Balbettii angusti come un pesco fiorito si annusavano quella mattina, passavo di lì,... No, per di qua,... Uff, non ha importanza. C'era uno specchio, quello lo ricordo bene, un po' rotto, un po' aggiustato. Mi fermai, mi piaceva il mio aspetto, era un po' aggiustato, un po' rotto, un bell'abito rosso ed un rosso rossetto. Piano, andante, un tocco, le foglie, gialle, rosse, ma soprattutto viola, e blu, oh quel caldo blu avvolgente, me lo ricordo.
Balbettii dicevo, sì, persone, pesci, pattini e pantaloni, in un intenso balletto sfrenato, balbettavano. Non capisco mai cosa dicono, mi piace la musica, preferisco sentire l'armonia di quella mattina, che il significato di quel maledetto maleodorante garbuglio di parole.
Le case, in mezzo alla strada, color pastello. Come quei disegni a pastello che ci piaceva fare, graffiando feroci lo strato di nero, ricordi? Le case erano belle. belle. Proprio lì uno scoppio schiaccia tutti quegli ombrelli colorati, un rombo frastuona, un fuoco d'artificio, che bello. Il balletto balbettante si fermò, si abbassa il sipario, dov'è il pesco fiorito? S'accasciava tutto come tessere del domino; oh quando giocavo col mio fratellino, "se questo potesse durare per sempre" diceva. I ricordi sono forti, si stava bene. Ma almeno ogni tanto quei bei ricordi ritornano, ritornano come le rondini in primavera, chissà perché dicono che sia vera? Falsa, mi sembra, porta verde vita per la processione della marcia morte, l'inverno seguente.
Tik tak facevano gli orologi , dicevano: "ora di pranzo", cosa ero venuta a fare in città? Scorgo la traballante insegna di un fast-food, non mi piace, mi piacciono le cose lente, il mondo va tutto di fretta, è frettoloso, e io sono come in un mare tempestoso: corri, corri, provo ad andare veloce, ci provo davvero, ma non sono come loro, sballonzolata di qua e di giù, e di su e di là. Mentre quei belli balbuzienti invece balbettano, balbettano all'unisono col tempo.
Mi piace il mare, mi rappresenta, il mare, allora presi da mangiare e andai al porto. Oh ora ricordo, c'erano dei colori incantevoli, nell'acqua, un mosaico di pezzi colorati, allora presi i miei sporchi pezzi colorati e li misi lì, a completare il mosaico. E le onde rendevano il mosaico come il vento rende le nuvole, dinamiche, mutanti, ci potevi vedere tutto quello che volevi: vedevi un Pollock, un Schiele, un Klimt, sentivi nell'aria un Marinetti, annusando un Bodelaire, e poi vedevi un Kandinskij e poi un Boccioni, in quel fluttuare incessante, danzante sul mare.
Venne la sera, senti l'odore di notte, che arriva? La città, una foresta lussureggiante di luci, tenere luci. Mi ricordo che quella sera tante persone venivano a casa tardi, erano stanche, stufe, insoddisfatte, come uccellini, battono forte le ali solo per trovare un vermetto per i loro uccellini, ma cosa dico? Quei pover uomini non possono volare, sono galline, non usignoli. Ti ricordi? Quando da piccoli volevamo sembrare i nostri genitori? Vengo da una famiglia ricca io, giocavo con quegli uomini di plastica come facevano i miei genitori, con i loro giocattoli, non di plastica.
Il giorno seguente,... oh si, ricordo, il giorno seguente era molto simile a quello che ho appena raccontato. Adesso che ci penso, anche il giorno dopo. Aspetta, il giorno dopo ancora mi sembra così simile, forse mi ricordo male? No no, ricordo bene, sono sicura, così tutti i giorni fino a ieri. E oggi? Effettivamente anche oggi sono qua al porto che guardo quell'armoniosa foresta incantata e penso, penso molto, sì. Cos'è questa lacrima che ho sul volto?
STAI LEGGENDO
Racconti
Short StoryPensieri sfrenati, come il ticchettio della pioggia su un vetro. Una raccolta di storie, luccichii di foglie d'autunno al tramonto, accumunate dalla caduta, così bella, un volteggiare di racconti volatili un tempo verdi, ora velati.