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Fuggire è da deboli

Fiamma

Sono qui, nella mia stanza, a rigirarmi quel piccolo pezzo di carta tra i polpastrelli da ore. Le lezioni sono finite ormai, la sera è calata ed è da poco passata la mezzanotte.

Dovrei dirlo a Debby?

Ma anche se volessi come potrei? Non è più tornata in stanza, avrà sicuramente trovato una festa a cui partecipare.

Lei è fatta così.

Ma io? Io che dovrei fare? Potrebbe essere qualcosa di grave e non mi va di rischiare la pelle così a cielo aperto, ma potrebbe anche essere un ricatto, qualcosa di illegale...

Oppure...

No, me lo devo levare dalla testa, è morto non può resuscitare e scrivermi un bigliettino.
Anche perché, anche nel caso fosse stato lui, ci sarebbe stata una qualche battuta ironica o qualcosa del genere.
No, dev'essere qualcun altro, ma chi? Chi potrebbe avermi già presa di mira dopo neanche ventiquattro ore dentro questo istituto?
Potrei dirlo ad Aron ma neanche lui si è più fatto vivo.

E se gli fosse capitato qualcosa?

Prendo coraggio e mi alzo in piedi, vado verso l'armadio e mi cambio, mettendomi vestiti e scarpe che mi rendano facile un eventuale fuga.
Lego i capelli in una coda bassa e mi alzo il cappuccio sopra la testa. Incrocio distrattamente gli occhi sullo specchio e mi guardo per qualche secondo.

Sembro io la malintenzionata.

Prendo la copia delle chiavi della macchina di Aron e le infilo in tasca, mentre provo a chiamare sia lui che Debby per vedere se stanno bene.
Provo a chiamare per prima Debby ma dopo pochi secondi risponde la segreteria: "attenzione, il numero da lei chiamato è spento o inesistente. Si prega di riprovare più tardi."
Se c'è una cosa che ho imparato di Debby è che non spegne mai il telefono.

Oh no.

Le gambe tremano e si muovono veloci quando esco dalla porta della camera, correndo giù per le scale.
"Andiamo...andiamo!" Prego mentre provo a chiamare l'altro numero in rubrica.
"Ti prego Aron almeno tu..." Sento il cuore in gola mente aspetto trepidante che parta quella benedetta telefonata.
Ma lo stesso messaggio della segreteria parte e il sangue mi si raggela nelle vene.
Corro più in fretta che posso fuori dal campus, quasi perdendomi nel grande parcheggio. Trovata la macchina di Aron la apro velocemente e mi siedo al suo interno. Le mani tremano quando inserisco le chiavi nella serratura, sento un vuoto che conosco già molto bene aprirsi al centro del petto.

No ti prego anche loro no...

Metto il navigatore sul telefono dell'indirizzo ed esco dal parcheggio cominciando a pensare alle eventuali possibilità.

Aron potrebbe semplicemente essere uscito...si senza macchina?

Mi tremano le dita fremono sul volante ma faccio qualche respiro profondo, cercando di scacciare i brutti pensieri dalla mente.

Chissà in che cazzo di guaio si sono cacciati quei due, cristo li vorrei strozzare.

"Tra duecento metri, la tua destinazione si troverà sulla destra." Sento la voce robotica del navigatore satellitare.
Prendo un altro respiro mentre la mente comincia a macchinare.
Arrivo in una strada buia, ei miei occhi scattano frenetici cercando qualcosa anche a me ignoto.
Riprendo la mia compostezza e metodicamente studio un piano e le possibilità che ho a disposizione.

Se provano a prendermi posso facilmente liberarmi, nella lotta corpo a corpo me la cavo bene. Se hanno una pistola potrebbe essere un problema dato che non ho armi per difendermi, ma se riesco ad essere abbastanza vicina posso disarmarlo. In ogni caso troverò un modo per tirarmi fuori dai casini.

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