capitolo 3 - LE OCHE

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La mattina mi alzo, faccio la cartella e vado a scuola. Fuori fa freddo, ma non ha ancora nevicato. Probabilmente domani ci sarà la neve. Non ho avuto il tempo di guardarmi il taglio, ma sono sicura che stia bene. Arrivo a scuola cinque minuti prima del suono della campanella. Fuori da scuola c'è Ethan. Quando siamo abbastanza vicini lo saluto. Anche lui mi saluta.
- Come va con i tagli?- gli chiedo.
- Non avevi detto niente domande?-mi risponde beffardo.
- Comunque sono quasi guariti, e credo che sia merito dell'alcool.- mi dice felice.
- E a te come va il morso?
- Bene, sembra che non ci sia più.- dico felice.
Ci avviamo verso la scuola. Quando siamo nel cortile, quasi davanti a scuola, vedo il gruppo delle ochette della mia classe che mi indica.
- Chi sono quelle?- mi chiede Ethan quando vede che ci indicano.
- Sono le oche della mia classe. Non le sopporto! Mi verrebbe da staccagli la testa a volte.- dico con rabbia.
Ethan mi guarda preoccupato.
- Solo a volte! A te non capita mai di voler staccare la testa a qualcuno?
Lui mi sorride.
- A volte si.
- Ah, senti, ieri ho preso il tuo libro sui licantropi. Te lo ho riportato.- mi dice aprendo la borsa.
Prende il libro e me lo passa. Io lo prendo e me lo metto in cartella.
- Preché lo hai preso?- chiedo, sondando col lo sguardo lo suo volto.
- Ero curioso. Volevo solo dargli un'occhiata.- mi risponde sorridendo.
- Ok. È che temevo che fosse sparito per magia.- dico ridendo.
Anche lui ride.
Entriamo a scuola insieme. Lui va in segreteria per sapere in che classe deve andare. Io vado nel laboratorio di fisica. Quando entro tutti i posti sono già stati occupati, tranne quello vicino alla regina delle ochette, Lizzie. Dubito che sia un caso. Mi siedo svogliatamente.
- Chi è?- mi chiede lei quando mi siedo.
- Chi?- rispondo facendo finta di non sapere di chi sta parlando.
- Il ragazzo con cui sei entrata a scuola.- risponde lei stizzita.
- Un mio amico.
- Del quarto anno?- indaga ancora lei.
- Sì!- comincia a rompere.
- Me lo presenti?
Io la fisso. Non l'ho mai sopportata, ma questo va oltre. Molto oltre. Prima che io possa risponderle per le rime, il prof entra in classe.
Comincia a spiegare una noiosissima teoria sulla rifrazione e la riflessione. Poi va alla lavagna per fare un disegno. Ho un po' di mal di testa. Faccio fatica a vederci. Alla fine, mi tolgo gli occhiali per riposare gli occhi. Ma appena li tolgo, ci vedo meglio. Sbatto le palpebre per qualche secondo, prima di realizzare che non ho più bisogno degli occhiali. Li metto in cartella e ricomincio a seguire la lezione. Quando finisce l'ora noi usciamo dalla classe per andare in classe. C'è lezione di poesia. Sfortunatamente, mi ritrovo vicino a Lizzie.
- Allora? Non mi hai detto se me lo presenti.- comincia lei.
- No.
- Cosa vuoi dire per no?- mi domanda lei, con uno sguardo da "te ne pentirai amaramente"
- Che non ho intenzione di presentarti ad un mio amico. Se ti vuole conoscere, verrà lui stesso da te.
- E se io non volessi aspettare che sia lui a venire da me?
- Arrangiati. Non è un mio problema.
Fortunatamente entra la prof in classe a parlare di Shakespeare. Questa ora passa molto lentamente. Finalmente finisce. C'è la ricreazione, e io vorrei cercare Ethan. Appena suona la campanella, mi fiondo fuori dalla classe e vado al piano superiore, dove si trovano le quarte. Sento dei passi dietro di me. Mi volto di scatto e vedo Lizzie che mi segue. Quando si accorge che l'ho scoperta, mi viene incontro.
- Tu mi presenterai quel ragazzo.
- Come pensi di ricattarmi?- teoricamente non ha possibilità di ricattarmi.
- Facciamo così, o tu mi presenti il ragazzo, oppure io dico alle prof che sei stata tu a scrivere l'insulto sul registro. Questo ti potrebbe costare una bella sospensione.
- Quale insulto?- chiedo io sorridendo.
- Quello che sta per scrivere Susie. Basta un mio messaggio, che tu sarai rovinata. A meno che tu non mi presenti il ragazzo.
Io la afferro per la giacca e la spingo contro il muro.
- Tu non lo farai!- le dico con la voce bassa.
- Invece sì.- mi dice lei sorridendo.
