17/08/2017 - Island Queen
Stava quasi per scattare la mezzanotte, mentre Luca e Alfredo si trovavano all'interno del locale. Era un disco pub, ma gli affari che giravano là dentro erano di altri pianeti. Non c'erano bambini, non c'erano droghe mortali, non c'erano poveracci: solo soldi, donne, maggiorenni, droghe e buona musica. Il locale era tutto illuminato con dei neon che creavano un vero e proprio effetto psichedelico. Sulla destra c'era il bancone, contornato da una striscia di neon gialla, mentre da dietro veniva illuminato da una luce arancione. Di fronte al bancone c'erano due pilastri molto grandi e scuri, ma anch'essi, ad ogni metro di distanza, attorcigliati da una striscia di neon gialla, che rendeva il colore stesso del pilastro più luminoso. nella parte sinistra del locale c'erano vari tipi di posti a sedere: sgabelli, divani con tavolini o panche molto comode. Al centro, infine, c'era la pista da ballo, formata da una pavimentazione in vetro, che faceva filtrare ragione di luce blu e nello stesso tempo rifletteva tutti i neon gialli sparsi per la sala. Come se il gioco di luci non fosse ancora abbastanza, nel soffitto, a cassettoni, c'erano altri generatori di luci fucsia che davano un tocco più elegante al locale.
Luca e Alfredo erano seduti in uno dei divani con tavolino, mentre sorseggiavano, uno della Vodka secca, l'altro Whisky. I loro occhi ruotavano a centottanta gradi per tutta la sala, scrutando ogni viso ed ogni essere umano ci fosse lì dentro. I lavoranti erano molto premurosi con loro, poiché si erano sempre fatti rispettare e non erano mai stati la causa di nessun tipo di problema o litigio. Ad entrare nel locale, nessuno avrebbe mai potuto pensare alla sporcizia che poteva esserci perché tutto era apparentemente perfetto. Persone sedute un po' ovunque, altre ballavano in modo tranquillo senza spasmi causati dalla droga. Ecco, infatti, in punto: dentro quel luogo si poteva benissimo spacciare e consumare droga, ma a delle condizioni.
Prima condizione: il passaggio doveva avvenire nel modo più silenzioso e anonimo che conoscevano. Il proprietario, Sebastiano Cannata, un maiale pieno di soldi e al comando di locali sparsi in tutto il mondo, amava la bella vita, ma odiava l'indecenza. Lui, infatti, aveva deciso che non c'era bisogno di uscire o muoversi per poter spacciare, perché non voleva si creasse confusione e movimenti loschi.
Condizione numero due: si poteva far uso di droghe nei camerini che lui stesso aveva fatto costruire per questo fine.
Condizione numero tre, e forse la più importante: all'interno di ogni camerino c'erano degli uomini che controllavano quale e quanta droga venisse assunta. Il signor Cannata odiava avere degli schifosi eroinomani che strisciavano per terra o dei cocainomani totalmente imbottiti, a tal punto che i loro occhi non riuscivano più a stare dentro le orbite.
Tutto doveva essere pulito. Luca e Alfredo erano in perfetta regola con tutto.
Ad un certo punto partì un remix su una canzone di Taylor Swift. La canzone si chiamava "Look what you made me do".
«Chi è quella?» chiese Luca al fratello, mentre osservava una donna che ballava al centro della pista con una femminilità tale che la sua erezione quasi non riusciva a contenersi.
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Il binomio della morte
Teen FictionCatania, 2017. Il lavoro celato ed inaccessibile dei due fratelli, Luca e Alfredo, continua serenamente, fin quando l'ira di uno sporco gruppo rivale scatena una vera e propria faida. Un intrigo concimato da donne, denaro, armi, passioni, tradimenti...