C'era una volta un antico villaggio in cui abitava una fanciulla di nome Lena. Alta e veloce nella corsa, Lena aveva un solo difetto:ogni cosa finta o ogni immagine che toccava diventava immediatamente una cosa vera e questo, che a molti sembrava un pregio, a lei risultava spesso insopportabile! Infatti, le era già capitato qualche episodio che aveva causato non pochi problemi, come quella volta che sfiorò per curiosità l'illustrazione di un brachiosauro su un libro di storia. Gli uomini del villaggio ci misero un po' ad allontanare quel bestione erbivoro dalle loro case! Una volta nel villaggio si era sentita sola e così si era avvicinata a un quadro di Peter Pan e lo aveva toccato. Peter era subito diventato il suo migliore amico: non aveva ali, ma sapeva volare oltre le montagne. Insieme si avventuravano spesso nella lontana foresta Senzanomesenzaguai, dove gli abitanti del villaggio portavano tutte le strane bestione create dal tocco di Lena. Ma la foresta era anche fonte di un grosso problema: le Megere che vi abitavano. Le megere avevano serpenti al posto dei capelli e seminavano terrore nella valle ogni secondo venerdì del mese. Lena un giorno stanca delle megere che la disturbavano mentre faceva i suoi puzzle (anche perché se le ritrovava sempre in casa e per allontanarle doveva consegnargli oggetti preziosi), decise di andare nella foresta Senzanomesenzaguai per affrontare quei mostri fastidiosi.
- Pit, vuoi venire con me nella foresta di Sezanomesenzaguai? Voglio mettere fine alla persecuzione delle Megere- chiese Lena a Peter.
-I...Io verrò solo se mi dai un cavallo- disse Peter con un'espressione perplessa sul viso.
-A che cosa ti serve un cavallo?-chiese Lena
-Per il viaggio- rispose Pit
-Ma se sai volare?-esclamò Lena
-Oh! giusto! Ma come faremo ad affrontare gli animali che tu hai creato?-
-ci verrà in mente qualcosa durante il viaggio-
Prima di partire si recarono dalla sciamana del villaggio per sapere di più sulle megere e lei gli raccontò le origini del loro aspetto e del loro insopportabile comportamento.
-Secondo la leggenda le megere erano un tempo le guardiane del bosco. Un giorno, mentre ne stavano curando le piante, si avvicinò a loro un'ombra scura, il Diavolo, travestito da viandante, che chiese loro di raccogliere per lui alcuni frutti degli alberi che crescevano nel cuore della foresta e loro glieli procurarono. Appena ebbe fra le mani i frutti, li spremette ad uno ad uno in una boccetta e mentre la boccetta si riempiva, le guardiane del bosco si trasformavano in Megere. Il Diavolo nascose la boccetta, piena di un liquido di colore viola, in una stanza chiusa da una porta che le Megere non avrebbero mai potuto aprire da sole. Pit, ancora allibito, chiese se potevano avere il suo quadro con il drago per far volare anche Lena e la sciamana acconsentì. Lena capì le intenzioni di Peter e toccò il drago, che subito iniziò a materializzarsi uscendo dalla tela: per fortuna aveva le dimensioni di un cavallo e non sembrava cattivo, anzi risultò quasi docile. Appena fu fuori saltò addosso a Lena: era una cucciola e pensava che lei fosse la sua mamma!
-Guarda come è carina! la chiamerò Sunny perché i suoi occhi brillano come il sole!-
Detto questo, le saltò in groppa e tutti e tre presero il volo. Il panorama era mozzafiato: sotto di loro sfilarono dapprima pianure sconfinate e poi montagne con vette innevate. Pit e Lena si guardarono negli occhi. La situazione era incredibile: uno volava librandosi nel vuoto e l'altra in groppa ad un drago tra le nuvole. Dopo ore di volo in lontananza comparve finalmente la foresta. La foresta di Senzanomesenzaguai era un bosco tetro, sebbene proprio dal centro una strana luce si innalzasse verso il cielo. Forse la fonte di quella luce nascondeva quello che stavano cercando?
Gli alberi erano così fitti e i rami così intrecciati da rendere impossibile vedere dall'alto cosa vi si celasse sotto. Decisero così di atterrare al limitare della foresta e da qui si accorsero subito di rumori strani e sconosciuti. I loro cuori battevano forte ma sapevano di doversi addentrare in quell'oscurità.
-Avanti Pit, ce la possiamo fare!- disse Lena per incoraggiare l'amico e sè stessa. Si presero per mano e si incamminarono.