Mi tremano le mani dalla rabbia. I miei occhi si riducono a due fessure. Sto per tirarle un pugno, quando qualcuno mi afferra per le spalle e mi tira indietro.
Mi volto con furia. Ma dietro di me c'è solo Ethan. Faccio un respiro di sollievo.
- Kayla, calmati.- mi dice lui dolcemente.
Respiro...espiro...respiro...espiro.
- Ah quindi tu sei il ragazzo che era con lei questa mattina.- comincia Lizzie avvicinandosi, troppo,
ad Ethan.
- Sì.- risponde lui duramente scostandosi.
- Sicuramente avrai capito che in questa scuola ci sono due tipi di ragazze. Le ragazze come me, simpatiche e pronte a chiacchierare, e altre ragazze che hanno strani istinti violenti.- dice fissandomi mentre dice istinti violenti.
- Io invece credo di aver capito che esistono in questa scuola oche e ragazze. Ora non ti azzardare mai più a ricattarla, altrimenti te la vedrai con me.- dice lui fissandola duramente.
Lei ci fissa, poi ci volta le spalle e si allontana a grandi passi.
- Cosa ti è saltato in mente? Non ho bisogno che tu mi difenda da lei!- dico con rabbia quando la ragazza è abbastanza distante.
- Ho appena evitato una lite ed un espulsione. Potresti anche ringraziarmi!- mi risponde lui con forza.
- Ti ho appena aiutato! Potresti almeno ringraziarmi!- continua lui. Fa per allontanarsi.
- Grazie. Comunque prossima volta lasciami risolvere i miei problemi da sola!- gli urlo dietro.
La campanella suona proprio in quell'istante.
- Ora è meglio che vai. O arriverai in ritardo.- mi dice voltandosi verso la sua classe.
Io scendo le scale e torno in classe. L'oca non ha scritto niente sul registro. Le ultime tre ore passano più velocemente di quanto potessi sperare. Ma quando suona l'ultima campanella, mi sento come se mi stessero forando la testa con un trapano. Mi tappo le orecchie, fino a quando non finisce quel fastidioso suono.
Esco da scuola e quando arrivo al cancello trovo Ethan che mi aspetta.
- Pensavo che fossi arrabbiato.- gli dico quando lo vedo.
- Bé, anche io mi sarei arrabbiato se mi avessi cercato di difendere in quel modo, come se fossi un cucciolo.- mi dice sorridendo.
Lo guardo negli occhi. Sono azzurri, freddi, ma hanno anche una strana scintilla di felicità.
- Le tue compagne di classe ci stanno fissando.- mi dice guardando oltre di me.
Io mi volto. È vero.
- Fa lo stesso, tanto ci sono abituata.
- Ma io no. E se ci vendicassimo?- mi chiede sempre con quello strano sorrisetto.
- D'accordo. Cosa proponi?- gli rispondo cercando di imitare il suo sorriso.
- Seguimi.- dice con un espressione enigmatica.
Lo seguo fino al parcheggio. Lui salta su una moto e mi fa cenno di venire. Io, con un certo imbarazzo, salgo dietro di lui.
- Da che parte passano di solito?- mi chiede lui accendendo la moto.
- Vanno a destra, appena uscite dal cancello.
Lui stacca i piedi da terra ed esce dal parcheggio a tutta velocità.
- Ricordati di salutare.- mi dice quando usciamo dal cancello.
Io mi sento molto impacciata. Non voglio stringermi a lui, ma non posso neanche non tenermi. Alla fine gli metto le braccia intorno al torace.
Quando passiamo davanti alle oche faccio come mi ha detto di fare. Mi volto verso di loro e le saluto. Quando mi sono riaggrappata, Ethan fa un impennata con la moto. Vedendo la faccia sconcertata delle ragazze ci mettiamo a ridere come due matti.
Alla fine lui si ferma davanti a casa mia. Io scendo dalla moto e mi volto per entrare.
- Domani ti passo a prendere?- mi chiede lui.
- Domani è festa. Non lo sapevi? È il sei dicembre, siamo in festa fino a martedì.- gli dico ridendo.
- È già il sei?- mi chiede lui con una faccia molto preoccupata.
- No, oggi è il cinque.- gli dico io.
Lui prende il cellulare e guarda il calendario. Noto che un giorno ogni mese è segnato in rosso. Anche il sei dicembre.
- C'è qualche problema?- gli chiedo io preoccupata.
- No, solo che...oggi e domani non ci sono i miei a casa e mi sono dimenticato di chiedere le chiavi.- risponde lui tutto d'un fiato.
- Bé, se vuoi puoi restare a casa mia.- gli dico io sorridendo.
- Sicura? Non è che disturbo?- mi chiede lui.
- No, tranquillo. I miei genitori sono via fino a domani pomeriggio, quindi se vuoi puoi restare.
- Grazie!- mi dice lui sorridendomi.
Io sto per dire che non è niente, ma lui mi abbraccia prima che io possa dire qualunque cosa.

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