ᴄʜᴀᴘᴛᴇʀ ᴏɴᴇ: ʙᴇɢɪɴ

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ᴅᴀʏ ᴏɴᴇ - ᴘᴀʀᴛ ᴏɴᴇ

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Il nostro ragazzo dai capelli corvini cammina a passo veloce, il cappuccio della felpa nera sulla testa a coprirgli parte del capo e le orecchie

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Il nostro ragazzo dai capelli corvini cammina a passo veloce, il cappuccio della felpa nera sulla testa a coprirgli parte del capo e le orecchie.
A Jungkook non frega un cazzo di coprirsi la testa per non prendere freddo, per proteggersi dall'umidità che aleggia nei vicoli di Seoul alle tre di notte.

Si copre, si nasconde, quasi si lascia risucchiare dalle sue felpe perché vorebbe sparire, perché vorrebbe finire in un buco nero e non sentire più nulla.
Non gli importa di prendere freddo, a lui non importa più di un cazzo.

Perché il nostro ragazzo dai cappelli corvini, sul quale si è posato il nostro sguardo, ha così tanta difficoltà nell'essere a proprio agio con la propria persona, col proprio corpo, il quale non sente come proprio, che per lui nascondersi nei vestiti è un gioco da ragazzi.

Jungkook cammina in fretta, le mani nelle tasche e gli occhi bassi.
E dietro di lui, con un sorriso rettangolare che potrebbe far irritare chiunque abbia avuto una giornata storta, lo segue il ragazzo angelico dai capelli d'argento.

Il ragazzo lo segue come se fosse un cucciolo di cane che fa le feste, quasi saltellando, facendogli una domanda ogni mezzo metro, il ragazzo corvino che si limita ad annuire ogni tanto, non disperdendosi in chissà quali parole o risposte.
Jungkook è fatto così, o almeno questo è quello che sappiamo.
È una persona di poche parole, che a lui non hanno mai chiesto cosa pensasse, quali fossero le sue opinioni, quali fossero i suoi pensieri.

Quando nessuno ti chiede cosa ti passi per la testa, quello che ci passa davvero dentro finisci per tenerlo per te e alla fine non ti apri più, nemmeno quando te lo chiedono.

È come imparare a parlare, ma al contrario.
Impari a stare zitto.

Jungkook fin da piccolo aveva imparato che a nessuno importava ciò che aveva da dire, così ora era finito con così tante parole strozzate nella gola da non riuscire a rispondere più a nulla.

«Allora?
Siamo arrivati al tuo appartamento o manca ancora molto?
Mi fanno male i piedi ed ho mooolta voglia di essere scopato da te.
Decisamente molta, sì.»
Taehyung sorrise di nuovo, così solare da far invidia al sole.

Jungkook lo guardò con la coda dell'occhio, arrossendo leggermente e ripuntando lo sguardo sulle proprie scarpe consumate.
Ma che diavolo gli stava succedendo?
Lui non era il tipo da arrossire.
Solo mezz'ora prima aveva scopato uno sconosciuto nel cubicolo di un bagno, gli aveva letteralmente riempito il culo del proprio seme, ed adesso era lì ad arrossire come una ragazzina.
Non sapeva cosa gli stesse prendendo, l'unica sicurezza che aveva era l'odore d'erba addosso, sui vestiti.

«Quelli ricchi come te sono abituati ad essere portati avanti ed indietro da uno chauffeur, o quelle merdate lì.» Borbottò il ragazzo, calciando un ciottolo.

«Forse era meglio se chiedevi ad uno con la puzza sotto il naso di scoparti, con me sei finito un po' male.
Io una macchina manco l'ho mai avuta.»

Taehyung, con un ciuffo di capelli argentati davanti agli occhi, sorrise di nuovo, scuotendo la testa.

«Nah, guarda che sono abituato a camminare, giuro!
Solo che negli ultimi mesi sono un po' stanco, non ho tutta questa energia...
Ma per te posso fare questo sforzo.»

Il ragazzo dai capelli argentati si morse sensualmente le labbra e Jungkook quasi si sentì mancare alla vista, perché quella scena era decisamente dolce.
Il cuore gli batteva fortissimo, quasi si sentiva male, ma il nostro protagonista da la colpa alla pasticca presa poco prima, che è troppo stupido per collegare i punti e scappare da un guaio più grosso di lui.

«Contento tu.»
Jungkook sentì le guance bruciare, schiarendosi la gola per evitare l'imbarazzo del momento.

Ma il corvino si ritrovò in difficoltà, sgranando gli occhi nel momento in cui Taehyung si buttò su di lui, abbracciandogli il braccio e poggiando la testa sulla sua spalla.
Taehyung l'aveva fatto con una naturalezza così frivola che il corvino avrebbe quasi potuto crederci per un secondo a quell'innocenza.

«Io non ho mai scopato con nessuno, sai?
Ma tu sembri proprio il tipo giusto per fare l'amore e perdere la verginità!
Mi riempirai il letto di petali, vero?
Mi piacciono i fiori, a me.»

Petali.
In un qualsiasi altro momento Jungkook avrebbe urlato alla mediocrità e probabilmente avrebbe anche scosso la testa.
Ma quel ragazzo gli suscitava un qualcosa, quel ragazzo che sembrava quasi folle come lui, che non seppe storcere il naso a quella frase, non nel momento in cui il ragazzo dai capelli argentati lo guardava dal basso con gli occhi dolci.

Jungkook, con viva curiosità, essendo abituato a studiare le persone in modo da capirle, cosa che faceva per autodifesa, notò subito che Taehyung stranamente non aveva ciglia e che le sopracciglia, invece, sembravano leggermente disegnate.

«Se ci tieni così tanto posso farlo.
Quello è il mio appartamento, comunque.»

«Lo so, lo so.
Jungkook... posso chiederti un favore?
Sembri un bravo ragazzo.»

Taehyung distolse lo sguardo, guardandosi le mani, ed il ragazzo tossicodipendente al suo fianco quasi ebbe voglia di baciarlo con dolcezza, come fosse la creatura più delicata sulla faccia della terra.
Ma non lo fece, limitandosi ad un'espressione annoiata.

«Dimmi...»
Disse Jungkook, riflettendo solo dopo sulle parole dell'altro ed arcuando un sopracciglio, le mani che recuperavano le chiavi del portoncino dalla tasca.

«Come diavolo fai a sapere che abito qui-»

«Jungkook, puoi scoparmi per una settimana intera?
È una settimana importante, perché poi andrò via.
Giuro che poi sparirò dalla tua vita, promesso.»

Al ragazzo dai capelli corvini caddero le chiavi dalle mani.

ʙᴇɢɪɴ

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ʙᴇɢɪɴ

LUST AND DARKNESS | KOOKVDove le storie prendono vita. Scoprilo ora