Capitolo 1 di 2

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Questa storia fa parte della mia serie 'Painless' dove Bucky e Sam sono più che amici, ma meno che fidanzati.




Kaliningrad, Russia

Non sta accadendo di nuovo!, Bucky Barnes impreca in russo mentre strizzando gli occhi per il rinculo alla spalla dovuto alla caduta che è riuscito a frenare aggrappandosi con entrambe le braccia, si rende conto di essere già stato in una situazione del genere.
Non è appeso al fianco di un treno in corsa, ma è abbastanza certo che il salto che lo aspetta sia più o meno lo stesso di quella volta. Il cervello lavora vorticosamente, intanto che i suoni della battaglia lo raggiungono a tratti, e gli sbuffi delle esplosioni creando nuvole di polvere attraverso le finestre sfondate. «Buck?» la voce di Sam sovrasta per un attimo l'esplosione, si affaccia prima con la sola testa, poi quando riesce ad inquadrarlo, si sporge completamente verso di lui, allungando un braccio per cercare di agguantarlo. È una situazione familiare, troppo familiare. Per un attimo, nella testa di Bucky l'immagine di Steve si sovrappone a quella di Sam che cerca di raggiungerlo. Avrebbe dovuto uccidere il maledetto Helmut Zemo quando ne ha avuto l'occasione, ha avuto un rigurgito di pietà tipica del vecchio Bucky, e ora moriranno male entrambi, lui giù da un precipizio dritto nel Mar Baltico e Sam da solo senza rinforzi. No, per quanto si sforzi, non riesce a concepire John Walker in una veste diversa da un'action figure di Captain America ordinata da un catalogo online di dubbia reputazione e arrivata a casa con i colori del costume sbagliati.

Sam cerca di afferrarlo, un'esplosione dietro di lui lo fa scivolare e nonostante riesca ad afferrarlo, non si trovano in una situazione migliore, anzi. Scivolano, cadono assieme come una pietra, Sam si aggrappa al davanzale di una finestra sotto a quella dal quale si era si era affacciato, sobbarcandosi anche il suo peso con un verso di dolore. Bucky non ha il tempo di chiedersi per quale ragione non si lasci cadere, perché non voli, non sarebbe in fondo la prima volta che regge entrambi, che Sam inizia a fare forza per riuscire a farlo arrivare al davanzale, sollevandolo con la sola forza di un braccio. Una prova di forza impressionante, Bucky quasi non può crederci, riesce ad aggrapparsi allo stesso davanzale di Sam nello stesso momenti in cui, lo sente sospirare un flebile «Meno male.»

Quello che accade dopo, la mente di Bucky lo registra come un incubo. Sam perde la presa e cade come una pietra, senza un grido, senza volare; sparisce come ingoiato dal mare sotto di loro in un'onda di risacca che sbatte contro lo sperone di roccia dove il castello è stato costruito. Bucky non razionalizza davvero quanto appena ha visto, nemmeno quando si sente afferrare. Prima uno strattone al braccio, poi alla giubba, Walker si sporge quasi completamente dalla finestra per riuscire a portarlo dentro. Se lo tira addosso con un verso di fatica, cadendo sotto di lui, sbilanciato dal suo peso. Si tira a sedere e Bucky dopo un attimo fa lo stesso, guardandolo stralunato prima di girarsi verso la finestra.

«James dov'è Cap?» John gli posa una mano sulla spalla e lo scrolla leggermente «Ehi, amico!»

«EHI! EHI! JAMES, FERMO! BUCKY!» Walker lo afferra per i polsi, poi gli stringe un braccio attorno alle spalle, tirandolo contro di sè. Ha il volto pesto, un occhio quasi chiuso, Bucky l'ha aggredito a testa bassa con talmente tanta forza da fargli sputare due denti, eppure la presa in cui lo stringe non è affatto dolorosa. Lo sta...abbracciando. Bucky riprende fiato con la testa contro la sua spalla, la mano che duole e trama mentre lo ascolta mormorare un «Mi dispiace. Mi dispiace davvero. So come ti senti, credimi. Lo so.»

Una frase di circostanza da parte di chiunque, ma non da parte sua, Bucky ha visto come ha reagito alla morte di Lemar Hoskins, il dolore sincero che l'ha fatto impazzire. Può capire, anche se non davvero, per quello che tutti sanno, che tutti hanno visto, può sforzarsi. Bucky rimane contro di lui a riprendere fiato dalla bocca, seduto sulle sue gambe; è John a rispondere agli agenti della SWORD che arrivano per annunciare la fuga di Zemo. «Cap... È caduto in mare. Non credo che...» si sia salvato, qualcuno si limita a mormorare sgomento, qualcun altro piagnucola e si copre la bocca con una mano. Bucky riconosce Rhodey nella mano che gli preme sul capo in un gesto quasi paterno.

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