Calore, fuoco, bruciore, arido.
Questi furono i primi pensieri di Rachel quando guardo' fuori dalla finestra della cucina.
Era ancora mattina presto, ma quella luce era cosi' forte.
Piu' che "riscaldante e tenera" era "picchiettante e pungente".Fu cosi' che Rachel passo' il resto della mattinata contemplando il vuoto, inzuppando ogni tanto le sue merendine nel latte fresco.
Stranamente pero', non aveva occhiaie, anzi, sembrava ben che riposata.Fini' cosi' la sua colazione, e alzandosi sgraziatamente si ando' a lavare i denti.
"Mi sono beccata uno strano raffreddore" disse, al vedere il suo colorito pallido.
Pero' non provava dolore o stanchezza, quindi ci bado' poco.Dopo essersi lavata, si vesti' con la sua solita camicia che lasciava sempre sbottonata, le piaceva il fatto che si potesse intravedere la canottiera bianca, si mise un paio di pantaloni larghi, erano dei neri pantaloni in jeans, ottimi per attirare il calore solare.
Sua madre non c'era, neanche della sua borsa vi era traccia, cosa abbastanza normale, visto che quella donna era solita uscire.
Il suo telefono vibro'.
<Ti aspettiamo li', ti manca molto?>
<Arrivo> - scrisse con il pollice sinitro, e invio' il messaggio senza ricontrollare.
La aspettavano sotto il "ponte".
Il "ponte" in realta', era solo una grande distesa all'aria aperta nei pressi di un parco abbandonato, nessuno sapeva perche' si chiamasse "ponte", ma da quando il Figo del gruppo aveva iniziato a chiamarlo cosi', forse di proposito o per un lapsus, il termine passo' nel vocabolario comune.Usci' di casa con la sua solita sfacciatagine da rivolgere al mondo intero, come al suo solito.
Quella giornata era davvero arida, le venne da pensare, sull'asfalto l'aria calda e l'aria fredda si mischiavano, dando vita a quell'effetto ottico tanto sorprendente quanto banale. L'afa du quel mattino era fastidiosa, la sua pelle ne risentiva, era "appiccicaticcia".
"Devo ammettere che il cielo crea un bel contrasto", disse' a se' stessa.
Si diresse verso il "ponte", girando i suoi soliti vicoletti.D'estate, la citta' dormiva fino a tardi.
I muretti grigi che delimitavano un'abitazione dall'altra si perdevano nella loro piccolezza e semplicita', a Rachel veniva il voltastomaco.
Non la odiava, ma non poteva dire di sentirsi particolarmente "patriottica" nei confronti del suo luogo natale.
Fin quando poi, la strada s'interrompe, e l'asfalto inizia a disgregarsi, prima in sassolini, poi in un campo aperto.
Sembrava ci fosse un confine netto tra l'area urbana e la periferia, forse questo fenomeno era dovuto alla presenza di fabbriche? No, no, quelle erano troppo in lontananza. Non sapeva se il fumo potesse raggiungere anche il centro citta', ogni volta che ci pensava qualcos'altro era sempre pronto a trasportare la sua mente da un'altra parte, come se qualcuno non volesse che lei ragionasse sulle cose.Forse, ragionando cosi' tanto i suoi amici avrebbero pensato che lei fosse strana.
Ma a lei non importava - "non che mi curi molto di come appaio agli altri", diceva alla sua coscienza per giustificarsi, tutto quel pensare poi finiva con il ripiombarle in testa, non facendo altro che incentivare la sua paura apparente."Sei con noi?"
"Co-Cosa?"
"Rachel, dico, sei qui?"
"Oh, si', si', ci sono."
"Vieni, dobbiamo farti vedere una cosa"
"Si, arrivo""Diamine", sussurro', era successo di nuovo.
Si avvicino' al gruppo di ragazzi della sua eta' che magicamente le era apparso davanti.
C'erano anche alcune ragazze tra di loro, minigonna e giacchetta in pelle rigorosamente nera.
