Dylan.
Corsi, corsi come una matta: come un atleta che deve dare il tutto per tutto per raggiungere il traguardo in una gara, come un naufrago che vede finalmente la riva e vuole, deve raggiungerla. Mi bloccai tutta di un botto: non era solo. Accanto a Dylan c'era un'altra ragazza: capelli lunghi e neri, magra e bella, dannatamente bella.
In quel preciso istante la terra mi crollò sotto i piedi e capii: Dylan non era più il mio angelo e io non ero più niente.
                               ***
Poso la penna sulla scrivania fatta di legno e guardo per qualche minuto tutto ciò che ho scritto: ecco cari lettori, questa è la mia storia. Sospiro, mi alzo dalla sedia e sistemo la lunga felpa: la sua felpa.
Decido che prima di andare dovevo fare un'ultima cosa: devo ritornare nel luogo dove tutto è cominciato. Questa notte il cielo è sereno e non nuvoloso come quella notte. Sono una stupida: sono ancora convinta che da un momento all'altro sbucherà dalla strada la sua macchina. Spero ancora che lui abbassi il finestrino e che mi chieda se voglio un passaggio. Mere illusioni purtroppo
:" E' ora di tornare a casa" dico tra me e me.
Mi sdraio sul letto: è arrivata l'ora, l'ora di andare.
Chiamatemi vigliacca, chiamatemi vile ma io non riesco e non riuscirò mai a convivere con quell'eterno vuoto che Dylan mi aveva lasciato.  Non so dove mi porterà questo ultimo mio viaggio: al paradiso, all'inferno? Non ne ho la più pallida idea. Il mio sogno è di poter tornare lì: di poter rivivere in un eterno loop quei momenti lì, a quando andava tutto a gonfie vele. 

𝑽𝒖𝒐𝒕𝒐Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora