Viva la libertà

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Il 6 giugno 2016 iniziavo quella che per me era un modo per sfogarmi, ovvero questa piccola raccolta.
Il suo scopo è rimasto invariato fino a che non ho avuto più bisogno di raccontare a degli sconosciuti le difficoltà di questo liceo perché, nonostante tutto, sono convinta che parlare delle cose negative è okay, ma parlare invece di ciò che è stato e che ora per me non c'è più è meglio.

Il 26 giugno 2020 mi sono diplomata. Ovviamente a voi che seguivate questa storia cosa può importare, ma penso che, se devo chiudere una cosa, non posso solo schiacciare il tasto "completa" ma devo dare una degna conclusione a cinque anni della mia vita, anche attraverso questa storia.

Noi della classe 2020 verremo ricordati come quelli a cui è stato tolto tutto, ma siamo stati in silenzio. Per quattro mesi abbiamo vissuto di ricordi e ciò che sarebbero dovuti essere i mesi più belli della nostra vita erano diventati un loop costante, una monotonia che oscillava tra videolezioni e contemplazioni alla finestra. Sono stati anche quattro mesi di difficoltà, di precarietà, di "chissà se" e "mi sa di no", e siamo arrivati alla maturità diversi, stremati e di certo non appagati.

Abbiamo vissuto di ricordi, quegli stessi che, mentre rileggevo le mie parole dopo quasi un anno e mezzo, riempivano la mia testa e il mio cuore.
Perché adesso mi manca lamentarmi di quelle piccole cose: uscire tardi da scuola, le figure di merda sui mezzi, l'inferno che era la settimana della musica, le giornate a ridere e quella a piangere, mentre tutti intorno a te cantano una canzone che è più un inno alla libertà e alla voglia di vivere.

E spero ogni giorno di poter tornare in quelle aule dove si compiva la felicità, dove la gioia la potevi toccare e abbracciare, dove le ansie svanivano, lasciando il posto alla bellezza.

Il musicale era questo: una famiglia, prima, una classe, poi.

Finisco questa storia augurando a tutti quelli che la leggeranno le stesse cose che ho vissuto io, perché cinque anni in una vita sono pochi, ma se anche solo un secondo può cambiarti l'esistenza, cinque anni non possono che essere l'eternità.

Quando sei in primo non pensi a quando te ne andrai, perché il momento sembra lontano anni luce, ma quando esci dalla tua scuola, col tuo strumento in mano, le lacrime agli occhi e tutti i tuoi amici attorno che ti aspettavano dopo il primo esame importante della tua vita, ti riguardi indietro e trovi solo piccoli attimi di felicità, che sono ciò che di più bello può rimanerti nel cuore, la malattia di cui non vuoi liberarti.

Aggrappatevi a quello, quando tutto sarà finito.
Prendete un respiro profondo.
Chiudete gli occhi.
E andate avanti, perché quello che avete vissuto è solo l'inizio di qualcosa di più grande e più bello.

-A

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