prologo

22.5K 366 98
                                    

SILVERFLAME SARÀ ORDINABILE CARTACEO NELLE LIBRERIE E TUTTI GLI STORE ONLINE DAL 2 SETTEMBRE!]

Sono seduta in una stanza asettica, spoglia di qualsivoglia oggetto personale, priva di calore esattamente come sono io in questo momento. Spoglia e priva della mia linfa vitale. Priva di amore negli occhi, priva dell’anima strappatami  via.
Il ticchettio di quei tacchi è l’unico rumore nella stanza, mentre la donna si siede dietro la sua scrivania di legno scuro. Apre uno dei cassetti e, dopo aver fatto scorrere le dita laccate su numerosi fogli, prende un fascicolo e si sistema gli occhiali che le scivolano sul naso, forse troppo grandi per il suo piccolo volto.
"Fiamma Levis, nome particolare." Una risata flebile esce dalle sue labbra, cercando di sciogliere l’evidente tensione, ma appena rivolge uno sguardo fugace ai miei occhi vuoti capisce che è meglio non farlo. Rimango nel mio silenzio, costretta ad ascoltare il ticchettio condannante dell’orologio che scandisce subdolo ogni secondo.
“Ho qui il tuo fascicolo, ne hai passate tante in questo ultimo periodo.” Afferma e il mio sguardo vuoto si sposta a terra, tra le venature del parquet.
No, non dirlo…
"Mi dispiace per la tua perdita e sono qui per aiutarti a superare il trauma, vorrei sapere da te…"
No, non chiederlo.
"Cos’è successo quella notte?"
Il flusso di ricordi mi investe come non avrei mai voluto più facesse e il ricordo di solo un mese prima sembra essere più vivo che mai.

Non doveva succedere,
Non erano questi i piani.
Una luce fin troppo forte colpisce con violenza il mio viso, mentre udibili solo le mie urla.
"Ryan!" Le grida disperate graffia
no la gola, quel dolore inonda con violenza gli occhi, lasciando solo vuoto dentro di me.

Non puoi lasciarmi così…

Due poliziotti mi tengono per le spalle mentre con tutte le mie forze cerco liberarmi dalla loro presa. "Signorina si calmi per favore." Mi dice uno dei due ma non lo sento nemmeno, sentendo a mala pena solo il tessuto della mia stessa maglietta graffiarmi la pelle.
"Idiota! Dovevo esserci io al posto tuo. Perché cazzo lo hai fatto?!" Calcio a vuoto ma i poliziotti continuano a tenermi e il mio sguardo non si smuove dalla scena dell’amore della mia vita sull’asfalto, in un mare di sangue che brilla come rubini sotto la luce della luna.
"Mi avevi fatto una promessa…mi avevi fatto una fottuta promessa stasera e dov’è finita ora?!" Le ginocchia cedono ma l’impatto con il freddo terreno lo sento appena.
Una mano si poggia sulla spalla, coperta solo da un misero pezzo di stoffa, e le parole ovattate arrivano all’orecchio come il più affilato dei coltelli. "Signorina dovrebbe rilassarsi un attimo, ha appena subito un grave incidente-"
Per quanto la rabbia scorra nelle vene come fuoco incandescente, i miei occhi non riescono a staccarsi da quella figura esanime che poco prima mi teneva teneramente la mano. "Perché lo hai fatto…? Perché hai deciso di abbandonarmi?" Abbasso le spalle sconfitta, i capelli mi cadono sul viso coprendo quella vista terrificante ma non offuscando mai quell’immagine dalla mente.
"Ti prego amore mio torna da me…" Dico in un sussurro appena udibile. Le ginocchia tremano e singhiozzi sempre più frequenti a quella consapevolezza che non avrei mai voluto accettare:
È morto.
È morto e con lui le nostre risate,
I nostri progetti,
Il nostro futuro,
La mia anima e il mio cuore.
È morto.
È morto il sangue che scorreva nelle mie vene,
La felicità che riempiva i miei pori.
È morto e non tornerà da me,
Mai più.

"Mai dimenticare" riesco solo a dire "mai dimenticato."

silverflameDove le storie prendono vita. Scoprilo ora