Un film sotto le coperte

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Mi siedo su una delle panchine di legno lì vicine. "Cosa dovevi chiedermi?" Anche Kaoru sembrava perso nei suoi pensieri, probabilmente in cerca delle parole adatte.

"Ieri, siccome non sei venuto, ti sei perso un sacco di cose. Non so nemmeno da dove iniziare. Ti devo spiegare tutto. Però, devi promettermi una cosa. Rimarremo amici anche dopo, va bene?" mi chiede, lasciando trasparire la sua preoccupazione riguardo la mia reazione e l'importanza per lui di queste fatidiche domande. Annuisco. 
Ogni parola, ogni lettera, ogni istante in cui continua a raccontare sembra eterno. Il vento, prima leggero e fugace, si è arrestato del tutto. La quiete del giardino ci circonda, creando una bolla intorno a noi. Solo le sue parole continuano a ravvivare questo luogo: così unico ma quasi sempre passato inosservato. 
"Io... credo di amarlo".
A quell'affermazione ho sentito un pugnale essere infilzato direttamente nel cuore. Lo dice con occhi sognanti e con quell'incertezza tipica di chi si è appena reso conto dei propri sentimenti. Un po' come quando anche io ho realizzato di essermi innamorato. Mi guarda in faccia, timoroso della mia reazione. Sento il cuore essere trascino a fondo dal dolore, dalla consapevolezza di non essere stato abbastanza; e mentre tenta di rimanere in superficie, la testa cerca con tutte le forze di non lascia trapelare nessun segno di dolore, ché altrimenti verrebbe interpretato come disgusto. Cerco di ammorbidire più che posso i muscoli della faccia, distendendo all'insù le labbra. Un sorriso falso che cerca di essere di conforto. Gli poggio una pacca sulla spalla, lasciando piccole carezze sulla schiena. Lui si è raggomitolato come un gatto, nascondendo l'imbarazzo e il rossore dietro le ciocche rosa e le braccia esili. Non ci sono parole, so che non servono: basta uno sguardo per intenderci. Non ha bisogno di preoccuparsi di queste cose con me; dopotutto, sono il suo migliore amico, o no?

***

Alla fine non credo mi sia rimasta molta voglia per uscire, specie dopo questa pausa pranzo.
In ogni caso, avrei dovuto comunque passare del tempo con mia madre, solo noi due; quale momento migliore se non questo? Sto già  preparando il nostro pomeriggio: vedremo qualche film, il genere ancora da specificare, e, nel frattempo, mangeremo qualche snack-schifezza. 
Il tempo sembra essersi rinfrescato dopo la pioggia della sera passata, perciò non sarà male passarlo con una coperta leggera che condivideremo. Sarà rilassante. Ho proprio bisogno di distendere i nervi e rilasciare la tensione nei muscoli dopo questa giornata durata fin troppo, ed ho come la sensazione che mia madre sarà d'accordo con me. Lavora sempre troppo.
Frettolosamente raccolgo ciò che mi serve dopo  la fine delle lezioni; sento il richiamo della mia piccola arrivare dal posto in cui l'ho parcheggiata quella mattina. Mi sembra di sentire già il  vento scompigliarmi i capelli.
"Nanjo, potresti chiudere la finestra? Entra troppo vento e fa corrente." Mi disse una voce mezza sconosciuta. Allora non ho le allucinazioni. 
Uscendo dalla classe, mentre con la coda dell'occhio scorgo Kaoru alle mie spalle, noto Akira passarmi davanti. Il nostro sguardo si incrocia ed un piccolo sorriso appare spontaneo sul mio volto. Lei arrossisce leggermente, mimando con le labbra "A stasera". Oh cazzo, è vero! Le avevo promesso che saremmo andati al luna park. Calma, calma. Sicuramente usciremo questa sera dopo cena, quindi non corro nessun pericolo di rovinare il pomeriggio con mia madre. "Certo" le risposi sempre mimando la parola. Continuo a camminare lungo il corridoio,  fino a raggiungere la porta che dava sul cortile.  Ah, dolce libertà. Con un gesto della mano saluto il mio gruppo di amici, giocherellando con le chiavi della moto con l'altra.
Non appeno mi poggio sul posto per due, la familiare pelle finta nera con il suo forte profumo di cannella si infila prepotente nelle mie narici, facendomi scorrere alla massima potenza tipica adrenalina che precede l'accensione del motore. Inserisco le chiavi, allaccio bene il casco, sistemo bene i piedi sui pedali e sfreccio via, verso casa.

