If I Could Fly

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L'amore.
Questo strano sentimento che tutti i miei coetanei amavano tanto. Io non lo capivo, non capivo tutto quell'eccitarsi nel sentire le famose farfalle nello stomaco, era così stupido. I miei amici insistevano nel dire che ero io - ero io a non aver ancora trovato la persona giusta d'amare - però sapevo che non era così, io sapevo perfettamente che erano tutte cazzate.

L'amore non esiste, esiste il piacere, il desiderio e il bisogno di sentirsi appartenere a qualcuno. Ad interrompere i miei profondi pensieri, fu quella dannata sveglia.

Mi alzai dal letto girandomi verso essa, Segnava le 7:00 a.m., sbuffai spegnendola. Oggi più che mai sarei voluto restare a letto, invece mi dovevo sbrigare per prepararmi. Non avrei di certo fatto tardi il primo giorno di scuola. Sbuffai un'altra volta e mi alzai dirigendomi verso il bagno.

Mi guardai allo specchio, avevo un aspetto orribile, i capelli tutti scompigliati, due enormi occhiaie sotto i miei occhi azzurri, e un enorme macchia rossa in faccia. Dovevo ricordarmi di levare l'orologio quando andavo a dormire - ogni mattina mi ritrovavo questa macchia sul viso data dalla pressione del mio volto poggiato su esso - mi guardai il polso e mi scese una lacrima. Quell'orologio era l'ultimo cosa che mi rimaneva di mia madre.

Me lo regalò al mio 17 compleanno, nonché l'ultimo a cui ha partecipato... Infatti morì l'anno dopo a causa della leucemia. Scacciai quei pensieri e privandomi dei vestiti, e l'orologio, entrai nella doccia.

Dopo essermi lavato e vestito andai in cucina a prendere qualche biscotto, per poi uscire di casa dirigendomi verso quell'inferno di scuola.
Salì in macchina e andai dritto verso essa.

Dopo una ventina di minuti arrivai di fronte l'edificio, parcheggiai la macchina e scesi andando verso i miei due migliori amici.

"Tomlinson! Pensavamo che non arrivassi più" disse Zayn abbracciandomi.
"Oh in tre mesi sei sempre rimasto il solito coglione" gli risposi ridendo. Mi girai e salutai Liam, abbracciando anche lui.

Noi tre eravamo inseparabili da quando avevamo tre e cinque anni - loro due sono più piccoli di me di due anni - ricordo il giorno in cui ci siamo conosciuti come se fosse ieri.

"Louis forza levati quel giacchetto e mettilo fuori come gli altri bambini!" mi disse mia mamma.
"No no no no. Non lo voglio levare il mio giacchetto giallo!" dissi sbattendo i piedi a terra.
"Dai amore, fallo per me" continuò lei, io la guardai in modo trucido, mi girai dal lato opposto incronciando le braccia al petto.

Così facendo notai un bambino - probabilmente più piccolo di me - che mi guardava, aveva i capelli neri e gli occhi castani. Sentendomi ossservato, decisi di accontentare mia mamma, quindi sotto i suoi occhi - e quelli del bambino - uscì dalla classe dirigendomi agli attaccapanni.

Dopo aver appeso il mio giacchetto insieme a quello degli altri bambini, tornai verso la mia classe, però qualcuno mi cadde addosso.

"Ahia!" dissi massaggiandomi il sedere dolorante.
"Oh scusa, non volevo!" disse un bambino, anche esso come quello precedente sembrava essere più piccolo, aveva gli occhi castani e i capelli biondo scuro. Gli sorrisi e lui dette una mano per alzarmi.
"Tranquillo non è nulla, e grazie per avermi aiutato a rialzarmi!" dissi sorridendo.
"Prego! Comunque mi chiamo Liam, tu?"
"Io sono Louis!"
"Louis vuoi essere mio amico?" mi chiese sorridente
"Certo!" gli risposi, per poi entrare insieme a lui nella classe.

Liam si diresse verso sua mamma.
"Mamma mamma ho un nuovo amico!" disse tutto entusiasto. Io sorrisi e andai verso mia mamma, in tanto vedevo ancora quel bambino con i capelli neri guardarmi, presi coraggio e mi aviciani a lui.

If I Could Fly (l.s.)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora