DETROIT, CyberLife Tower
24 DICEMBRE 2038Erano passate diverse settimane dalla Rivoluzione degli Androidi, la vita a Detroit stava lentamente tornando ad avere una parvenza di normalità, una possibilità che raramente era concessa in situazioni simili. Markus, il leader dei robot divenuti devianti, considerato quasi un messia dagli stessi, era riuscito a concludere pacificamente quella guerra fra esseri viventi e così la metropoli stava lentamente ricostruendo la sua struttura sociale. Sebbene lì dove tutto era cominciato le cose fossero per lo più "normali", ci sarebbe voluto ancora del tempo prima che la Casa Bianca approvasse delle leggi definitive per la tutela dei diritti degli androidi, ma la fiducia non era mai stata così alta, sia da parte degli androidi che da parte degli esseri umani che li avevano sostenuti.
C'era chi aveva deciso di scappare, attraversare il confine in cerca di una vita migliore, una vita che valeva la pena di essere vissuta. C'era chi aveva conosciuto quella vita idilliaca e adesso non riusciva più ad abbassare la guardia, per paura di finire ancora rinchiuso in una gabbia dorata. C'era infine chi della vita, della normalità e della quotidianità stava ancora imparando il significato, un passo alla volta. Le loro strade si erano incrociate e avevano così cambiato gli uni le storie degli altri, involontariamente o no che fosse.
Ma c'era anche chi in quella storia non vi era mai entrato, perché la strada che era stata percorsa non aveva mai incrociato la sua, o forse perché lui stesso non aveva ancora fatto nemmeno un passo.
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"Abbiamo poche ore prima dell'ispezione, avete finito qui? Dobbiamo spegnere tutto prima che arrivino gli agenti dell'FBI, sono ancora loro ad occuparsi di questa faccenda e sarà meglio non farli incazzare, soprattutto la vigilia di Natale" disse un uomo in camice, uno dei tanti scienziati anonimi che lavoravano alla CyberLife. Il suo tono di voce era sarcastico, ma spento, come quello di chi sta per abbandonare il lavoro di una vita.
A quanto pare il compito di controllare quel piano era stato assegnato a lui, anche se controvoglia. Si trovava infatti in uno dei piani dedicati ai software e alla progettazione di nuovi modelli, perciò uno di quelli che sarebbe stato maggiormente controllato e non era nemmeno il suo settore di competenza, ma questo poco importava, ormai non c'erano più ruoli alla CyberLife. L'intera struttura sarebbe stata sequestrata dall'FBI, scelta saggia visti i numerosi tentativi di incursione. Molti cartelli erano ancora visibili al di fuori della struttura, tutti recanti scritte di odio contro la corporazione."Signore, dovrebbe venire qui per favore..."
Una giovane stagista, che era lì solo per dare una mano e solo perché non aveva nessuno con cui passare le feste, richiamò l'uomo all'attenzione, facendolo allontanare dalle sue scartoffie. Il motivo, però, era certamente valido.Tutti i sistemi di sicurezza interni erano stati disattivati per facilitare l'ispezione e questo aveva concesso a tutti di entrare in stanze prima riservate a pochi. All'interno di una di queste stanze, la stagista aveva trovato qualcosa di inaspettato: un androide già perfettamente costruito e addirittura vestito si trovava fermo e dormiente al centro delle quattro mura, l'intera stanza era spoglia ed essenziale, ma sembrava perfettamente adibita al collaudo. Tutto ciò era molto strano, visto che quel piano non si occupava di assemblare, né collaudare. L'anonimo scienziato, o per meglio dire un biochimico che lavorava alla CyberLife da diversi anni, si avvicinò e gli bastarono pochi minuti per collegare fra loro gli indizi presenti in quella stanza e sulla giacca di quell'androide.
"Questo doveva essere il nostro, o meglio il loro, strumento per ricostruire la fiducia nella CyberLife, se le cose fossero andate secondo i piani" esordì l'uomo. "La serie RK è sempre stata usata con lo scopo di... stupire, ma dubito che stavolta avrà qualche utilità. Lasciamolo qui, l'FBI deciderà cosa farne di lui."
La ragazza non capì a pieno le parole del collega, ma non osò chiedere spiegazioni. Non aveva senso adesso che le luci dell'imponente CyberLife Tower si stavano per spegnere per sempre, la giovane preferiva mantenere un ricordo sereno dei mesi passati lì, scoprire i complotti che si celavano dietro le luci e gli androidi perfetti non le avrebbe fatto bene. I due uscirono, riprendendo il loro giro di ispezione.Fu in quel momento che l'androide dormiente aprì gli occhi, rivelando due iridi di un azzurro glaciale che facevano risaltare l'incarnato pallido. Era stato risvegliato dalle voci nella stanza, ma le parole che aveva udito non avevano minimamente scalfito la sua espressione, fredda come i suoi occhi. Sulla giacca per lo più bianca che aveva addosso e su un tablet abbandonato davanti a lui spiccava una scritta, il suo modello, l'unica cosa che conosceva per certo in quel momento: RK900. Non aveva la minima idea di cosa ne sarebbe stato di lui e anche se il suo volto non tradiva tali pensieri, un brivido scosse i suoi biocomponenti. Per un attimo ebbe il timore che non avrebbe mai visto il cielo al di fuori di quelle mura.
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ALIVE : / : a reed900 fanfiction
Fanfiction" C'era chi aveva deciso di scappare, attraversare il confine in cerca di una vita migliore, una vita che valeva la pena di essere vissuta. C'era chi aveva conosciuto quella vita idilliaca e adesso non riusciva più ad abbassare la guardia, per paura...