Filippo
La luce calda entra dalle finestre, che probabilmente ci siamo dimenticati aperte ieri sera, poco prima di addormentarci. Anche se, pensandoci bene, non ricordo neanche di essermi appisolato o di aver salutato Isabelle come avrei voluto. Uno di quei baci, dei suoi baci, labbra contro labbra, il suo sapore dentro la mia bocca, le nostre lingue che danzano l'unica musica di cui so seguire perfettamente il ritmo.
Ancora con gli occhi chiusi mi giro su un fianco, allungando il braccio sul materasso e cercando il suo corpo tra le lenzuola.
Ma lei non è qui.
Mi alzo di scatto, come se pensassi di aver appena assistito all'incubo più brutto della mia intera vita, anche se ho paura di ammettere che forse è semplicemente la cruda realtà. Mi guardo intorno spaurito, cercandola in ogni angolo di questa dannata stanza, che stamattina sembra essere molto più enorme di quanto la ricordassi. A passo veloce mi avvicino al bagno, cercando anche solo un briciolo della sua presenza anche lì dentro, ma non c'è. Mi poggio allo stipite della porta in legno, cercando di tirare un respiro profondo come quando ti manca l'aria dentro i polmoni e senti di aver finito ogni scorta. Mi sento vuoto, tutto attorno a me è vuoto, persino questa stanza così piena di mobili.
Ieri sera abbiamo parlato pochissimo anzi, per la maggior parte del tempo, abbiamo cercato di fare tutt'altro piuttosto che scambiarci anche solo uno sguardo. Ho passato la serata a guardarla di sottecchi, mentre tutta impegnata si concentrava a svolgere i suoi impegni e, cazzo, era così bella che avrei voluto avere la macchina del tempo per tornare indietro di almeno sei anni e qualche mese. Sentivo i suoi occhi addosso appena abbassavo i miei sullo schermo del telefono, intento a riprendere qualche conversazione con qualcuno del team. E nonostante tutti gli anni passati, tutte le cose condivise, il suo sguardo su di me, finirà sempre per farmi il solito, dannato effetto. Quella sensazione di brividi, quelle farfalle allo stomaco che non si fermano mai, quel sorriso spontaneo che ti si crea nel viso. Tutto tremendamente magnifico e non posso credere di averlo perso di nuovo.
I miei occhi finiscono su un pezzo di carta marroncina, poggiata sul comodino poco distante dal letto. Mi avvicino curioso e riconosco subito la sua calligrafia, in quello che sembra essere una specie di biglietto scritto molto di fretta. Come dopo una notte di passione, con un treno da prendere in stazione e le solite turbolenze nello stomaco. Che vorresti fuggire nel più breve tempo possibile, ma allo stesso tempo dentro di te già sai che quel letto, quella persona, ti mancheranno da morire.
Un'infinità di scuse, una successiva all'altra, come a far parte di un elenco telefonico. Scusa A, B, C, D. E cazzo, mi verrebbe voglia di farlo a pezzi questo pezzo di carta che tengo in mano, perchè quelle scuse non servono a niente. Serviva lei, qui, con me, in questo preciso istante. Risvegliarci insieme, ricostruire, parlare di tutte quelle ferite che ci portiamo addosso, di tutto questo dolore che ci tartassa da anni che sembrano essere diventati secoli. Non un elenco di scuse, non sottolineare quanto io sia giusto e lei così dannatamente sbagliata, perché non è così. Non lo è mai stato. Sono io l'unico colpevole, l'unico a dover chiedere realmente scusa, l'unico ad aver rovinato tutto.
Per sempre.
Sento il mio telefono vibrare sulla scrivania e mentre mi avvicino, spero di leggere il suo nome sul display.
Ma leggo Lori, solo Lori. Anche perché ho cambiato numero almeno tre volte negli ultimi due anni ed è impossibile che Isabelle ne sia al corrente.
"Dimmi" rispondo scocciatamente, che i pensieri che mi stanno frullando in testa sembrano avere un peso maggiore rispetto alle cose che dirà tra poco il mio migliore amico.
"Bro, ma dove cazzo sei finito ieri sera? Il negozio di Etrò ti ha risucchiato o ti sei rinchiuso in uno di quei sgabuzzini bui a scrivere qualche cazzata da infilare dentro a qualche canzone nuova? O peggio hai rimorchiato qualche commessa e hai fatto il porco come tuo solito?" scherza Lori, con una voce quasi marpiona, come se credesse che io abbia passato la notte a godermi la compagnia di qualche ragazza conosciuta per caso.
"Sono stato con Isabelle" gli rispondo secco e dall'altra parte sento solo il silenzio più assoluto per almeno due minuti.
"Isabelle chi?" mi chiede vago, quasi quel nome pronunciato dalle mie labbra lo facesse spaventare.
"Lori..." lascio il suo nome sospeso nel vuoto, come uno che non sa proseguire perché in quel burrone ci sta per precipitare.
"Dove sei? Ti vengo a prendere" mi dice, chiedendomi di mandargli la posizione su whatsapp nel più breve tempo possibile.
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Facciamo un viaggio, che ne dici? || Irama
Fanfic"Se ami lotti, se ami insisti, sei presente, sei lì sempre, se ami non lasci andare, combatti, fai tutto quello che puoi e anche un po' di più. Io non ci credo al fatto che l'amore lo riconosci solo quando l'hai perso a volte rivogliamo indietr...