Capitolo 2

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La receptionist non batte' ciglio alla mia richiesta. Rimase in silenzio per qualche secondo e poi:
"È sicura della sua richiesta? "
Non avevo dubbi in merito.
"Si".
Adesso rimaneva da capire in base a cosa avrebbero o meno accettato la mia richiesta.
La signora dietro al bancone  smanetto' per qualche secondo sulla tastiera del computer. Dopo  di che: "La sua richiesta è stata accettata. Porti questo alla stanza C13. Gli ascensori sono in fondo al corridoio a destra".
Rimasi basita per qualche secondo. In base  a cosa mi avevano accettata?
Presi il foglio che la donna mi porse. Era ricoperto per la prima metà da una serie di codici, cifre e calcoli. La seconda metà sembrava darmi le istruzioni per raggiungere la fantomatica stanza C13.
Salutai la signora. Mi stavo per dirigere verso il suddetto corridoio quando le parole che mi rivolse mi bloccarono: " È un peccato. Un vero peccato".
La guardai con un'espressione che doveva  essere abbastanza incuriosita e confusa da farla continuare: "Non ci sono quasi più anime così generose. È un vero peccato che debbano andare vendute così. .. Benché  sia solo grazie a voi anime generose che noi, qui, traiamo i maggiori guadagni".
La guardai per qualche istante dopodiché  mi diressi lungo il corridoio e seguii le indicazioni sul foglio.
Percorsi un corridoio lunghissimo. I colori erano gli stessi ma non c'erano quadri alle pareti ma solo diverse porte tutte laccate di un rosso scuro quasi cremisi. Su ognuna era presente un codice identificativo, come quello sul mio foglio: A1, A2 ...
Non incontrai nessuno lungo i metri che mi separarono dagli ascensori.
Salii al terzo piano, come da istruzioni, e ancora non c'era anima viva...
Finalmente, seguendo il numero delle porte (C1, C2 ...), trovai persone in attesa di fronte ad esse. Nessuno parlava. Nessuno mi guardava. O, almeno, così fu finché non iniziai a superare la porta C7. Le persone in attesa erano sempre meno e mi osservavano spaventate vedendomi andare oltre la loro porta.
Svoltai per l'ennesimo corridoio. A differenza degli altri c'era solo una porta, la mia.
Davanti alla porta C13 non c'era nessuno eccetto che per un giovane. Avrà avuto qualche anno in più di me. Appoggiato al muro  di fronte la porta, la osservava in maniera quasi truce.
Concentrato com'era sulla porta non mi vide subito,  nonostante non mi fossi fermata troppo lontano da lui.
Ma quando mi vide sembrò diventare ancora più corruciato, a tratti quasi schifato... come se io avessi meno diritto di stare lì come lui, come se sapesse già che il mio motivo per  stare lì  fosse meno importante del suo.
Il suo sguardo vago' nel mio per pochi secondi dopo di ché rivolse di nuovo gli occhi alla porta.
Pochi minuti dopo la suddetta porta si aprì. Un uomo alto, di carnagione scura, vestito come gli uomini della security giù all'ingresso, uscì.
Con un sorriso cordiale sul volto ci squadro' entrambi da capo a piedi. Poi si volse verso il ragazzo e gli fece segno di entrare: "Prego".
Il ragazzo lo squadro' a sua volta poi lo seguì  all'interno.
La porta si chiuse alle loro spalle.

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