Dopo un po' si accorsero di due occhi tondi e luminosi che li fissavano fra gli alberi. Poi gli occhi divennero sei: Lena urlò! Ma Pit prese un bastoncino e con l'aiuto della draghetta lo trasformò in una torcia per illuminare la figura nascosta. Subito iniziò a sorridere e rincuorò l'amica:
- Lena, guarda bene: è una delle tue creazioni! Si tratta dell'uccello a tre teste disegnato sul cancello della scuola, quello che hai toccato qualche settimana fa e che poi è volato via: a quanto pare si è rifugiato anche lui nel bosco!
Lena tirò un sospiro di sollievo e si rimise in cammino. Dopo qualche minuto sentirono dei passi. Ma questa volta Lena non ebbe bisogno di spiegazioni:
-Golia! Il Gigante... dobbiamo scappare! Ho toccato la sua immagine su un libro di scuola e mi ricordo lo spavento della maestra quando è sbucato fuori-
I due ragazzi e Sunny si misero a correre e volare velocissimi verso il cuore della foresta e continuarono a scappare finché sfiniti non si imbatterono in quella luce misteriosa che avevano visto dall'alto. Tentarono di avvicinarsi ma improvvisamente si trovarono davanti una megera!
-Cosa ci fate qui bei bambini?-
-Vogliamo vedere cosa c'è in quella luce- Disse Lena spavalda.
- Ma come? non lo sai? Quello è il puzzle sacro delle Megere- rispose il mostro ridendo.
-E a che cosa serve un puzzle in mezzo alla foresta?- chiese Pit.
-Nasconde la nostra maledizione: Le sue tessere sono scomposte e incomprensibili per noi Megere. Da tanto tempo attendiamo l'arrivo di qualcuno in grado di ricomporlo per liberarci... così potremo tornare umane ed essere di nuovo le custodi di questo bosco e di chi lo attraversa-
-Io potrei provarci. Me la cavo bene con i puzzle... Anche se ammetto che spesso quando li finisco prendono vita come dimostrano tante delle creature che vivono in questo bosco- disse Lena con orgoglio.
-Puoi provarci se vuoi, ma sappi che chi tenta e non riesce si trasforma immediatamente in Megera- la avvertì il mostro.
Lena non si lasciò intimorire e si fece condurre fino alla scatola in cui era conservato il puzzle e da cui proveniva quella strana luce che tanto li aveva incuriositi. A quel punto capì che la luce era un segnale e che dovevano essere loro a tentare di ricomporlo.
Appena aprì la scatola successe qualcosa di inaspettato: tutte le megere apparvero come d'incanto e iniziarono a urlare e a lanciarsi contro i due ragazzi e il piccolo drago che li accompagnava.
-Pit, Sunny... occupatevi delle Megere, tenetele impegnate mentre io cerco di risolvere questo rompicapo- disse Lena. E mentre i due amici combattevano contro quegli strani mostri, lei iniziò la sua impresa.
Poco per volta le tessere andavano al loro posto e mentre l'immagine si formava, le Megere sembravano ritrovare un po' di pace.
- Evviva ce l'ho fatta! - Esclamò Lena, mentre guardava soddisfatta l'esito del suo lavoro: Il puzzle era composto e mostrava l'immagine di una porta.
Forse, oltre quella porta c'era la salvezza del suo popolo e di tutte le creature del bosco. Così la toccò e l'uscio si materializzò davanti a lei. Lentamente girò la maniglia della porta che si aprì senza opporre resistenza. Lena varcò la soglia e vide su un tavolo di legno antico una boccetta con dentro un curioso liquido viola e accanto un biglietto che riportava la scritta
Cara Megera, se mi berrai
subito tu libera sarai!
Lena afferrò la boccetta e la consegnò alle Megere mentre la porta si chiudeva alle sue spalle e scompariva per sempre. I mostri del bosco bevvero quello strano intruglio e una dopo l'altra vennero liberate dalla maledizione, riacquistando il loro aspetto umano e i loro poteri di guardiane della foresta di Senzanomesenzaguai.
Lena, Peter e il drago poterono fare ritorno al loro villaggio e annunciare a tutti che da quel giorno non avrebbero più avuto nulla da temere: le Megere erano ora creature buone che si sarebbero prese cura della foresta e di tutti i suoi strani abitanti.
Così il popolo del villaggio, che da allora prese il nome di Conlenanienteguai, visse per sempre felice e contento.