Non appena entro noto che uno strano silenzio riempie la casa. Solitamente, quando mia madre torna dal lavoro, si sentono sempre i suoi passi calmi e pesanti, mentre si trascina da una stanza all'altra per quella sua mania dell'ordine. Ogni giorno esce alle sette la mattina e torna alle cinque il pomeriggio, dopodiché, come se la pace e il relax non fossero tra le opzioni preimpostate, decide di iniziare a svolgere lavoretti in casa o fare servizi. Una volta, non appena era ritornata con un po' di ritardo per dopo fatto degli extra, l'ho trovata sotto il lavandino della cucina che sistemava qualche tubatura o non so cosa. E' una vera e propria forza della natura. 
Però ormai sono le cinque e mezza, dovrebbe essere qui già da un po'. Possibile che sia ancora a scuola? Eppure sarebbe dovuto essere il nostro pomeriggio, quello col film, gli snack e la copertina. 
Nel frattempo credo sarebbe meglio vedere cosa posso combinare. Lascio le chiavi nel porta oggetti alla destra della porta, lancio il mio zaino per terra e controllo che sia tutto apposto nella mia stanza; poi scendo ed entro in cucina, vedendo l'ordine regnare sovrano. Apro gli scaffali, faccio una lista mentale di tutto quello che abbiamo e inizio a cercare nei meandri della mia memoria varie ricette.
Mh? Cos'è stato? Mi sembra di aver sentito un rumore provenire dal soggiorno. Ritorno col viso agli ingredienti. Forse sarebbe meglio andare a comprare soltanto dei popcorn. 
Un momento dopo cambia tutto: una voce grida qualcosa che non riesco a comprendere e sento delle mani poggiarsi sulle mie spalle. Credo che il mio cuore sia saltato fuori, si sia fatto una corsa e sia ritornato tutto affannato. "Molto maturo da parte tuo,  mamma"
Appena smette di ridere, riprende fiato ed inizia a parlare con un sorriso a fior di labbra. "Senti, avevo visto il tuo muso lungo stamattina. Sai, non sei bravo a nascondere le tue emozioni come credi. Ho solo pensato che un piccolo scherzetto ti avrebbe risollevato il morale. Tentativo riuscito?"
Le sorrido. E' sempre stata brava a comprendermi e a rassicurarmi. Anche se il fatto che capisca sempre se io stia dicendo la verità o meno non va molto a mio favore, ma c'è sempre l'altro lato della medaglia. Le chiedo se preferisca mangiare snack salati o qualcosa preparato da me, ma che con tutte le probabilità sarebbe dolce.
"Tu hai mai mangiato qualcosa di dolce mentre vedevi un film? Perché io no e non ho intenzione di iniziare adesso." Dice sicura di sé. 
"Va bene, adesso vado a prendere qualcosa dal konbini. Vuoi qualcosa in particolare?"
Ci pensa un po' su. "No, nulla. Scegli tu". 
Alla fine ho preso delle patatine al wasabi, patatine al gusto teriyaki, cracker al riso salato e qualche snack al mais, oltre che due bibite gasate.
Passiamo il pomeriggio tranquillamente, se non fosse che per dieci minuti abbiamo litigato anche sul film da vedere. Per il resto è stato rilassante: mi ha distratto da tutti gli altri pensieri, in particolar modo le preoccupazioni, e sono riuscito a godermi i momenti che abbiamo passato insieme. Era da troppo tempo che non passavamo momenti del genere; devo ammettere che mi sono mancati più di quanto pensassi.
Credo sia servito anche a lei per staccare un po' dal lavoro. E' sempre sotto stress e spesso non ha tempo da dedicare nemmeno a sé stessa. Nonostante io le sia grato per tutto il suo lavoro e perché ci mantiene economicamente, a volte vorrei avere qualcosa in meno e qualche minuto in più da passare con lei.
Senza che se ne accorgesse, si è addormentata sulla mia spalla. Non so se svegliarla per potarla a letto, così che possa riposare meglio, oppure rimanere qui, sul divano, sotto le coperte, a dormire insieme a lei. La seconda suona decisamente meglio. Spengo la tv, metto il telecomando sul tavolino e mi accoccolo vicino a lei, beandomi del calore che emana.
Avevamo veramente bisogno di riposo. 

