5. Nella tana delle serpi

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4 maggio 1976, ore 17:20

...ormai i tempi sono maturi, mio caro. Presto Lui vorrà vederti e finalmente diverrai parte attiva degli affari di famiglia. Io e tuo padre non potremmo essere più orgogliosi di te, sappiamo che non ci deluderai.

Un bacio,
Walburga Black

Con il terrore nel cuore ripiegai accuratamente la lettera di mia madre e la riposi nella busta.
Anche in un gesto così banale mi tremavano le dita, tanto che il foglio mi sfuggì, prendendo il volo fino ai gorghi del Lago Nero¹, dove lo vidi affondare miseramente.

Provai un intenso desiderio di raggiungere quella lettera disgustosa, per annegare insieme ai segreti della mia famiglia.

Non che fosse la prima volta che meditavo il suicidio, affatto: capitava dopo ogni singolo messaggio firmato da un Black. E quei messaggi giungevano sempre più di frequente.

Troppe volte mi ero seduto sul parapetto della Gufiera scrutando dall'alto le rocce appuntite che attendevano impazienti venti metri sotto di me, senza lasciarmi cadere.

Per mesi, avevo convinto me stesso che non potevo uccidermi perché se lo avessi fatto l'Oscuro Signore ne avrebbe fatto pagare le conseguenze ai miei genitori, o ai miei zii, o alle mie cugine. Addirittura a mio fratello.

Ma la verità era ben diversa: forse temevo per i miei parenti, ma ciò che davvero mi bloccava era la più viscerale paura.

Perché di fronte alla morte, come di fronte alla vita io, Regulus Arcturus Black, ero un viscido codardo; incapace di uccidermi, incapace di rimanere in vita, se non come un verme strisciante.

Immerso in quei cupi pensieri, discesi centinaia di gradini fino a raggiungere i Sotterranei della scuola.
Là, percorsi i labirintici corridoi che portavano alla tana delle serpi, la Sala Comune di Serpeverde.

❁❁❁

Come sempre la luce illuminava fiocamente la stanza, versione slavata di un tipico salottino aristocratico degli anni '20 con l'aggiunta di due lunghi tavoli in legno scuro.

I colori spaziavano tra il nero, l'argento ed il verde smeraldo, tutti avvolti in quella atmosfera di mistero e veleno.

Quasi mi stupii di trovare i divanetti deserti a quell'ora, poi ne compresi il motivo e desiderai smaterializzarmi all'istante.

Un gruppetto di ragazzi accerchiati attorno a Severus Piton, presso uno dei due tavoli, sghignazzavano sommessamente.

Siccome già intuivo l'argomento della loro amichevole conversazione, cercai di svignarmela.
Ma ovviamente non potevo riuscirci senza che mia cugina, Bellatrix Black², si accorgesse del mio arrivo.

«Guardate un po' chi c'è» gracchiò, portando l'attenzione di tutto il gruppo su di me.

Una contrazione di puro odio represso mi fece dolere il petto. Sin nel profondo della mia viscida anima io la odiavo. E ancor più odiavo il vincolo che mi legava indissolubilmente a lei.

«Vai da qualche parte?» mi chiese in tono leggero, ma subdolo. Mi sorrise nella sua fatale bellezza, gelida.

Non avevo via di scampo, perciò risposi: «Affatto, Bella. Sono appena arrivato». Mi costrinsi a ricambiare il sorriso per salvare le apparenze.

Mi scrutò con sospetto. «Bene, allora puoi venire a darci una mano qui, con il nostro caro Severuccio» mi invitò.
La voce non pareva minacciosa, ma io la conoscevo abbastanza bene da riconoscere il velato ordine.

Esitai.
Gli occhi di Piton incontrarono i miei. Erano occhi freddi, impassibili, ma vi intravidi una scintilla di terrore.

«Che aspetti?» mi incalzò Bella, lanciandomi uno sguardo tagliente mentre la raggiungevo a passo lento.

Attorno a lei vi era la solita banda di sangue nobile e puro, tra cui Malfoy², più concentrato sui boccoli di mia cugina Cissy² che su Piton.