"Esibizioniste", penso' egoisticamente dentro di se', per poi ripensare alla sua stessa incoerenza.
"Che c'e' da vedere, Julian?"
"Oh eccoti finalmente, Rachel, guarda tu stessa"Il gruppetto era disposto a cerchio, tutti con la testa chinata verso un punto fisso sul pavimento.
"E' morto" disse la ragazza, vedendo quel micio steso per terra.
"E' morto, ma non e' la prima volta che ne vedo uno", continuo'.
"Guarda bene, c'e' qualcosa di strano."
Era rosso, e brillava. Era un anello ben lavorato, adagiato vicino al corpo della povera creatura.
"Non vi seguo.. quindi?"
"Pensaci, non e' normale che qualcuno abbia lasciato il proprio anello vicino ad un corpo."
"Mah, sara 'stato un caso"
"Il gatto e' qui da 2 giorni, prima non c'era traccia di nessun anello".
"E perche' qualcuno dovrebbe aver fatto un gesto simile? Sbadatezza?"
"Sei tu l'unica che puo' essere definita 'sbadata' qui, siamo anche gli unici a conoscenza di questo luogo"
"..."
Silenzio, le sinapsi di Rachel si erano attivate tutte di colpo, una dopo l'altra, supposizione dopo supposizione, caso dopo caso, scenario dopo scenario. Lavoravano cosi' fortemente che, come un macchinario, sarebbero potute andare in tilt.
Che cosa poteva essere successo?
Come al solito, c'era sempre qualcosa a distoglierle l'attenzione.
"Guardate come sono uscita bene in questa foto" disse una delle ragazze del gruppo.Cosi', si dimenticarono del povero micio e del misterioso anello.
Tutti, tranne Rachel.
Prese un panno, con il quale afferro' il corpo dell'animale, e sotto gli occhi di tutti, lo adagio' in una conca.
L'anello, invece, lo prese con se', l'avrebbe disinfettato una volta arrivata a casa.
"Non lo considero un atto di pieta', ma e' la cosa piu' naturale da fare. O forse il contrario", le sue solite fantasie.Il cielo si fece piu' blu, e la luce del sole piu' forte.
I compagni della ragazza sudavano, ma lei sembrava stare bene, o meglio, soffriva il caldo piu' degli altri, ma non lo dava a vedere.
L'orologio spacco' il mezzogiorno.
Come al solito rimasero a sparlare del piu' e del meno, lei contribuendo ogni tanto.
Non era una ragazza asociale o una "per le sue", ma difficilmente si sentiva attratta dagli argomenti di cui parlavano i suoi amici."Ci vediamo, io sto tornando a casa."
"Ciao"
"Ciao"
"Ciao"
"Ciao"
"Ciao"Fu cosi' che il gruppo si congedo'.
Rachel non aveva fame quel giorno.
Cosi', rimase sul letto a leggere le sue "creepypasta": Storie a tema horror scritte da fantastici autori internettiani*.
Che stupidaggini, penso' mentre le leggeva, mancavano di credibilita', fondamenta, e/o correttezza grammaticale.
"Che odio quando la gente sbaglia i congiuntivi"
Ma almeno, passava il tempo.
Sua madre non era ancora rincasata, di conseguenza decise di andare a farsi un giro per la citta', magari la spesa libera le avrebbe posto un rimedio alla noia.
E' irrilevante cio' che fece li', la giornata era monotona come ogni primo giorno di vacanza, che cosa si poteva fare?
E il sole calo' di nuovo, si sentiva una dolce brezza che attraversava la camera di Rachel, troppo pigra per richiuderla, in fondo non le dava fastidio.Sua madre torno' che era ora di cena, sua figlia aveva un certo languorino, nonostante fini' con il mangiare solo poco pesce.
Come ogni sera, la madre si becco' la ramanzina della figlia a causa delle sue storielle.
Come ogni sera, gli occhi di Rachel si chiusero.
Ma forse, sarebbe stato meglio se non li avesse piu' riaperti.