Erano le cinque del pomeriggio, quando Goemon avvertì quel fastidioso mal di stomaco che l'avrebbe accompagnato per tutta la giornata. Probabilmente il pranzo gli aveva portato qualche disturbo alimentare, o forse il sakè gli aveva creato acidità, non ne aveva idea. Ciò di cui era sicuro era che lo annoiava.
"Ancora con quel coso?" sbuffò il suo compagno di stanza, spegnendo l'ennesima sigaretta nel portacenere.
"Z-zitto... è colpa tua..." arrossì il samurai rannicchiato sul divano, stringendo delicatamente, allo scopo di scaldare ogni parte del corpo, il suo leggero kimono, che però non sembrava essere molto utile nell'impresa.
"È mica colpa mia se non fai altro che mangiare sushi e bere sakè? Cambiare ogni tanto ti fa solo bene." brontolò il pistolero, abbassandosi il cappello sugli occhi.
Goemon soffriva in silenzio, osservando il suo partner pulire casa.
"Dov'è Lupin?" chiese imperterrito quest'ultimo.
"Ma cosa ne posso sapere io..." sussurrò lo spadaccino rannicchiandosi ancora di più.
"... Coraggio... non esagerare ora, è solo un mal di stomaco."
No, non lo era. E Goemon lo sapeva benissimo. Sapeva che quel "mal di stomaco" gli veniva sempre quando in compagnia di quell'uomo ora seduto accanto a lui che lo osservava con la coda dell'occhio, mentre si accendeva ancora una sigaretta sporgendone l'estremità fumante alla finestra. Sapeva benissimo da dove proveniva quella luce nei suoi occhi che li faceva splendere in un tal modo da farli sembrare senza un fondo, un oceano scuro e interminabile, nella quale galleggiava qualche chiazza marrone che schiariva quella distesa profonda dove Goemon amava rifugiarsi.
Era impossibile non riconoscere quello sguardo, quello di colui che aspetta il rientro del proprio compagno di rapine inspirando ed espirando quell'aria inquinata che oscurava quel cielo rosso di un comunissimo tardo pomeriggio d'estate.
Poco dopo il samurai trovò le forze di mettersi a pancia in giù sul grande letto, con il busto rialzato dai gomiti.
"Uhm... bentornato sulla Terra, eh?" rise il barbuto, seduto ai piedi di quel letto, vicino all'amico.
"Qual è questa? La quindicesima oggi?" criticò Goemon guardando con ribrezzo la sigaretta, stringendo il kimono rosa confetto sempre di più circa all'altezza delle anche.
"Senti, santarellino, se sei qui per farmi la predica sappi che ci pensano già i pacchetti di esse." sorrise, spegnendo la sigaretta.
Jigen non era mai stato più a suo agio. In qualche modo quel ragazzo gli trasmetteva serenità e tranquillità. Quest'ultimo non sapeva che il suo amico fino a qualche minuto prima stava cercando medicinali per cessare le sofferenze dell'amico. Ma egli era ora lì, seduto accanto a lui. Lui, rosso in viso, sicuramente per il mal di pancia, piegato in avanti dal dolore.
Anche Jigen era arrossato nelle guance. Probabilmente per il vino, diceva, ma conosceva benissimo il vero motivo di tale rossore.
Dopo qualche minuto il volto di Goemon dal rosso divenne pallido e offuscato. Era stanco. Molto stanco. Non riusciva a mantenere l'equilibrio, e il suo capo cadde delicatamente sulla spalla dell'amico. Avrebbe disperatamente cercato di spostarsi, ma la posizione era così comoda e accanto a lui si stava così bene.
Jigen si accorse poco dopo della situazione. Portò una mano alla fronte del samurai: scottava, e anche tanto. Quel ragazzo aveva la febbre.
"Goemon, accidenti, sei caldo come il fuoco. Aspetta qui, ti porto un panno bagnato. Intanto..." e senza preavviso si tolse la giacca, poggiandola dolcemente sulla schiena del compagno, che arrossiva appoggiato al cuscino.
Mentre il padrone di tale non era presente, Goemon annusò inavvertitamente la giacca, che lo riscaldava a dir poco. Era soffice e calda, e profumava di mirtilli selvatici. Il mal di stomaco stava pian piano svanendo, fin quando il pistolero rientrò nella stanza, che, quasi a farlo apposta, ricominciò forte come prima.
Allora Jigen si avvicinò al sofferente, con un banno bagnato, come promesso, e un'ulteriore coperta. Stava per usarla per sostituire la sue giacca, quando però notò che il compagno giaceva silenzioso con la testa adagiata sul cuscino, arrotolato su sé, mentre stringeva al viso la giacca stessa. Un sorriso riempì il volto del pistolero, che lo osservava e continuava ad osservarlo senza alcun apparente motivo.
"È un angelo quando dorme..." pensava.
A quel punto gli poggiò lievemente il panno sulla fronte, e si allontanò per preparar la cena, non preoccupandosi dell'amico, che credeva dolcemente addormentato.
Ma Goemon non stava dormendo. Lo guardava mentre cucinava, con quel grembiule bianco e azzurro che gli aveva regalato Fujiko perché "Una donna come lei non aveva tempo da perdere in cose come cucinare, se poteva comprare dai fast food".
Solo a quel punto Goemon se ne rese conto, capì quale fosse la causa effettiva di quel mal di stomaco.
Tale dolore non si trattava di mal di pancia. Erano altre le cause di quei dolori che prendevano il sopravvento ogni volta che il barbuto mostrava il suo sorriso al samurai.Erano farfalle.
STAI LEGGENDO
Not Just A Bellyache || JIGOE
Fanfictionboyxboy, don't like, don't read. Vi propongo qui di seguito una oneshot sulla mia OTP del mio anime preferito, che secondo me merita più visualizzazioni. {crediti delle fanart: aulauly}