A pinch of paprika

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Visione ne sapeva poco di cucina, anche perché lui non aveva bisogno di mangiare, eppure quando Wanda, con un sorriso che le aveva illuminato il volto, gli aveva chiesto di farle compagnia mentre preparava il Paprikash, non aveva potuto fare a meno di accettare.

Era seduto al bancone da circa una quindicina di minuti, intento a fissare ogni più piccolo movimento della ragazza, che in quel momento stava facendo rosolare i succulenti cubetti di pollo nella padella. Un silenzio quasi innaturale riempiva l’intero appartamento ma a Visione non pesava affatto, perché in un momento simile, dove entrambi erano concentrati per motivi diversi, qualsiasi parola sarebbe stata di troppo. A loro bastava un semplice sguardo per capirsi. Anche per questo gli piaceva la sua compagnia, perché lei sembrava conoscerlo più di chiunque altro, forse anche più di se stesso.

«Sai… mia madre cucinava spesso il Paprikash quando ero triste» gli disse la ragazza, all'improvviso, interrompendo il flusso dei suoi pensieri.

«Ovviamente non sempre potevamo permettercelo ma lei faceva di tutto per rendere felici me e mio fratello.»
Visione percepì una nota di nostalgia nel tono della sua voce ma nonostante questo Wanda stava sorridendo, intenerita dai ricordi della sua infanzia.

«Ci ripeteva sempre: a volte basta un pizzico di paprika per risollevare il morale» pronunciò quelle parole mentre raccoglieva fra le dita un poco di quella polverina rossa e la cospargeva sopra la carne, poi lo guardò e gli rivolse uno di quei sorrisi che a lui piacevano tanto.
«E aveva ragione?» le chiese, sorridendo di rimando.
«Certo che sì. Ecco perché ne vado matta!» rispose, ridacchiando.

Visione, in quel preciso istante, si ripromise che avrebbe cucinato il Paprikash per lei ogni volta in cui avesse percepito la sua tristezza, perché era disposto a fare di tutto pur di vederla sorridere in quel modo.

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