Il medaglione d'argento gli gelò i polpastrelli.
Continuò a correre con il cuore che batteva all'impazzata e i vestiti infradiciati dalla pioggia. Gli alberi erano ostacoli confusi nel manto notturno.
«Trovatelo!»
Il latrato dei cani gli serrò lo stomaco.
Sono vicini.
Proseguì, coi piedi incapaci di muovere un passo uguale all'altro. Il terreno si fece via via più cedevole; il cuoio liscio delle suole perse la presa.
Scivolò lungo il versante della collina e il terreno gli raschiò la pelle con artigli di radici.
Si afferrò la manica, la seta stracciata. Orme, rami spezzati, brandelli di stoffa: avrebbero portato le guardie dritte da lui.
Saltò nel fango come un cerbiatto braccato. Il respiro era incontrollabile, troppo affannato. L'odore di pioggia lo soffocò.
Pregò che le tracce venissero lavate via e che i segugi non potessero fiutarlo.
Gli dèi, la sua buona stella, i santi. Pregò più di quanto un uomo solo potesse fare in tutta la sua vita.
Un lampo squarciò la notte. Li vide ovunque, macchie sfocate tra gli alberi con le armi scintillanti alla mano.
«Laggiù!»
Una scarica gelida gli percorse la spina dorsale. Il rombo del tuono gli esplose nella testa coprendo ogni parola dei soldati.
Al diavolo le tracce.
Abbandonò il mantello, ormai carico d'acqua e sempre più pesante, e cambiò direzione in un disperato tentativo di depistarli.
Il vento si levò impetuoso, fischiando nelle orecchie e infiltrandosi attraverso ogni cucitura degli abiti laceri. Si premette in testa la feluca appuntita e cercò di far fronte alla forza dell'aria.
Il fiato gelido gli bruciò i polmoni. Lui si appiattì contro un tronco.
Cercò il medaglione nello scollo della camicia e pregò ancora, come se bastasse a garantirgli la pietà degli dèi.
Il vento gli strappò via la feluca dalla testa e i capelli gli finirono sugli occhi. Si rannicchiò con le ginocchia al petto cercando riparo e trattenne a stento un brivido.
La pioggia diminuì d'intensità, spazzata via dal fischio dell'aria. L'uggiolio dei cani era un lontano sottofondo.
Uno scricchiolio gli fece rizzare i peli sulla nuca.
Tese le orecchie con le unghie conficcate nei palmi e i piedi pronti a scattare. Attorno a lui, gli alberi parvero congelati, figure nere avvolte dal buio.
Balzò in piedi. Una freccia si piantò nella corteccia. Della seconda gli arrivò prima il dolore dell'immagine. Una stilettata al braccio che lo fece gridare.
Non gli servì voltarsi per capire quanti soldati aveva alle calcagna.
Corse a perdifiato. I suoi gemiti si mescolarono al latrato dei cani e alle voci dei soldati. Non ascoltò una sola parola, nella mente risuonava soltanto il martellante dolore della freccia nella carne.
Si afferrò il braccio e il sangue gli appiccicò le dita.
Scivolò in una buca del terreno, il ginocchio cedette e lui sbatté il fianco contro un albero. I rami gli graffiarono la faccia e lui rotolò faccia a terra, nel fango. Umidità e odore di muschio lo presero alla gola.
Passi misurati spezzarono ramoscelli. Un paio di stivali si fermarono di fronte a lui.
I capelli gli si appiccicarono in faccia mentre alzava lo sguardo. Un fulmine squarciò il cielo a metà, sul volto sfocato del capitano della guardia distinse boriosa soddisfazione.
«Riportatelo sul sentiero.» La sua voce, una nota bassa e vibrante, avrebbe potuto raschiare il muschio dagli alberi.
Lo sollevarono per il braccio ferito e il dolore esplose come una saetta. Non oppose resistenza. Si trascinò nel pantano, punte di frecce e dardi luccicarono nel buio.
«Niente movimenti bruschi.» Il capitano camminava un passo indietro a lui. «Se fai scherzi sei morto.»
Disarmato e ridotto allo stremo, non poté fare altro che guardare in faccia la sua fine. Non era affatto gloriosa come l'aveva immaginata da bambino.
Il bosco si aprì sul sentiero. La ghiaia scricchiolò sotto i suoi passi malfermi, un suono flebile coperto dallo scrosciare del torrente che scorreva lì affianco.
Il capitano mise mano alla spada. «In ginocchio.»
«Vi aspettate che assecondi il boia?» Si pentì della sua ironia solo quando le gambe cedettero sotto il colpo di un randello.
Si accasciò con fronte e gomiti sulla ghiaia e una lama sopra il collo. Come il peggiore degli assassini.
Il suo corpo era zuppo di pioggia, sangue e lacrime. Non ricordava neppure quando avesse cominciato a piangere.
Davanti a lui, le guardie stavano schierate come marionette. Non un cappello d'arme fuori posto, non una livrea sgualcita. Come se non avessero corso per ore al suo inseguimento. Solo i segugi erano in fermento: ringhiavano tirando i guinzagli.
Sputò a terra un grumo di saliva e rabbia.
Il capitano non se ne curò. «Il rapimento di un membro della famiglia reale è un reato punibile con la morte. Questo processo è nel nome degli dèi, la tua punizione è la giustizia del regno.»
Processo. Era così che chiamavano una formula sporca di religione per lavarsi le mani dal sangue.
Il capitano si abbassò verso di lui. «Posso fare in modo che sia indolore, ragazzino. Dove li hai portati?»
Prendi tempo, dannazione.
La sua mente non lavorava. Era un ingranaggio bloccato dalla fatica. Non c'erano vie di fuga. Solo la spada del capitano, le guardie, i cani—il torrente.
«Te lo chiederò un'ultima volta,» il capitano afferrò l'asta della freccia, lui trattenne il grido in gola. «poi sarà così lento che te lo ricorderai anche una volta all'altro mondo. Dimmi dove li hai portati.»
Gli dèi non ascoltavano preghiere e non esaudivano desideri. Era tutto nelle sue mani sporche di fango. «Scordatelo, schifoso bastardo.»
Scattò in piedi, lo colpì sotto colpo sotto la cintura con una spallata e schizzò via. Verso il fiume, verso la libertà.
Un dardo gli dilaniò il polpaccio, lui gridò come un animale ferito ma non si fermò. Il fiume era a un braccio da lui. Spiccò un balzo con la forza della disperazione e serrò le dita al medaglione.
Cadde nella corrente e l'acqua gelida si chiuse sopra di lui.
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La Leggenda dei Perduti
Fantasy[DEMO] LA LEGGENDA DEI PERDUTI. A volte è difficile far sentire la propria voce. Soprattutto se indossi una gonna e le persone tendono a confondere il tenerti al sicuro con il metterti da parte. La diciassettenne Lys lo sa bene, quando si trova rig...