***

Mi sveglio sentendo il  campanello suonare. Apro gli occhi lentamente, cercando prima di mettere a fuoco e ricordare cos'è successo. Per quanto ho dormito? Controllo il telefono, per poi vedere che ho dormito per due ore consecutive. 
Sento di nuovo il campanello suonare fastidiosamente, dunque mi alzo dal divano e vado ad aprire la porta cercando di fare il meno rumore possibile, non volendo svegliare mia madre. Tiro la maniglia, vedendo una signora che mi osserva attentamente con uno sguardo ben poco amorevole, ma che appena scorge la mia figura trasforma in finta e molto forzata cortesia. Sembra nervosa e arrabbiata. 
Dopo aver fatto mente locale, mi ricordo che è la madre di Kaoru, Ayaka. Ho sempre trovato divertente il modo in cui i nomi delle nostre madri siano così opposti: Chika, il nome di mia madre, significa fiori frantumati; Ayaka, invece, significa fiori colorati.
Ayaka, nonostante il significato così bello del suo nome, non è mai stata troppo dolce con Kaoru; in questi ultimi anni è diventata ancora più severa. Quando eravamo bambini facevamo quasi sempre quello che volevamo. Da quando siamo degli adolescenti, tuttavia, Kaoru mi dice che è sempre più dura su tutto: scuola, uscite, skateboard. Spesso si è ritrovato in punizione perché usciva di nascosto, la maggior parte delle volte con me. 

Dato il modo in cui fa muovere nervosamente la gamba deduco che Kaoru abbia combinato una delle sue. "Ayaka? C'è qualcosa che non va? Come mai sei qui?"
Cerca dietro di me con lo sguardo qualcosa, facendolo girare velocemente da destra a sinistra. "Dov'è? So che è con te, nonostante gli abbia detto che non poteva uscire. Ugh, ma perché deve sempre disobbedirmi?"
Ecco, lo sapevo. Mi scappa un piccolo sbadiglio mentre scuoto la testa. Sempre il solito combina guai. "Ti riferisci a Kaoru?" Le chiedo retoricamente.
"Sì, Kojiro caro. Perché non poteva semplicemente essere come te? Caro ti ho svegliato per caso?"
"Eh? No, non ti preoccupare. Stavo solo riposando con mia madre sul divano. Ci siamo addormentati mentre vedevamo un film" ridacchio. Mi è quasi sembrato di vederla intristita per un momento. Forse non avrei dovuto dirlo.
"Vedi, avevo detto che oggi non sarebbe potuto uscire, però quando sono ritornata in camera per dirgli che avevo cambiato idea, non l'ho trovato. L'ho cercato per tutta la casa, ma non era da nessuna parte. Di solito, quando scappa senza lasciare nessuno messaggio, esce con te ed andate in skate insieme. Mi sarebbe andato anche bene, ma dalla tua faccia deduco che non sia con te e non ti abbia detto dov'è andato" Spiega adesso più nervosa che preoccupata.
Io, nel frattempo, mi faccio un'idea di dove sia scappato. "No, mi dispiace Ayaka. Però credo di sapere dove sia andato e con chi sia. Se vuoi potrei controllare che sia dove penso."
Mi prende la mani in un gesto che sarebbe dovuto essere di ringraziamento, mostrando finalmente uno sguardo davvero grato. "Grazie mille, sei davvero un angelo Kojiro. Dove andiamo?"
Il plurale? "Ecco, Ayaka... Non so come dirtelo..."
Mi lascia le mani e ritorna allo sguardo di finta cortesia, mascherando appena una freddezza che le aveva appena invaso il corpo. "Oh, certo, capisco perfettamente. Dubito che voglia vedermi in questo momento."
Annuisco appena. Prima di andare, le chiedo soltanto una cosa: "Ayaka, ti prego, non arrabbiarti con lui. Dentro, se vuoi entrare, puoi parlare con mia madre, credo si sia già svegliata ormai." Le propongo, dando un'occhiata a mia madre che, appena alzata, iniziava a sistemare le cose che avevamo sgranocchiato qualche ora prima.
Credo proprio che avranno molto di cui discutere, conoscendo mia madre.

La promessa del ventidue aprile - matchablossomDove le storie prendono vita. Scoprilo ora