3. Via intermedia.

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May camminava con disinvoltura tra i ragazzi che sostavano ai lati del corridoio. Posava le converse nere sul pavimento verde lucido, passo dopo passo. Lo sguardo rivolto verso il suo obiettivo. Stringeva i libri al petto e lo zaino azzurro le penzolava su di una spalla.

"Giornataccia?" chiese il ragazzo bruno che sosteneva il peso su di una gamba. Osservava la ragazza mentre riponeva i libri nell'armadietto rosso.

"Com'é il nuovo arrivato?" una voce alle sue spalle la colpì e due braccia tenere la bloccarono in un abbraccio. Rimase semplicemente immobile, sottomessa a domande alle quali non voleva rispondere. Appena Alaska, la sua amica strangolatrice, la liberó, riprese a camminare nella posizione opposta, accennando un leggero saluto con la mano. Non voleva parlare. Non aveva bisogno di nessuno. La mattina era iniziata male, il fratellastro non era quello che si era dimostrato. Per i primi due giorni tutto era filato liscio, ma proprio poche ore prima si era rivelato, aveva scoperto la sua anima. E a sentirne May parlare, era oscura.

"Luke i tuoi vestiti stirati.." rimase bloccata, impassibile alla penombra del legno massiccio. Il ragazzo giaceva a terra, un filtro di una sigaretta terminata, o forse altro, giaceva accanto a lui. Rimaneva impassibile, gli occhi al soffitto. Respirava visibilmente e lentamente. Sembrava viaggiare con gli occhi tra la fantasia della mente.
"Esci" la voce dura, impassibile. Nessuna emozione. Un sospiro di vuoto.
"Porca miseria Lucas, che cazzo stai facendo?" gli si avvicinò, buttando a casaccio i vestiti sopra il letto.
"Sssh stai zitta che mi disturbi. Ho i sensi amplificati, potrei riuscire a sentire il rumore dei tuoi pensieri se solo non avessi questa confusione in testa" May si sedette a terra, le ginocchia incrociate, gli occhi fissi sul biondo. Quella mattina erano a casa da soli, la scuola sarebbe cominciata più tardi per la ragazza.
"Che stai dicendo?" Non rispose per attimi, secondi immutabili e veloci come il battito del cuore di May in quel momento.
"Li sento, i tuoi pensieri. Pensi che io sia un poveraccio che giace qui a terra, a fumarsi canne per cercare un pizzico di felicità. Perchè vedi May, l'erba produce sostanze che vanno direttamente alla parte del cervello dedicata alle emozioni. Ma la dose è troppo piccola ormai per crearmi sollievo" lo vide sistemarsi appena, tirando a sè le ginocchia fasciate da skinny jeans strappati.
"Non puoi aiutarmi" sorprese May con una semplice affermazione. Tre parole per lasciarla a bocca aperta. Una voce per farle bloccare il cuore. Lui la guardò per un istante, per poi posare lo sguardo a terra ridendo.
"Te l'ho detto ma non la smetti. Li vedo i tuoi pensieri May, hai gli occhi che mi parlano" i loro sguardi si incatenarono in quel preciso istante. "Stai pensando a come aiutarmi, ma non ho bisogno di una stupida ragazzina che crede di salvare il mondo senza aver provato prima cosa sia il dolore, l'abbandono" non riuscì a controllarsi. Sentì la pelle di Luke fremerle sotto le dita. Uno schiaffo. Lei sapeva cosa volesse dire soffrire. Ma nessuno mai si era interessato di come e del perchè.
"Questa stupida ragazzina ti dimostrerà come si possano creare quelle cazzo di sostanze di cui hai bisogno anche con altro, senza questo" gli lanciò il filtro addosso "sei la mia nuova sfida Lucas, è una promessa".
"E se non ci riuscissi eh, ragazzina?"
"Ho affrontato di peggio, ma tu non sai nulla ovviamente, biondino"
"Beh allora mettiamola così. Io spreco del mio tempo con te che credi di potermi mostrare la felicità, anche se non l'hai ancora scovata. Ma poi la mostrerò io a te, la felicità, quella fatta a modo mio".

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 12, 2015 ⏰

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