Capitolo XXIV

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I due stavano mangiando in soggiorno senza paura di disturbare Taeyong, addormentato profondamente con ancora la testa premuta nel cuscino

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I due stavano mangiando in soggiorno senza paura di disturbare Taeyong, addormentato profondamente con ancora la testa premuta nel cuscino. Yoongi non aveva l'aria di chi si fosse appena svegliato, un ghigno furbo gli solcava le labbra e squadrava Jimin con tanto voracità da fare quasi paura al biondo, impegnato a girare senza appetito il cucchiaio nella ciotola colma di latte. Non aveva intenzione di mangiare o bere niente, ma Yoongi l'aveva obbligato come minimo a fargli compagnia e sembrava l'unico della coppia a non essere a disagio.

Ma perché non ne parla? Continuava a chiedersi Jimin nella mente sperando che l'altro cogliesse un qualche messaggio telepatico o percepisse la sua angoscia. Ma il corvino se ne stava chinato a sogghignare e ad annegare i cereali col cucchiaio. Guardandoli rivenire a galla senza poi metterseli in bocca, ma annegarli una seconda volta, e poi una terza, facendo tintinnare il cucchiaio sulla scodella azzurra di ceramica imperterrito e insistente come il più fastidioso degli allarmi, fino a che Jimin non aveva completamente perso la pazienza e gli aveva stoppato la mano stringendogli il polso con le sue piccole dita.

«Smettila» aveva detto con il volto serio e irritato, non scalfendo però l'entusiasmo e l'espressione da ruffiano sul volto di Yoongi, che aveva levato il polso dalla presa dell'altro per sistemarsi alcune ciocche nere sparare a destra e sinistra. «Nervoso? Hai qualche esame oggi?» Ma era serio? Jimin non capiva come comportarsi a questo punto ed era convinto che si fosse appena svegliato da un sogno, di essere tornato allo Yoongi stronzo del primo giorno e che quei baci fossero tutti frutto della sua immaginazione.

«No, ma sono parecchio confuso» aveva sottolineato il biondo allontanando ma tazza martoriata da sotto al suo volto e appoggiandosi sul tavolo coi gomiti. Guardava l'altro dritto negli occhi percependo una scarica elettrica e una forza magnetica che lo attirava sempre più vicino, fino a che si era trovato con metà busto sul tavolo e il naso a sfiorare la punta di quello dell'altro.

«Cosa ti confonde?» Yoongi lo stava provocando per l'ennesima volta, venendo qui e mostrando i suoi sentimenti Jimin aveva dato in automatico vittoria all'altro e si era macchiato di quella vergogna che ora lo faceva arrossire alle parole pizzicanti dell'altro. Senza un motivo, non c'era ragione di imbarazzarsi di un prossimo amore ricambiato, ma si sentiva le mani sudate ed era in ansia al solo pensiero di diventare qualcosa di più di un amico per il corvino.

Ma nonostante questo non voleva tirarsi indietro, fantasticare sull'altro tutta la notte era stato indice dei suoi veri desideri e che non si sarebbe arreso così facilmente. Avrebbe giocato al suo stesso gioco. «Tu» «Io? E come potrei?» aveva risposto l'altro sorridendo «Sei così bipolare, ti piace mandarmi in crisi non è vero?» e qui Yoongi aveva riso sommessamente, tirandosi pure teatralmente una pacca sulla coscia e poi tornando serio con lo sguardo puntato in quello di Jimin.

«Io sono bipolare? No perchè io sto copiando il tuo atteggiamento negli ultimi giorni» Jimin lo guardava con la fronte corrugata e aveva fatto un cenno con il capo per spingere l'altro a spiegarsi «Prima passiamo una nottata a guardare le stelle e poi dal nulla te ne vai in lacrime. Ti bacio e il giorno dopo non ti fai più vedere e ti trovo a flirtare alla porta di altri. Ieri eri così pronto e bramavi quello che avrei voluto farti, ma appena Ten è tornato in camera mi hai spinto via come se noi non vedessimo lui e Taeyong limonare persino sulla cattedra dell'insegnate e ora, che mi ero finalmente deciso ad ignorare tutto questo, vieni da me alle sei del mattino e mi baci mentre pensi che io stia dormendo e...» si era interrotto per prendere aria e rideva senza riuscire ad impedirlo, come se stesse lasciando andare tutta la sua frustrazione dell'ultimo periodo. «Il bipolare sono io?»

Jimin non l'aveva mai pensato dal punto di vista dell'altro e nemmeno aveva mai creduto di essere tanto imprevedibile e stronzo. Sicuramente non l'aveva fatto apposta, era solo confuso e... Non sapeva nemmeno lui onestamente come scusarsi e giustificare le sue azioni nelle ultime settimane.
«Non l'ho fatto con cattiveria» e quella frase aveva sciolto il cuore di Yoongi all'istante, facendolo quasi innervosire della facilità con cui Jimin, essendo semplicemente se stesso, riusciva a manipolarlo.

Lo guardava tenere il broncio mentre si studiava le mani ora al bordo del tavolo, il più lontano possibile da lui. Cercava di evitare gli occhi del corvino che lo squadravano con un sorriso, sta volta dolce e non beffardo come prima, e il maggiore aveva raggiungo le mani dell'altro con le sue, stringendole tra le dita e accarezzandone i palmi.

«Lo so» aveva semplicemente risposto e ora voleva smettere di giocare, era stufo di rimandare quello che ormai era chiaro e cristallino nella mente di entrambi. «Mi piaci» aveva detto portando il minore ad alzare il viso e incatenare i loro sguardi. Poi aveva sorriso. «Anche tu mi piaci»

Yoongi si era quindi alzato senza staccare le mani da quelle del più piccolo e trascinandolo fino al divano, dove si erano seduti incredibilmente vicino, con i cuori che battevano all'impazzata. Jimin guardava l'altro con sguardo innocente, come se seriamente non sapesse che fare o cosa sarebbe potuto succedere, e il corvino aveva sbuffato «Se mi guardi così...» Le guance del biondo si erano colorate di un rosso acceso, ma non aveva fatto in tempo a distogliere lo sguardo che Yoongi aveva afferrato il suo mento tra le dita e con il pollice accarezzava piano piano il labbro inferiore del più piccolo.

«Sei così bello» aveva pronunciato senza paura avvicinandosi di più alla bocca morbida di Jimin che era socchiusa e pronta a lasciar insinuare le labbra di Yoongi e la sua lingua, era impaziente di baciarlo più che mai e quasi inconsciamente si era toccato il collo, nel punto dove l'altro gli aveva lasciato un succhiotto nel suo sogno.

«Vuoi?» Jimin aveva annuito a quella domanda senza nemmeno aspettare, facendo lui il primo passo e attorcigliando le braccia dietro al collo dell'altro nell'esatto momento in cui le loro labbra si erano scontrate e le loro lingue avevano cominciato a inseguirsi e rincorrersi.

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