2. I Love You

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5 ottobre 2022


Dopo qualche giorno di ricovero precauzionale, Harry Styles venne dimesso dall'ospedale.

Nonostante questo, da più di un mese si recava in quello stesso posto con una regolarità impressionante.

Tutti i medici e le infermiere oramai lo conoscevano, si fermavano a scambiare due parole o qualche battuta con lui, ottenendo come risposta un sorriso forzato e innaturale.

Ma si sa che in quei casi è il massimo che si può sperare di avere.

Il personale concordava sul fatto che passasse più tempo in ospedale che a casa sua e cercavano di dirgli di tornare il giorno dopo e che tre visite al giorno erano più che sufficienti.

Ma ignoravano completamente che la sua casa fosse proprio in quell'ospedale, quindi in un certo senso era come se ci fosse.

Ogni giorno era la stessa routine: Harry passava alla mattina verso le 8 per fare colazione prima di andare al lavoro, poi tornava verso le 17, infine verso le 21 e se capitava, si addormentava sulla sedia di plastica della camera 103.

Un circolo nella quale sembrava trovarsi a proprio agio. A volte era accompagnato da alcuni amici, ma il più delle volte preferiva venire solo.

Lo sollevava recarsi lì, anche se non avrebbe mai fatto l'abitudine a quello che si presentava davanti ai suoi occhi ogni santo giorno per ben tre volte.

Eppure, non riusciva a concepire di stare in nessun altro posto se non lì, con la sua casa.

Proprio lì si sentiva al sicuro, e la sensazione lo faceva sorridere per un attimo, uno di quei sorrisi sinceri che era convinto la sua bocca non riuscisse più a formulare, giusto il tempo di un battito di ciglia prima di tornare alla realtà.

E la sua realtà era proprio di fronte a lui, distesa su un letto dalle lenzuola bianche con le maniglie di ferro.

Dei tubi erano ancora infilati nella sua gola, e una maschera copriva la sua meravigliosa bocca dalle labbra sottili che Harry avrebbe potuto tracciare con un pennello ad occhi chiusi, se solo fosse stato capace di disegnare.

Gli occhi sono ancora chiusi, e Harry darebbe tutto sé stesso per scorgere quell'azzurro profondo come gli abissi che lo aveva colpito tanti anni prima.

Si sedette nella solita sedia, reggendo il suo caffè con una mano e stringendo quella di Louis con l'altra.

I medici gli avevano detto che un contatto o l'udire la sua voce avrebbero potuto aiutarlo a risvegliarsi. E nonostante Harry non fosse sicuro che potesse sentirlo, ogni giorno gli raccontava quello che gli accadeva, come se lui lo stesse guardando con i suoi bellissimi occhi attenti e un sorriso che gli increspava appena le labbra.

- Ehi Lou, oggi pomeriggio Zayn, Niall e Liam hanno detto che passano a trovarti. Ovviamente ci sarò anche io, quando avrò finito in studio di registrazione. Sai, abbiamo trovato qualche cantautore interessante e secondo noi potrebbe fare strada. Vorrei tanto sapere il tuo parere, domani te lo faccio ascoltare! - disse cercando di sembrare entusiasta.

Il cellulare nella sua tasca prese a vibrare, cosa alquanto strana visto che nessuno lo chiamava a quell'ora della mattina. Vide sullo schermo il numero della studio e decise di rispondere. Molto probabilmente era Niall, o Zayn.

Prima di uscire dalla stanza posò le labbra sulla fronte di Louis e gli sussurrò - Torno subito. Ti amo - spalancando gli occhi verdi.

Si rese subito conto che quella era la prima volta che lo diceva dal giorno dell'incidente.

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