Dall'oriente, dove ogni mattina
il sole del mondo
instancabile nasce,
c'è un vento,
che giunge dall'Est,
che ora soffia penoso.
Increduli,
come chi si risveglia
da un sogno,
abbiamo sentito
la brezza di Levante
mutarsi nel gelo pungente
del Maestrale.
Cos'è, sennò,
quel turbinio
di freddo e di lacrime,
che scendono come pioggia,
dagli occhi tristi della Terra?L'ululato
che squarcia
la trama spessa del silenzio,
e, sibilando lungo le strade,
passa e travolge ogni cosa:
le case, le cose,
le piazze, il buonsenso della gente,
le piccole gioie quotidiane.
È l'aria putrida e insalubre,
che corre veloce per il mondo e
non si ferma
al casello autostradale;
l'alito malevolo,
che scivola e
s'acquatta per le strade,
come un'ombra di notte.E allora
le cose del mondo,
per chi resta,
non sono più
le cose familiari di sempre.
Il cielo è diventato
una landa incolore
e le stelle si sono spente:
abbiamo perso
i nostri punti fermi,
e si procede a tentoni,
in questa valle
d'ombra e di silenzio.
I laghi e i fiumi
non ci sono più.
È il vento dell'Est
che li ha prosciugati,
e noi siamo
come viandanti assetati,
nell'arido deserto,
che sono diventate
le nostre città.Un campo assolato,
la scia di un'alba
ad incendiare
un cielo di Marzo,
e ogni altro scorcio,
di mare e di cielo,
che fanno
di questa nostra
sfregiata terra,
un giardino
dimenticato e perfetto,
se anche
esistessero ancora,
non ci è più dato vederlo,
da dentro
le prigioni delle nostre case.
Il sapore è il gusto
amaro dell'esilio....Ma questo Mostro,
che ogni uomo atterrisce,
ahimè, non porta
gli occhi a mandorla!
Non ha razza,
ne età, ne confini,
se non quello
della stupidità umana:
quella densa nebbia
che ci impedisce di vedere
la luce in fondo al tunnel.