Ho visto la tenue linea di demarcazione tra ciò che è lecito, e ciò che risulta legittimamente evitabile.
Ho colto la contraddizione di circostanze inedite, nelle fallaci tesi che le sorreggono, e alle quali ci avvinghiamo speranzosi.
Ho avuto modo di inorridire, di provare un viscerale ribrezzo di fronte a coloro che avvallano la repressione in nome di un presunto bene civico superiore.
Ho proteso l'orecchio all'indignazione strepitante, dirottata dal terrore mediatico da cui scaturisce.
Ho udito le voci flebili dell'anziano che professa paura e quelle sempre più lapidarie di chi detiene potere.
Avverto un moto libertario nel profondo, sussulto di un animo eroso dall'etica.
E allora scrivete, dipingete, scolpite, amici. Perché quando l'arte collide con la repressione, distilla una forma di libertà che non è possibile scalfire, né tantomeno mutilare.