occhi di ghiaccio

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Esco dal bagno della scuola aggiustandomi i capelli.

"Venere" sento chiamarmi.

Mi giro.

"Luca, ciao, come stai?" lo saluto abbracciandolo.

"tutto bene, che ti è successo ieri non mi hai più chiamato" dice il mio migliore amico preoccupato.

"ho studiato fino a tardi, perdonami, che dovevi dirmi di tanto urgente?"

Sorride.

"ho sette biglietti per il museo, mi chiedevo se ti farebbe piacere accompagnarci"

I miei occhi si illuminano.

I musei, luoghi mastodontici, affascinanti, elettrizzanti.

Vivo di arte.

I musei me li sento addosso ogni volta che ci entro.

Ciò che custodiscono è così prezioso.

Per molti può sembrare banale e noioso, per me invece sono come ossigeno.

Saluto Luca dandogli una risposta positiva e lui mi propone di portare anche Selena e Madeleine.

Uno volta tornata a casa chiamo le mie due amiche informandole del nostro viaggio di questo pomeriggio.

"Luca mi ha detto che per le cinque ci dobbiamo far trovare davanti al museo" dico aprendo le ante dell'armadio.

"allora vi saluto che mi vado a prepare" dice Madeleine in tutta fretta.

"agitata per incontrare gli amici di Luca?" chiede ridacchiando Selena.

Madeleine di tutta risposta ci fa una linguaccia.

Rido.

Chiudo la chiamata.

Dei jenas a zampa e un top aderente andranno più che bene.

Metto le miei scarpe e prendo la borsa infilandoci le chiavi e il cellulare.

Saluto mia mamma e mio papà situati in salotto a parlare davanti alla tv.

Esco fuori di casa notando subito Selena già davanti al cancello che mi aspetta.

"Mad?" chiedo.

"è già lì che ci aspetta"

Incominciamo ad in camminarci parlando del più e del meno, gesticolando e ridendo come al solito.

L'entrata del museo è meravigliosa.

"ragazze ce l'avete fatta" dice Luca abbracciandoci.

"loro sono Dennis, Alessandro e Giovanni"

I ragazzi in questione ci salutano con un cenno.

Tutti tranne uno.

Quello che credo sia Giovanni, troppo assorto nell'osservare l'entrata di questo imponente edificio.

Come me d'altronde.

Mi sento una bambina al parco giochi.
Nel suo abitat, dove può essere se stessa.

Luca mostra i biglietti al proprietario che, dopo averli esaminati, ci fa entrare.

Osserviamo dipinti, statue, e resto folgorata da così tanto bellezza.

Questi capolavori esistono da millenni e sono ancora "intatti".

Sono rimasta in religioso silenzio per due ore mentre gli altri si conoscevano, i musei sono come biblioteche per me, vanno osservati in silenzio.

Mi fermo notando che sono capitata in una stanza mai vista fino ad adesso e proseguendo non noto nessuno, né visitatori e né i responsabili del posto.

Spaventandomi cerco di ritornare indietro, quando un tonfo dietro di me mi fa voltare di scatto.

La porta è chiusa.

Mi avvicino a passo svelto e la spingo.

"è inutile non si aprirà"

Mi giro ritrovandomi gli occhi di ghiaccio che mi perseguitano da giorni nei miei pensieri.

Resto in silenzio, riflettendo che ha perfettamente ragione.

Perciò decido di sedermi davanti a qualche quadro ed osservarlo.

Al mio fianco una figura prende posto e riconosco il capellino stravagante che porta Giovanni.

"è fantastico" dice in un sussurro.

Annuisco incantata.

L'urlo di Munch è tra le opere che più mi rappresentano.

Ovviamente quelli qui davanti è una riproduzione.

L'ansia è il tema dominante in quest'opera.

La sofferenza umana è rinchiusa in questo quadro.

Edvard Munch ha rappresentato lo stato d'animo di tutti noi giovani d'oggi.

E mentre osservo il quadro, che Giovanni al mio fianco si gira guardandomi, inclinando la testa.

"non sei di molte parole"

Mi giro verso di lui, alzando un sopracciglio.

Accenna un sorriso.

"Giovanni" mi tende la mano.

"Venere" l'afferro.

"un nome particolare"

Alzo le spalle sussurrando un "già".

"e come mai? se posso sapere"

Mi mordo un labbro per non sorridere della sua curiosità.

"mia mamma è una professoressa di greco e, visto che chiamarmi Afrodite non era molto moderno, ha preferito Venere, in romano"

"dea della bellezza, fertilità e dell'amore"

"giusto" affermo sorpresa.

Restiamo in silenzio a fissare il quadro davanti a noi.

Un rumore di chiavi ci distoglie dai nostri pensieri e ci voltiamo verso la porta.

Giovanni si alza, tenendomi una mano che afferro ringraziandolo.

Il contatto con al sua pelle mi provoca un brivido.

"ragazzi ecco dove eravate" dice Dennis venendoci incontro.

Imbarazzata più che mai raggiungo le mie amiche.

"tutto bene?" ridono

Le guardo male.

Usciamo tutti insieme dal museo.

Prendiamo un pizza, che consumiamo ridendo e scherzando, guardando poi il tramonto.

Ci salutiamo promettendoci di vederci molto spesso.

I miei occhi incontrano quelli di Giovanni che mi saluta con la mano, lo saluto anch'io, prima di entrare in casa decisa a disegnare questa fantastica giornata.



amo il tuo silenzio|sangiovanni Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora