I.
yoongi ha solo quattro anni quando sua madre lo trascina dentro il salotto caldo e dorato della signora L.
milano, ventuno agosto 1973.
si sono trasferiti in un anonimo plesso di palazzi popolari e fa caldo, ma l'estate non sembra gravare molto sulle spalle di un bambino. sono gli anni settanta a farlo. lui non sa cosa dice il signore al telegiornale quando sua madre accende la scatola parlante nel loro nuovo salotto spoglio, però sa che ogni dieci undici giorni qualcuno si uccide perché in giro c'è il periodo buio e allora yoongi chiede a sua madre di accendere le luci. lei ride, lui è solo spaventato.le forme classicheggianti dei mobili.
il pavimento danza sotto le sue scarpette nuove. il lampadario sembra toccargli i capelli per quanto il soffitto è basso. la luce è giallissima e scappa negli angoli, rimbalza sulle pareti traslucide e impregnate di marmellata. c'è sto cazzo di odore di marmellata che sta facendo salire il voltastomaco a yoongi. la signora L gli stringe la mano. le dita lunghissime, apparentemente soffici, sono appesantite di anelli antichi. la pelle è sull'orlo di staccarsi da quelle ossa dure.
gli rivolge un sorriso finto, probabilmente costato sui tre milioni di yen. è aggraziata, cammina lentamente. una gonna a fiori, il torso sottilissimo che s'avvolge e s'abbraccia da solo in una maglia a dolce vita. la schiena dritta, il seno che non c'è più. l'eleganza di una donna d'altri tempi.
yoongi ha quattro anni e non sa come comportarsi al di fuori della sua cameretta. perciò avanza in direzione dell'anziana signora. cammina, ma sembra non raggiungerla mai. le gambe esili si fermano. sbuffa.
«ma quanti anni hai?»
la madre lo strattona.
«come ti permetti, yoongi?»
lui non capisce. quella donna sembra fatta di carta.
lei fa un cenno alla madre, poi gli sorride bonariamente e, «ne ho ottantatré» risponde.
yoongi non sa quanti anni siano esattamente ottantatré. sa solo quanti anni abbia lui, il suo gatto Tip e sua madre.
«mamma, perché siamo qui?»
yoongi sbuffa ancora. tocca il tavolo e le sedie e si ritrova con le mani appiccicate. fa una smorfia. marmellata ovunque.
«perché non impari a suonare il pianoforte?»
guarda la mamma. non sembra lei. non sa perché, ma gli viene da piangere. si guarda intorno ancora una volta e gli gira la testa. si immagina le notti piovose in cui la signora L suona al pianoforte e un'onda blu di angoscia gli sale nella gola. vuole piangere un mare. vuole andare a casa sua.
il pianoforte è lì, ora lo ha visto. è grosso e fa rumore anche se nessuno lo sta toccando. il ciliegio levigato ad arte lo invita a toccarlo, ma yoongi è spaventato e arrabbiato.
«mamma, io voglio andarmene»
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، IL PARCO DELLA LUNA, myg
Short Story"li ho visti abbracciarsi come bimbi nel parco della luna"