Il Mantis

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"Là si trova la porta che divide i sentieri della Notte e del Giorno, e un'architrave e una soglia di pietra la delimitano dall'alto e dal basso; essa, eretta nell'etere, è chiusa da grandi imposte: di essa la Giustizia, che punisce fortemente, possiede le chiavi che aprono e chiudono."

                                                                                                                                               Parmenide di Elea

Nell'Oltretomba, al di là dello spazio e del tempo.

Lottavo con tutte le mie forze, eppure il dolore mi inseguiva, nutrendosi di ogni cosa attorno a me. Mi ero sempre sentito estremamente a mio agio nel mondo dei morti, quasi come se le anime che lo abitavano potessero darmi un conforto che nessuno tra i vivi era riuscito a donarmi. Ora mi trovavo intrappolato, impossibilitato a tornare indietro. Morto, ma non nel modo in cui qualsiasi altro essere umano avrebbe potuto intenderlo. Non ero più a metà strada tra la vita e l'eterno oblio: qualcosa mi teneva incatenato oltre il Velo. Qualcuno, forse, una presenza malevola la cui oscurità pervadeva ogni parte del mio corpo. Mi stava usando per compiere la propria vendetta, per sterminare la mia famiglia, le persone che amavo. Tentai di farmi forza, ma non riuscivo a smettere di tremare. Faceva terribilmente freddo, una cosa insolita, giacché l'Oltretomba non rispondeva alle leggi naturali del mondo dei vivi.

Alzati.

Una voce squillante mi distolse dai miei pensieri e dal gelo. Non puoi arrenderti, hanno bisogno di te. Mi guardai intorno, ma non c'era altro che buio. Un tempo era tutto così diverso: quando la vita di qualcuno volgeva al termine, ero il primo a saperlo. Riuscivo a vederle tutte: persone che venivano da ogni angolo del pianeta, di tutte le età, ognuna di loro con una storia unica. Esseri umani pronti a lasciarsi alle spalle il loro involucro di carne e sangue. Il loro ultimo respiro risuonava nella mia mente, quasi ad avvertirmi che il loro spirito aveva finalmente bisogno di me. Ero io ad intercedere per molte di quelle anime, ad accompagnarle nel loro ultimo viaggio. Un'enorme sensazione di pace pervadeva il mondo al di là del Velo. Il primo passo fondamentale per un'anima era accettare serenamente la propria mortalità: tutti gli spiriti avevano raggiunto quella consapevolezza prima di tendermi la mano. Da quel momento in poi non vi era altro che pura quiete, o almeno così credevo. Non mi ero mai addentrato nelle profondità dell'Oltretomba; non mi era concesso, proprio perché era una cosa che andava ben oltre il mio ruolo di intermediario. Il totale senso di smarrimento che provavo in quel momento mi aveva messo davanti alla reale vastità di quel mondo. Una luce talmente intensa da rischiare di accecarmi cominciò a brillare ad intermittenza in lontananza. La testa mi faceva male e la fitta foschia dell'Aldilà continuava a disorientarmi. Avanti!

Sentii di nuovo quella voce.

Puoi farcela, puoi ancora combattere!

Mi ritrovai dinanzi ad una costruzione monumentale che non avevo mai visto prima, che sembrava essere fatta di nero granito. Era così alta che non riuscivo a vederne la fine.

Devi arrampicarti!

La luce mi era ora accanto, una presenza calda e rassicurante. Familiare, pensai. Sentii un suono acuto, un urlo che non poteva provenire da un essere umano, un ruggito che mi fece gelare il sangue. Le sue ombre ti hanno trovato! Non c'è più tempo, sbrigati! Cominciai a scalare la torre di granito, senza mai voltarmi indietro. La luce era scomparsa, lasciandomi solo, mentre fuggivo disperatamente dall'oscurità. A chi appartenevano quelle ombre? Come potevano vagare liberamente nell'Aldilà?

Sentivo ogni mio muscolo in tensione, mentre cercavo appigli sulla superficie rocciosa. Ero esausto, ma non potevo permettere che mi prendessero. Rifiutavo di morire nel luogo che per tanto tempo era stato il mio porto sicuro. Un tentacolo nero come la pece si strinse attorno alla mia caviglia, impedendomi di proseguire, trascinandomi verso il basso. Se c'era ancora un' eco del mio potere, intrappolata nei meandri della mia anima, sperai si manifestasse proprio in quel momento. Mi concentrai, chiamando a raccolta tutta l'energia mistica che avevo in corpo. La Lancia dell'Anima si materializzò nella mia mano destra. La piantai nel tentacolo, che si disintegrò all'istante. Sentii un lamento inquietante: la creatura aveva appena sperimentato il potere del Mantis. Proseguii in fretta, sperando di arrivare in cima il più velocemente possibile. Proprio quando pensai di essere quasi al sicuro, la roccia cominciò a cedere. La paura mi pervase, accompagnata dalla consapevolezza che sarei caduto di lì a poco. Fu allora che la vidi: l'avevo aspettata per tutto quel tempo ed ora, proprio quando avevo più bisogno di lei, era là. Non riuscivo a sentire cosa dicesse, ma quando mi tese la mano non esitai a stringerla forte. La mia ancora di salvezza.

—Va tutto bene, sono qui.—

Mi aiutò a tirarmi su e mi strinse a sé, e potei avvertire un sentimento che da tempo era rimasto sopito in me: la speranza.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 28, 2021 ⏰

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