Rimaniamo in questa posizione a lungo, o almeno mi sembra. Il silenzio viene interrotto dal gorgoglio dello mio stomaco, che mi risveglia come da uno stato di trans.
Alzo la testa di scatto dalla spalla, la appoggio al
mureto e tiro sul col naso facendo un lungo respiro. Ora che sono calmata, posso chiudere gli occhi e ascoltare la natuta. Sento l'erba muoversi accanto me.
-Se ne va?! Come può lasciarmi in queste condizioni!- penso allarmata.
-Bhe, non avrebbe tutti i torti, in fondo neanche vi conoscete.- razionalizza la coscienza.Percepisco due mani che si appoggiano sulle mie braccia, poste sopra le mie ginocchia portate al petto. Faccio un sospiro e provo a tranquillizzarmi. Il tocco è delicato, gentile, si sente che non vuole farmi del male. Mi rilasso, non so che aprire gli occhi, ma alla fine vince la curiosità e li apro.
Il cuore fa una capriola
Poi un'altra.-Bella e triste come Marylin mi dicevano.- afferma fissandomi, con aria di sfida.
-Almeno hai un buon repertorio musicale.- ribatto io, come se quello che fosse appena successo non ci fosse mai stato.Mi alzo e controllo l'ora. Sono le tredici e quindici. Lo stomaco comincia a reclamare del cibo, dato che l'unica cosa che ci messo dentro è stato un doppio caffè sta mattina.
Poggio lo zaino sul muretto, lo apro e scarto il panino. Affondo i polpastrelli nel pane morbido. Non potete capire che bontà.
Alex mi guarda mangiare, ma poi si rende conto che lo sto fissando con la coda dell'occhio e così si mette a controllare il cellulare, alzando ogni tanto lo sguardo. Cerco di non ridere, ma non riuscendoci faccio finta di schiarirmi la voce.Finito il panino susseguono alcuni minuti di silenzio.
-Se ti va puoi dirmi il perchè.- incomincia lui.
Non so che fare, sono nel panico, non voglio riversare i miei problemi su qualcuno che non conosco. Opto per il silenzio.
-O anche no insomma, come ti senti a tuo agio.- continua accorgendosi del mio blocco.
Mi decido a dire qualcosa.
-La prossima volta potresti non seguirmi. Piuttosto vienimi accanto, sarei più felice di sentire la tua voce che i tuoi passi.- cerco di dire questa frase in modo più pacato possibile, senza sembrare arrabbiata, e senza trasparire minimamente interessata al fatto che vorrei che mi parlasse.
-La prossima volta ti chiamerò con un megafono e farò in modo che tutti i passanti si girino a guardarti.-
Lo guardo storto e comincio a ridere, così tanto da accasciarmi al suolo.
-Finalmente ridi, non ce la facevo più a vederti con il broncio.- e mi tende una mano per rialzarmi. Per sbaglio lo tiro troppo verso di me e finiamo uno sopra l'altro. Il mio corpo diventa rigido, come una sbarra di ferro; giro la testa, non ce la faccio a guardarlo negli occhi. Lui lo capisce e si alza subito, aiutando anche me.Tutta questa faccenda mi ha fatto completamente dimenticare che ho una visita.
Cerco le parole giuste per finire questo incontro, dato che sta mattina era iniziato con noi quasi investiti da un camion.-Grazie Alex, veramente, sia per ora che per sta mattina. Sono felice di averti incontrato, ma ora devo andare.- raccolgo le mie cose e m'incammino.
-Se vuoi ti posso accompagnare alla tua meta, giusto perchè hai appena finito di piangermi su una spalla.- mi propone lui in modo ironico.
Faccio un respiro, penso a cosa dire. Passano alcuni secondi, ma nella mia testa i pensieri vanno più veloci di un treno.
-Va bene, grazie. Se vuoi mi puoi accompagnare fino all'entrata dell'ospedale.- dico tutto d'un fiato, come se mi fossi liberata di un enorme peso.
Raccoglie lo zaino e, come gli avevo suggerito precedentemente, mi si accosta.Nel tragitto non proferiamo parola.
Arrivati all'ingresso dell'edificio ci sediamo su delle panchine adiacenti. Più che sedermi, mi faccio guidare dalla stanchezza, ma nonostante questo, chiudo gli occhi e lascio che il sole mi illumini il volto.
Alex mi guarda un po' incuriosito e nel mentre si porta una sigaretta alla bocca.
Nell'esatto momento in cui la sta per accendere, gli prendo la mano che regge l'accendino e con tono accusato gli dico -Ma cosa fai?! Senza caffè poi!-
Mi alzo di scatto e lo trascino alle macchinette del piano di sotto per prendere un caffè, che di caffè ha solo il nome.
Torniamo fuori e finalmente riesco a godermi una sigaretta.
-Scusa ma siamo venuti qui per prenderci il caffè alle macchinette o per qualcosa di più specifico?- mi chiede quasi spazientito.
-Ho una visita, ma me la prendo con molta calma: in questo ospedale sono tutti in ritardo.-Mi sento osservata.
Alzo lo sguardo.
Eh sì, è proprio lei: la dottoressa Copeland, specializzata in neuropsichiatria infantile e nel rovinare vite, entrambe le riescono abbastanza.
In fondo le voglio bene, perché mi segue da quattro anni e non ha mai mollato, soprattutto nei momenti in cui ero io la prima a cedere.-Coraline, andiamo?- mi invita lei con tono pacato.
-Si certo.- mi attingo per prendere lo zaino -Ehm, ciao Alex.- lo saluto in modo freddo.
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Two graves
RomanceCoraline Singer è una ragazza molto sveglia per la sua età, forse è per questo che ha pochi amici e che non riversa le sue emozioni sul primo che capita. E' una ragazza fuori dagli schemi, che darebbe la vita per visitare tutti gli scorci Roma nomin...