Capitolo 2

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Durante la notte fui invasa da incubi e cosi decisi di alzarmi

- "Cazzo, sono ancora le 5" sbuffai riponendo il telefono sul comodino dopo aver visto l'ora. Aggiustai il letto, mi feci una doccia e scesi in cucina mentre tutti a casa erano nel mondo dei sogni. Mi preparai un caffè e mi appoggiai sul divano sperando di rimanere sveglia... ma cosi non fu!

-"Lara, non avevi un colloquio alle 9?" mi svegliò mia madre avvicinandosi al divano. Spalancai di colpo gli occhi e mi alzai rischiando di sbattere il ginocchio contro il tavolino.

-"Oddiooo, non posso fare tardi il giorno del colloquio, che ore sono?" biascicai piagnucolando.

-"Tranquilla sono ancora le 8, hai tempo per prepararti e se vuoi posso darti un passaggio visto che mi trovo a passare proprio per quella zona" esclamò lei mentre io tiravo grandi sospiri di sollievo misti ad ansia.

Corsi in camera a prepararmi non avendo la pallida idea di cosa indossare, ma siccome dovevo muovermi optai per una camicetta nera, un jeans e delle sneakers. Fortuna che avevo già fatto la doccia prima di crollare sul divano altrimenti sarebbe stato impossibile arrivare in orario. Mi truccai leggermente per non far notare le 3 ore di sonno, presi il curriculum lo infilai nella borsa e raggiunsi mamma in cucina.

-"Non preoccuparti, andrà bene" mi rassicurò porgendomi una piccola carezza sul viso, gesto estremamente strano visto che ultimamente nei miei confronti era diventata completamente apatica.

Quando ero piccola i miei mi rivolgevano qualsiasi attenzione e premura possibile, tanto che alcuni loro amici mi definivano "viziata" senza sapere che vivevo sotto una vera e propria campana di vetro. Con il tempo l'affetto e le attenzioni erano diminuite, tanto che a volte mi veniva vietata anche la semplice uscita con le amiche, usata in alcuni casi come scusa per vedere un ragazzo. Non che io in 19 anni ne abbia conosciuti molti, anzi la maggior parte si stancavano subito quando portavo la conoscenza social per le lunghe trovando scuse per non incontrarci di persona. Ciò era dato soprattutto dalla mia insicurezza e dalle mille paranoie che mi ponevo "gli piacerò? e se mi reputa diversa dalle mie foto su  Facebook?" e cazzate varie. 

Con Ivan era stato diverso sin dal principio, ci eravamo conosciuti tramite un sondaggio su Instagram e da lì cominciammo a parlare di tutto, anche di cose che non sapeva nessuno tranne le mie amiche più strette. Mi aveva ispirato fiducia sin dall'inizio, rispettando i miei tempi e trovandosi d'accordo con alcuni mie pensieri. Le litigate non mancavano, ma quando finalmente decidemmo di vederci, capii che mi ero innamorata follemente di lui, situazione della quale ne approfittò per trarne vantaggio.

Era quasi un anno che gli andavo dietro, avevo provato a conoscere qualche altro ragazzo sotto minaccia delle mie amiche, ma inutilmente visto che ogni volta tornavo a casa pensando a lui. Così avevo deciso di non sentire più nessuno e starmene da sola, infondo stavo anche meglio!

Questi furono i pensieri che mi pervasero durante il tragitto in auto prima che il clacson di Lucia, la migliore amica di mia madre, mi risuonasse nelle orecchie facendomi sobbalzare. Capii che ero giunta nel luogo nel colloquio così diedi un veloce bacio a mamma e scesi dall'auto portando con me la borsa.

Salii le scale del grande edificio e arrivai al secondo piano dove ad attendermi trovai una signora sulla quarantina con un sorriso a 32 denti.

-"Tu devi essere Lara giusto?" disse stringendomi la mano mentre io annuii sorridendo debolmente. Mi fece accomodare su una grande poltrona rossa e solo allora notai quando era grande quell'ufficio. Lei si posizionò di fronte ad un computer, mi fece qualche piccola domanda continuando a sorridere calorosamente ma quando mi chiese se avessi avuto altre esperienze prima di quella il mio cuore si gelò. Feci cenno di non con la testa e il suo sorriso si trasformò in un espressione di dispiacere, dato che per quel lavoro cercavano ragazze già con una piccola esperienza nel campo. Mi spiegò che le ragazze avrebbero avuto a che fare con responsabili di industrie e ciò richiedeva una piccola preparazione che io purtroppo non avevo. Ci salutammo con una stretta di mano e uscii da quell'edificio un po' rammaricata e arrabbiata visto che se nell'annuncio avessero specificato che occorreva un'esperienza, avrei evitato di perdere tempo.

Tornai a casa a piedi, buttai la borsa sul divano e raggiunsi mia madre in cucina la quale dopo aver visto la mia espressione capì che non era andata come avevamo previsto.

-"Perché hai quella faccia? Che è successo?" mi chiese prendendo posto sulla sedia accanto alla mia.

-"Non mi hanno presa ... occorreva esperienza in quel campo, dato che avrei avuto a che fare con aziende abbastanza importanti." Risposi abbassando la testa.

"Dai andrà bene la prossima volta, non abbatterti, anche io prima di iniziare a lavorare in comune avevo ricevuto un sacco di porte in faccia, capita a tutti almeno una volta"

...Almeno una volta però, a me era almeno la terza volta che mi succedeva. Cominciai a pensare che forse sarebbe stato meglio se avessi continuato gli studi, forse avrei avuto più fortuna.

Mia madre si era laureata con il massimo dei voti in architettura, aveva cambiato numerosi lavori prima di ricoprire una carica abbastanza importante in comune dove aveva conosciuto papà, il vice sindaco. 

Congedai mamma con un sorriso e salii in camera, dove mi buttai sul letto afferrando il mio adorato pc. Notai una notifica su Gmail e quando lessi più di una volta ciò che si presentava davanti ai miei occhi gridai così forte da far accorrere spaventato metà vicinato compresa mia madre.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 13, 2021 ⏰

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