«Ora che ci siamo tutti» riprese Bella «possiamo tornare alle cose serie».

Scese dal bordo del tavolo, al quale era appoggiata col fianco, e si portò alle spalle di Severus, rigidamente seduto di fronte ai suoi appunti di Pozioni.

Portò il viso appena dietro il suo orecchio, posando le mani sullo schienale della sedia.

Con un ghigno incantevole e terrificante riprese: «Il nostro caro, piccolo Severus non ci ha ascoltato, non è così?»

Il gruppetto di suoi scagnozzi assentì ed io abbassai il capo per non incrociare il suo sguardo. Continuò: «No, non ci ha proprio ascoltati. Perché se lo avesse fatto, non lo avremmo visto in giro con la sporca mezzosangue, dico bene?».
Di nuovo, il gruppo assentì.

Severus ostentava un atteggiamento controllato, sebbene il suo corpo lo tradisse: il collo bloccato in una tensione innaturale e le dita strette a pugno attorno alla piuma ancora lucida di nero inchiostro.

«Be', che ti succede, Piton?» gli domandò Bella, mentre con violenza arpionava le dita alle sue spalle. «Con la mezzosangue chiacchieri tanto e con noi nemmeno una parola? Non è carino da parte tua».

In un gesto fin troppo rapido, puntò la bacchetta alla gola di Severus. Quello era il segnale che indicava la svolta nella discussione. Da quel momento avrebbe rivelato la sua natura assassina.

Severus era ormai costretto a parlare. «Le ho rivolto la parola una volta nelle ultime settimane e l'unica cosa che le ho detto è stata una bugia» esclamò esasperato, e spaventato.

Bella affondò con più forza la bacchetta nel suo collo. «Non è abbastanza, Piton. Tu non devi nemmeno starle vicino, devi sentirti rivoltato dal fetore del suo sangue marcio».

«No, non posso farlo» ebbe il coraggio di ribattere.

«Oh, fidati se ti dico che non era un consiglio aperto a dibattito» replicò lei. Poi aggiunse: «Giura, Piton, giura che romperai il vostro legame».

«No!» quasi gridò sconvolto. Per quanto ammirevole, la sua tenacia non lo avrebbe aiutato in alcun modo.

Bellatrix alzò le sopracciglia, sorpresa, e per poco non scoppiò a ridere.
«Ti conviene giurare, immondo traditore, perché se non lo fai le conseguenze non ricadranno su di te» sibilò con terribile durezza.

Dal suo sguardo, intuii che Severus aveva colto il significato di quella minaccia: se lui si fosse tirato indietro, la sua amica sarebbe tragicamente caduta dalla Torre di Astronomia.

«Ho detto: giura».

Severus deglutì, celando il più profondo dolore, e mormorò: «Lo giuro».

Lei non ne sembrò soddisfatta. «Non ti ho sentito, Piton» insistette spietata.

«Lo giuro!» ripeté lui in un'esclamazione disperata.

Bellatrix gli dedicò un sorriso di ghiaccio e veleno. «Ne sono felice, Piton. Hai tre giorni per mandare al diavolo Lily Evans».

❁❁❁

¹ la Gufiera non si trova esattamente sul Lago Nero, ma lì l'ho posizionata a fini scenici;

² questi personaggi in realtà non dovrebbero trovarsi ad Hogwarts nel 1976. Nella mia versione frequentano il settimo anno.

❁❁❁

🔮sᴘᴀᴢɪᴏ ᴀᴜᴛʀɪᴄᴇ🔮

Ciao a tutt*, come state?

Spero che non abbiate trovato noioso il capitolo, perché temo che questo potesse essere un po' lento.

In compenso ho introdotto Regulus, keep an eye on him;)

Siate buon* e lasciate una stellina e un commento ✯

Alla prossima, my loves♡

ʙᴜᴛᴛᴇʀʙᴇᴇʀ ғɪᴇʟᴅs ғᴏʀᴇᴠᴇʀ [ᵐᵃʳᵃᵘᵈᵉʳˢ ᵉʳᵃ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora