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Infilò le chiavi nel nottolino e accese l'automobile. Mancavano pochi minuti alle 17:00 e le ruote della Toyota Yaris stavano creando piccoli getti d'acqua dovuti ai resti di pioggia sull'asfalto. Al momento il cielo era limpido, privo di ogni nuvola e Jungkook, concentrato sulla strada, decise di fare un giro in macchina prima di raggiungere il pub in cui serviva alcolici e cibo arrostito. Il motivo era uno, duro ed insistente.
Più precisamente, due ali nere e un paio d'occhi azzurri come il cielo.
Quella figura gli si presentò in sogno nuovamente, con la differenza che questa volta rimasero a guardarsi per ore senza aprir bocca. E a dirla tutta, quel silenzio stava ammazzando dentro il ragazzo dai capelli mossi che - tanto desideroso di poter ascoltare ancora una volta quella voce calda e provocante - provava in tutti i modi possibili a dare inizio ad una conversazione. Ma ogni volta che provava anche solo a dire una parola, la bocca gli veniva chiusa con la forza, come se fosse stato privato della capacità di parlare e far uscire anche il minimo suono dalle sue labbra.
Girò in Via di Vilamarí e parcheggiò l'auto a pochi metri dall'entrata. Con un click al pulsante sulla chiave, chiuse l'automobile e si diresse all'area bambini. Lì ad attenderlo ci furono solamente le rimanenze dell'acquazzone di ore prima, intente a bagnare le panchine e le giostre in legno. Decise comunque di sedersi sull'altalena, senza dar conto all'acqua che gli impregnava i pantaloni in ciniglia neri. Iniziò a dondolarsi piano, guardando dirimpetto con aria spersa. Stava provando invano a riconciliare i punti, ripensando ai sogni e alle parole del ragazzo dagli occhi di cristallo.
«Il tempo è finito» ricordò le sue parole.
«Il tempo è finito per fare cosa?» sussurrò involontariamente.
Poi ripensò alle dita affusolate e ambrate poggiarsi sul fiore rosso, distruggendolo senza esitazione.
Cosa significava quel gesto?
Era una minaccia?
Ritornò alla realtà dopo poco, quando una foglia gli si posò delicata sul naso. Jungkook la prese e la guardò attentamente, come se quella fosse capace di dare risposta alle numerose domande nella sua mente. Poi sospirò sconfitto quando la dura realtà gli ricordò di star sperando che una foglia gli parlasse.
