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Vado in bagno.
Mi tolgo i vestiti e mi faccio la doccia.

Mi lavo i capelli, esco.
Decido di legarmeli e asciugarmeli da legati.

Mi infilo il pigiama.

Ceno.

Torno in bagno.
Mi lavo faccia e denti.
Sto con il cellulare fino alle 11 circa.
Poi vado a letto.
Anche se ormai la notte era la mia migliore amica.
Potevo andare fuori, mangiare, correre, piangere senza che nessuno se ne accorgesse.

Ma era difficile.

Era come fare una corsa senza le gambe.
Senza un supporto morale.
Senza un senso.

Se solo ci fosse Lui.
Lui.
Solo Lui.

Non chiedevo altro.

E piangevo.
Perché il sogno era irrealizzabile.
Erano solo pensieri.

Mi sentivo quasi malata.
Strana.
Illusa.

Una persona.

Non sapevo come uscire da quel loop, che in qualche modo mi era entrato in testa.

Ogni suo fottuto "Hey" mi faceva letteralmente impazzire.

SettembreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora